Mike Bongiorno, con Nicolò Bongiorno, La versione di Mike, Mondadori, 2007, 383 pagine, 18,50 euro., 21 dicembre 2007
Nomi. "Mi chiamo Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, senza la ”u”. Michael, in ricordo del nonno Michelangelo; Nicholas, in omaggio allo zio generale Nicolò Oneto di San Lorenzo, e Salvatore… è per me un mistero"
Nomi. "Mi chiamo Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, senza la ”u”. Michael, in ricordo del nonno Michelangelo; Nicholas, in omaggio allo zio generale Nicolò Oneto di San Lorenzo, e Salvatore… è per me un mistero". Origini. Di origini siciliane, durante il festival di Sanremo del 2007 dichiara che i suoi antenati erano nativi di Mezzojuso. Apriti cielo, gli abitanti (circa mille) del comune di Campofelice di Fitàlia (a sette chilometri da Mezzojuso), diramano un comunicato stampa: "Campofelice di Fitàlia ripudia Mike Bongiorno come figlio di questa terra di cui ha mostrato di non essere né interessato né fiero. Oggi qui non è più persona gradita. Il signor Bongiorno alla grande platea televisiva del Festival di Sanremo ha praticamente rinnegato le sue origini, molto consapevolmente e per ragioni che rimagono misteriose ed equivoche". A quel punto Mike approfondisce le ricerche sul suo albero genealogico, e scopre che, sì, i suoi antenati sono originari di Campofelice, ma a quel tempo, nell’Ottocento, si trattava di una frazione di Mezzojuso. Scopatore. La questione del suo albero genealogico lo appassiona sempre di più, e continuando le sue ricerche Mike risale a Leandro Bongiorno, impiegato presso la corte di re Manfredi il Normanno, con la carica di ”Gran Scopatore di corte”, cioè responsabile dell’andamento di tutto il palazzo di re Manfredi ("il capo del personale addetto alle pulizie"). Parenti. Parente dell’avvocato Giulia Bongiorno, anche lei discendente del di lui bisnonno Filippo, calzolaio di professione, e rappresentante della borgata Campofelice al Consiglio Comunale di Mezzojuso. Emigranti. Fu il nonno paterno Michelangelo a emigrare, primo della famiglia, in America, nel 1892, dove fece i soldi, da calzolaio che era, importando beni dalla Sicilia, e poi come immobiliarista. Il di lui figlio Filippo, per tutti ”Philip”, studia alla Princeton University, e si specializza come avvocato alla Columbia University di New York. Volontario nell’aviazione americana, stante la sua conoscenza della lingua italiana, durante la Prima guerra mondiale è inviato a Torino per sovrintendere agli acquisti di motori e aerei italiani (prodotti da Caproni e Fiat). Proprio in occasione di un incontro di lavoro conosce Enrica Carello (il padre aveva ereditato la fabbrica di fanali Carello, che riforniva di fari le grandi case automobilistiche europee, tra cui la Fiat). Torino. "Mia mamma Enrica era una donna bellissima. Essendo rimasta orfana molto giovane, fu allevata dalla sorella maggiore Giuseppina, che divenne moglie del generale Nicolò Oneto di San Lorenzo. Quello zio che mi ha allevato in casa sua come un figlio per una dozzina d’anni dopo la separazione dei miei genitori, e che aveva ispirato il mio secondo nome di battesimo Nicholas". I due si sposano nel 1919 a Torino, e finita la guerra si trasferiscono a New York, dove lui apre uno studio legale (nel distretto finanziario, vicino a Wall Street), e mettono su casa a 65 W 12th Street, prestigioso quartiere residenziale. Qui nasce Mike, il 26 maggio 1924. Ricordi. Tra i ricordi più vividi della sua infanzia un coniglietto con carillon (da cui non si separava mai, nemmeno per dormire), e la balia ("si chiamava Lucy, ed era nera"). Tutte le estati vacanza a Torino, viaggio sempre di prima classe, a bordo del Conte Biancamano, una nave di linea italiana. Giovedì. Il 24 ottobre 1929 è un giovedì nero anche per la famiglia Bongiorno. Avendo perso milioni di dollari, Philip Bongiorno chiede alla moglie di rientrare a Torino a vivere con la sorella. Madre e figlio si imbarcano la primavera seguente. Solo nel 1934 il padre chiede alla moglie di ritornare a vivere a New York, ma lei, forse sospettando che nel frattempo lui abbia avuto altre donne, si rifiuta, e poco dopo i due divorziano ("Non tornarono mai più insieme. Fu una decisione che influì sul resto della mia