Varie, 22 dicembre 2007
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GREGORI Mina Cremona 7 marzo 1924. Storico dell’arte • «Mina Gregori è per gli storici dell’arte la signora Caravaggio
GREGORI Mina Cremona 7 marzo 1924. Storico dell’arte • «Mina Gregori è per gli storici dell’arte la signora Caravaggio. Con il bell’’angelo» Merisi ha costituito una coppia di fatto sin da quando aveva una trentina d’anni, ed è rimasta fedele a lui e agli amici pittori dei Sei e Settecento (tra i quali anche il Furini) per tutta la vita. Questo non vuol dire, però, che non abbia ricevuto altre proposte ”matrimoniali”. Eh sì, la vestale di Roberto Longhi fu artisticamente ”abbordata” niente di meno che da Federico Zeri. ”’Vuoi sposarmi?’, mi chiese Zeri alla fine degli anni Cinquanta. Era un’idea – racconta la stessa Mina Gregori – che, seppi da amici, lui coltivava da anni”. Si fidanzarono e quando lui andava a Firenze i due critici amavano cenare in un ristorante di campagna verso Bagno a Ripoli. Le incomprensioni che portarono alla rottura incominciarono con i primi viaggi di lui in America. Negli anni Ottanta la riconciliazione. Lei, del resto, coltivava altre idee che il matrimonio: rimanere signorina per diventare signora dell’attribuzionismo. Era un’idea che gli frullava in testa sin da quando lasciò la sua Cremona per andare a Firenze a studiare storia dell’arte. Il padre, un ingegnere che aveva costruito la prima centrale del Latte della città, le aveva trasmesso la passione per il bello attraverso continui viaggi in Europa durante il fascismo. E così, dopo la laurea, prese a studiare Caravaggio sotto la guida di Roberto Longhi, ”persona severa e non facile, con lui niente domeniche” (Gregori). La sua prima attribuzione fu il ”Ritratto di un cavaliere di Malta” (ora a Palazzo Pitti) seguito dal ”Martirio di Sant’Orsola”. Tra approvazioni (di Testori sul ”Corriere della Sera”, ad esempio) e amicizie di influenti conoscitori, come il decano Denis Mahon, la Gregori proseguì da allora la sua straordinaria carriera di storica d’arte ottenendo una cattedra a Firenze, la direzione della rivista Paragone Arte e poi della Fondazione Longhi. Racconta Philippe Daverio: ” una grande attribuzionista, nota all’estero, ma vive con semplicità con la nipote a Firenze, dividendosi tra casa sua, la Fondazione Longhi e la nativa Cremona. Ha una casa seria, borghese, da tè con i pasticcini. Niente di eversivo, parecchi quadri, ma non di artisti troppo famosi, semmai quelli di artisti che ama e sostiene”. Polemiche poche, una con i francesi. Nel ”95 il critico di Le Monde, Philippe Dagen, l’attaccò accusando il suo Preliminari a una nuova lettura di Caravaggio di essere ”l’ennesima biografia che non aggiunge nulla di nuovo”. Risposta della Gregori: ”I francesi dovrebbero guardare un po’ a casa loro”. La sua famiglia erano i suoi allievi, almeno sino al ”96, quando lasciò la cattedra per raggiunti limiti di età. Già allora era relatrice di tesi su Furini e sui ”minori” come il Volterrano, il Cigoli, il Foggini... Qualcuno raccolse firme per non cancellare la sua cattedra. Non scese mai in polemiche politiche. Tuttavia, in occasione della mostra sui Campi accusò il ”moderno consumismo di far dimenticare il grande patrimonio culturale”. Divisa tra Cremona e Firenze, continua ad alternare nelle due città anche le mostre che cura [...]» (Pierluigi Panza, ”Corriere della Sera” 22/12/2007).