vita"). Miopia. I rapporti col padre si interrompono completamente. Madre e figlio vivono degli aiuti di Nicolò Oneto, generale di divisione, e di un fratello, che, senza riceverli in casa, ogni mese gli fa sporgere dalla porta una busta con cento lire dal suo cameriere. Mike si iscrive al ginnasio Alfieri, ma non ha bei ricordi di quel periodo. "Perché ero un ragazzo timido, un fatto dovuto soprattutto ala mia miopia. I miei compagni in quella scuola mi consideravano lo sciocco di turno, ed ero sempre sottoposto a scherzi di vario genere. Io stesso mi accollavo la responsabilità degli episodi di insubordinazione in classe, motivo per il quale venivo sempre punito dalla direzione". Per mettersi in mostra partecipa alle gare di atletica e di sci organizzate dai gruppi rionali fascisti (nel salto in alto raggiunge un metro e sessantacinque di altezza, diventando campione regionale). Galoppino. Proprio in occasione della sua gara migliore di salto in alto gli si avvicina il caporedattore delle pagine sportive della ”Stampa” offrendogli di fare il galoppino per il giornale (si trattava di andare a seguire gli allenamenti settimanali di Juventus e Torino, gli arrivi delle corse ciclistiche locali e le regate sul Po). Incontri. "Inconsapevolmente, Luigi Cavallero aveva dato il via alla mia carriera di giornalista e di uomo del palcoscenico. Lui e altre due persone rappresentano gli incontri più importanti della mia vita. Gli altri due in questione sono: Vittorio Veltroni padre di Walter Veltroni, che mi convinse a rimanere in Italia quando venni a fare una serie di documentari per la radio italiana di New York e a intraprendere, anche se eravamo nel periodo sperimentale, la mia carriera televisiva. E Silvio Berlusconi, al quale devo, dopo l’instabilità economica, il mio benessere". Impostazione. Nella redazione della ”Stampa” è incaricato, tra l’altro, di fare il corrispondente dei quotidiani affiliati, e di dettare gli articoli di fondo. "Fu qui che inconsciamente imparai a impostare la voce e a parlare con chiarezza". Firma i primi articoli col nome di Mickey Bongiorno. Resistenza. Nel 1943 fa appena in tempo a prendere la licenza liceale, quando, per non rischiare di finire in un campo di prigionia tedesco (in quanto cittadino americano), cerca prima rifugio in montagna tra i partigiani, e poi collabora portando i messaggi a Torino e a Milano, munito di carta d’identità falsa. In uno di questi viaggi, in cui è accompagnato dalla madre, è catturato dai tedeschi, e stanno per fucilarlo quando si accorgono che è americano, e potrebbe essere utile per uno scambio di prigionieri. Il 23 aprile del 1944 viene rinchiuso a San Vittore (dove ritrova anche la madre). "Fu così che imparai a fare lo ”scopino”, i lavapiatti, il lavandaio, il panettiere e il materassaio. La cosa più ributtante era fare lo scopino, titolo che veniva dato a chi era incaricato a entrare nelle singole celle dei raggi, prelevare il famoso ”boiolo” e andarlo a vuotare nel gabinetto". Il 26 settembre 1944 viene tradotto nel campo di concentramento di Bolzano, e poi, di seguito, nel campo di rieducazione al lavoro di Reichenau e nel campo di prigionia di Spittal, in Carinzia. Qui, nel gennaio 1945, la liberazione, in esecuzione di uno scambio di prigionieri, e un altro viaggio, destinazione l’America. America. Viene consegnato agli Alleati al confine con la Francia (riceve soldi in prestito dal governo americano che riuscirà a restituire nel 1955). Si imbarca a Marsiglia, e il 21 febbraio 1945 arriva a New York. La felicità di incontrare suo padre (lo viene a prendere in Cadillac), è infranta quando scopre che lo sta accompagnando in albergo, perché nel frattempo si è sposato con una donna anche lei divorziata e con un figlio. Comunque il giorno dopo Mike si trasferisce a casa del padre, dove viene sistemato nella stanza del figlio di lei, che invece è in un college del Connecticut. Sissy. La convivenza diventa presto insopportabile. La moglie del padre è gelosissima di lui, il padre non fa che ripetergli che è una femminuccia (un "sissy"), abituato alla vita comoda all’italiana. Di mantenerlo agli studi, come lo supplica Mike, non se ne parla. Anzi, gli trova lavoro in un’agenzia pubblicitaria, dove è addetto alla scrittura di testi per pubblicizzare prodotti tipici italiani, e dal primo giorno di lavoro si trasferisce, su richiesta del padre, in una stanza a Brooklyn. Dopo pochi mesi inizia un secondo lavoro presso la stazione radio WHOM come log keeper (in pratica deve controllare gli orari dei palinsesti). "Questo mestiere (che mi obbligava a stare ben sei ore davanti all’altoparlante della radio) mi aveva insegnato la professione del presentatore. Per più di un anno avevo seguito con incredibile attenzione tutto quello che veniva detto e avevo imparato a memoria il funzionamento di tutti i programmi che andavano in onda". Occasioni. Un giorno un presentatore si assenta all’ultimo momento e Mike lo sostituisce. Arrivano decine di telefonate di gradimento in redazione, soprattutto dalle spettatrici (per lo più le cosiddette ”spose di guerra”, donne che avevano lasciato l’Italia al seguito dei militari americani). Mike accetta l’offerta di condurre un programma di canzoni, nel corso del quale pubblicizza personalmente di tutto (anche una parrocchia di Brooklyn: "Non mancate alla messa di domani, alle ore 11, la chiesa è dotata di aria condizionata, e gli inginocchiatoi sono imbottiti bene, in modo che non vi farete male alle ginocchia"). Quiz. Ispirandosi a un programma televisivo gli viene in mente di fare anche lui un quiz alla radio, sponsorizzato da un pastificio, il Ronzoni. Lo slogan (inventato da lui): "I maccheroni Ronzoni, sono buoooooni!". Mercury. Diventato capo degli annunciatori alla WHOM, e special events officer, ”responsabile degli onori di casa in occasione degli eventi speciali” alla Voce dell’America, Mike arrotonda lo stipendio con le corrispondenze con alcuni giornali italiani, tra cui ”Tuttosport” (tanto da permettersi, come prima auto, una Mercury). Veltroni. Un bel giorno lo chiama al telefono Vittorio Veltroni, capo del giornale radio e dei radiocronisti della RAI, offrendogli di diventare corrispondente ufficiale dagli Stati Uniti per la RAI, in particolare in vista di un nuovo programma intitolato Voci dal mondo. Dal 1948 al 1952 Mike fa più di trecento corrispondenze, intervistando centinaia di persone (tra cui il presidente Eisenhower). Veltroni lo apprezza per la sua capacità di sintesi. "Lui non sapeva che in America avevamo già i registratori a nastro, perché in Italia in quel periodo si registrava ancora sui dischi. Allora io che cosa facevo? Registravo, poi tagliavo, mettevo insieme e mandavo una cosa di sette, otto minuti, che era perfetta". Rosalia. Tra le ospiti del suo programma alla WHOM, Rosalia Maresca, giovane cantante lirica. Lei e Mike si piacciono subito e si sposano in quattro e quattr’otto, ma subito si accorgono di non essere fatti l’uno per l’altra, si buttano a capofitto nel lavoro e nel giro di due anni, non avendo avuto figli, ottengono l’annullamento del matrimonio. Italia. Nel 1953 la WOV, la stazione radio diretta concorrente della WHOM, chiede a Mike di andare come corrispondente in Italia per registrare dei documentari sulla ricostruzione del Paese (titolo della trasmissione Il vostro Paese). Si prepara subito per partire. Il padre, che nel frattempo si è separato dalla seconda moglie, gli regala la propria Oldsmobile decappottabile, che Mike spedisce via nave in Italia. Delusioni. Prima di tutto, in Italia, va a trovare la mamma, ma lo aspetta la delusione di non trovare più niente di quello che aveva lasciato ("soprattutto i libri scolastici"). "Mi sembrava di non appartenere più a nessun luogo in particolare. Il mio essere diviso tra due Paesi, la discendenza di mio padre con gli emigranti di sangue siciliano, il mio essere cresciuto ed essermi formato con le tradizioni piemontesi, l’aver passato anni di solitudine con una mamma e poi con un papà che non si parlavano ed erano su due sponde diverse dell’Atlantico, erano tutte cose che avevano contribuito a farmi crescere senza un preciso senso di appartenenza a un luogo. Mi resi conto che non avevo vere e proprie radici, appartenevo a tutti e a nessuno di questi luoghi". Televisione. Prima di cominciare i suoi viaggi per le puntate de Il vostro Paese, a bordo della sua Oldsmobile, Mike va a Milano a incontrare Vittorio Veltroni, che gli propone di esordire in televisione, tenendo una rubrica settimanale dal titolo Arrivi e partenze, dove intervisterà personaggi famosi in partenza o in arrivo a Roma. Più che emozionato dall’idea di andare in tv, Mike accetta entusiasmato dalla fiducia e dall’incoraggiamento di Veltroni ("il secondo uomo importante della mia vita"). Diretta. Tra il novembre e il dicembre 1953 Mike debutta in televisione. La trasmissione è in diretta, e mentre va in onda gli inviati girano per Roma cercando ospiti a sorpresa da portare in studio da intervistare. Capita che Mike non abbia la minima idea di chi siano, come quella volta che gli portano Giuseppe Ungaretti. Mike prende tempo chiedendogli (proprio così), se, tra le altre cose, scriva. Lucky. Tra fine ”53 e inizio ”54 inizia la realizzazione dei documentari per la WOV. Lo sponsor, una ditta di maccheroni (per avere diritto a registrare un messaggio da far ascoltare ai propri parenti bisogna inviare presso la redazione della radio un paio di coupon tratti dalle scatole della pasta). Tra un viaggio e l’altro gli capita di conoscere Lucky Luciano in persona. Trovandosi in un paesino vicino a Palermo, è stato avvicinato da un tizio, che gli ha dato appuntamento al Grand Hotel delle Palme, perché una "persona importante" lo vuole incontrare. Così gli parla Lucky: "Accomodati, Mike. Mi hanno detto che sei un bravo ragazzo e che stai facendo una cosa molto bella. Devi stare molto attento perché quando viaggi potresti incontrare anche gente pericolosa, ma non preoccuparti perché se hai bisogno noi ti aiuteremo". Protagonisti. All’inizio della primavera del ”54, quasi al termine della realizzazione dei documentari per la WOV, Mike va da Veltroni per salutarlo e ringraziarlo prima di ripartire per l’America. Anche questa volta Veltroni lo convince: "Non puoi tornare in America adesso, e lasciare tutto quello che hai costruito qua in questi pochi mesi. Devi sapere che noi stiamo già facendo i primi controlli sui pareri e sulle preferenze degli italiani in rapporto alla televisione. Le statistiche ci dicono che tutti sono rimasti colpiti dal tuo aspetto di bravo ragazzo, con le tue giacche lunghe all’americana e le tue cravatte colorate che gridano vendetta! Stanno già nascendo molti protagonisti televisivi come te ma tu sei in una posizione di privilegio perché sei quello che sta entrando nel cuore degli italiani. Tu devi rimanere in Italia!". Saponette. Veltroni ha in mente un programma di varietà per lui, ma intanto gli presenta Palmieri, direttore del secondo programma della radio, e Mike, messa da parte l’America, gli propone per il secondo programma della radio una trasmissione sulla falsariga di Stop the Music, che in America spopolava. Il 20 aprile ”54 parte Il motivo in maschera, orchestra diretta da Lelio Luttazzi. Meccanismo del gioco, i concorrenti, sorteggiati dall’elenco telefonico degli abbonati, devono indovinare una canzone eseguita alterando il motivo originale. Sponsor principale l’Oréal. "… Primo in Italia… cominciai a elogiare il prodotto dell’Oréal improvvisando e usando frasi spiritose. Uno dei prodotti era una famosa saponetta… per invogliare all’acquisto pensammo di dire che per ogni due saponette acquistate avremmo regalato la mia fotografia. In poche settimane le mie fotografie si esaurirono, ma non fu così per le saponette. Molte ragazze pagavano, prendevano la fotografia e lasciavano lì la saponetta". Le vendite s’impennano a tal punto che l’Oréal apre un’altra ala del suo stabilimento a Settimo Torinese. La trasmissione va in onda fino all’estate ”56. Film. Motivo in maschera è anche il titolo di un film di Sterno Canzio (1955), che Mike interpreta con Lelio Luttazzi e Peppino de Filippo ("Non ebbe successo e passò in sordina"). Nello stesso anno interpreta la parte di uno steward di una linea aerea in Ragazze d’oggi, di Luigi Zampa, con Marisa Allasio, Paolo Stoppa e Paola Quattrini. "Mi furono poi proposti negli anni seguenti molti altri film, ma si trattava di piccole parti. Ai produttori serviva solo il mio nome perché faceva presa sul pubblico". L’unico film che ricorda volentieri è Il prezzo della gloria, girato nella base navale di Taranto (1955, regia di Antonio Musu), in cui interpreta un giovane ufficiale unico sopravvissuto all’esplosione della nave dopo una battaglia. Il più famoso è Totò lascia o raddoppia (1956, regia di Camillo Mastrocinque), in cui Totò interpreta la parte del concorrente. Nello stesso periodo posa per alcuni fotoromanzi, per un compenso di gran lunga superiore. Fortunatissimo. Verso la fine del ”54 conduce il secondo programma televisivo alla RAI, Fortunatissimo - Questo sì questo no, che va in onda dal teatro della Triennale di Milano. Nel corso delle puntate riceve cinquemila lettere con proposte di matrimonio alla settimana. Una in particolare: "Se accetti, durante la trasmissione alza il braccio!" (lui se ne guarda bene, e alla fine della puntata gli chiedono perché è stato così impalato). Italoamericano. Il successo di Arrivi e partenze e di Fortunatissimo, gli valgono la proposta di presentare Sanremo per l’edizione del 1955. Ma quando sta preparando la valigia per partire arriva il contrordine ("non voglio far nomi"). Motivazione, il festival della canzone italiana spetta a un presentatore italiano, non ad un italoamericano. Dizione. Arrivano le prime critiche, il suo modo di esprimersi è imperfetto e alla RAI gli propongono di prendere almeno lezioni di dizione per attenuare il suo accento americano (interviene Veltroni in sua difesa dicendo che non avevano capito niente). Lascia o raddoppia? Verso l’inizio dell’autunno del ”55 Mike propone a Sergio Pugliese, direttore della programmazione RAI, una trasmissione sulla falsa riga di The $64.000 Question, ”La domanda da 64 mila dollari”, che negli States fa più di cinquanta milioni di spettatori, e visto che lui non ne vuole sapere, Mike lo convince ad andare negli Stati Uniti a vederla coi suoi occhi. Al suo ritorno Pugliese gli dà ragione: nasce Lascia o raddoppia? Il 19 novembre 1955, da un teatro attrezzato alla fiera di Milano, Mike spiega al pubblico televisivo il meccanismo del gioco e annuncia che il 26 novembre andrà in onda la prima puntata ufficiale. Dei giornalisti invitati non si è presentato nessuno, ma visto l’interesse del pubblico, tutti i giornali chiedono di essere invitati alla prima puntata. Il successo è tale che, nel febbraio del ”56, su protesta dei gestori dei teatri e dei cinema, la RAI sposta la messa in onda dal sabato al giovedì, ma non bastando questa misura, si comincia a proiettare Lascia o raddoppia? prima del film o dello spettacolo teatrale (la stessa cosa succedeva nelle sedute notturne del Senato e della Camera). Mike e gli altri protagonisti della trasmissione, insieme a un gruppo di vincitori e vinti, sono ricevuti da papa Pio XII (il 14 ottobre 1956). La trasmissione va in onda fino al 1959. Gesti. "Io allora ero molto miope e odiavo gli occhiali. Pur di non metterli mi facevo scrivere le domande a caratteri cubitali. Nessuno sapeva questo segreto finché un giornalista dall’occhio molto lungo se ne accorse e pubblicò la notizia. Fu così che ricominciai a mettere gli occhiali quando leggevo, e a toglierli quando guardavo in faccia il concorrente. Il togli - e - metti gli occhiali. Un gesto che divenne una mia caratteristica, ripreso da tutti i miei imitatori" (da qualche anno, essendosi operato agli occhi, Mike non ha più bisogno degli occhiali). Everyman. "La TV presenta come ideale l’uomo assolutamente medio. (…) non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il superman, ma l’everyman (…). Il caso più vistoso di riduzione del superman a everyman lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna" (Umberto Eco, Fenomenologia di Mike Bongiorno, 1961). Basic italian. "Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a rendere invisibile la dimensione sintassi" (Fenomenologia di Mike Bongiorno). Gaffes. "Mike Bongiorno porta i clichés alle estreme conseguenze. Una ragazza educata dalle suore è virtuosa, una ragazza con le calze colorate e la coda di cavallo è ”bruciata’. Chiede alla prima se lei, che è una ragazza così per bene, desidererebbe diventare come l’altra; fattogli notare che la contrapposizione è offensiva, consola la seconda ragazza mettendo in risalto la sua superiorità fisica e umiliando l’educanda. In questo vertiginoso gioco di gaffes non tenta neppure di usare perifrasi (…). In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; (…) la gaffe (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei critici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza (…)" (Fenomenologia di Mike Bongiorno). Umorismo. "Mike Bongiorno è privo di senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà" (Fenomenologia di Mike Bongiorno). Vivisezione. "Nel 1961 non mi fece certo piacere essere sottoposto a vivisezione da tutti gli intellettuali d’Italia, che si divertirono ad approfondire il discorso lanciato dalla Fenomenologia. Ma per il giovane Eco fu anche una specie di boomerang, perché le sue critiche suscitarono nelle grandi masse (che lui indirettamente attaccava) un’ondata di difesa e di affetto nei miei confronti, e per lui, grande autore di bestseller internazionali, divenne una palla di piombo al piede il dover continuamente rispondere ai giornalisti italiani che non mancavano di tormentarlo nelle interviste chiedendogli di commentare la Fenomenologia di Mike Bongiorno". Campanili. Dal 1959 al 1961 conduce sulla RAI Campanile sera (in onda la sera del giovedì, dal teatro della Fiera di Milano), adattamento televisivo della trasmissione radiofonica Il gonfalone (a ogni puntata si sfidano i rappresentanti di piccole o medie località di provincia). Enzo Tortora. "La differenza fra me e lui era che io ho sempre cercato di essere accomodante, a costo anche di essere accusato di servilismo. Tante sono le cose che ho dovuto subire negli anni in cui lavoravo nella RAI. Ingiustizie, gelosie, e mancanze di parola. Ma forse grazie ai drammatici eventi da me vissuti nel periodo bellico, avevo imparato l’arte della diplomazia, e che per certe cose non valeva la pena complicarsi la vita. Difatti dal giorno in cui Vittorio Veltroni mi convince a rimanere in Italia, era il 1954, al giorno in cui ho dato le dimissioni dalla RAI, ho fatto una trasmissione dopo l’altra". Si sa. "Si sa, si è sempre saputo, che nella televisione di stato tutto è politicizzato, e lo era soprattutto in quel periodo. Io non ho mai fatto parte di alcun partito anche se sovente mi facevano delle proposte, ho sempre pensato che chi fa un mestiere come il mio debba essere di tutti. Sinistra, centro o destra". Sport. Lo sport, la sua vera grande passione. "Li praticavo quasi tutti. Oltre all’atletica e allo sci, che mi accompagnavano dall’adolescenza, dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti fui tra i primi pionieri della subacquea e mi buttai a capofitto nell’equitazione". Per parecchi anni corre al trotto, classificandosi, tra i non professionisti, sempre al primo o al secondo posto. "Se avessi continuato probabilmente avrei potuto gareggiare anche coi professionisti, ma quando mi accorsi che i miei avversari si mettevano d’accordo tra di loro e mi bloccavano quando avevo la possibilità di vincere, o andavano in rottura permettendomi di tagliare il traguardo per primo, decisi di smettere" (ha avuto anche una scuderia, la San Michele, tre cavalli in tutto). Vanto. " un mio vanto, in quasi sessant’anni di carriera, il fatto di non aver mai mancato a una mia trasmissione, sia che fossi ingessato che avessi la febbre alta". Manovella. Dopo Lascia o raddoppia? e Campanile sera (da Mike definiti i "quiz a manovella"), la ricerca di nuove formule: "I miei successivi quiz degli anni Sessanta furono tutti il frutto di un’evoluzione, di una lunga ricerca autorale alla caccia di una formula che potesse rivoluzionare il modello che si era visto fino a quel momento. (…) Cercavo di stare al passo coi tempi. Non fu una cosa immediata arrivare alla formula vincente del Rischiatutto, fu una specie di lenta transizione, ma solo oggi mi rendo conto che quasi tutti gli ingredienti dei miei quiz di quel periodo sono stati poi utilizzati per creare i format dei grandi game shows che stanno spopolando nella tv degli ultimi anni. Inizialmente andai in onda con dei programmi in cui oltre alla cultura era soprattutto necessaria la prontezza di riflessi. Bisognava essere al corrente dei fatti di attualità, in particolare gli avvenimenti della radio e della televisione, ma una delle caratteristiche principali era che i concorrenti non dovevano più essere grandi eruditi, preparatissimi su una materia specifica. Si voleva rendere il quiz più accessibile a tutti".