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 2007  dicembre 21 Venerdì calendario

Occorre un fronte unito contro le partite truccate, una delle grandi emergenze nello sport degli ultimi anni, in particolar modo nel calcio, nel tennis e nel cricket

Occorre un fronte unito contro le partite truccate, una delle grandi emergenze nello sport degli ultimi anni, in particolar modo nel calcio, nel tennis e nel cricket. E le compagnie di scommesse on-line possono essere un importante alleato. Lo ha detto ieri Jacques Rogge, presidente Cio. Per le Olimpiadi il rischio non è alto ma, come sostiene Paul Condon, ex capo del reparto anticorruzione del cricket sentito ieri dal Cio, «the bad guys», i cattivi ragazzi possono occuparsi di tutto il resto. La Uefa ha già passato 15 casi di partite sospette all’interpol europea, sono oltre 200 i tennisti sotto indagine. L’italiano Alessio di Mauro è stato già sospeso (ma soltanto per aver scommesso in proprio sul tennis) per 9 mesi, il numero 4 del mondo, il russo Nikolaj Davydenko, è da agosto nell’occhio del ciclone. Questa settimana la polizia indiana ha interrogato il sudafricano Nicky Boje ancora in relazione allo scandalo che nel 2000 scosse il cricket. «L’errore - spiega Mark Davies, managing director di BetFair, la più grande compagnia di scommesse via internet inglese, che abbiamo intervistato a Londra - è mettere insieme scommesse e crimine. Noi stiamo dalla parte dello sport, e grazie ai nostri software siamo come gli esperti di Csi, che rilevano le tracce sul luogo del delitto: possiamo fornire alle polizie gli strumenti per identificare i cattivi». BetFair è nata nel 2000 da un’idea rivoluzionaria di Andrew Blak e Edward Wray: il betting exchange. Accedendo al sito di BetFair non ci si collega ad un semplice allibratore, ma si entra in un «mercato» virtuale in cui sono gli utenti, e non il gestore, a fare le quote istante dopo istante e a «tenere banco» gli uni contro gli altri. Non c’è limite alle somme che si possono scommettere (per un match di cricket si è arrivati ad un totale di 28 milioni di sterline) anche mentre l’incontro è in corso, e BetFair si limita a trattenere una commissione (5%) del totale. Risultato: quote più favorevoli fino al 20% rispetto alla concorrenza e 5 milioni di transazioni al giorno, 15 volte il totale di tutte le borse valori del mondo. Quando però «qualcosa di strano» succede - puntate troppo elevate per l’evento o concentrate in maniera anomala - il mercato viene bloccato. Proprio come è successo, per la prima volta a BetFair, nel caso del famoso match dello scorso agosto fra Davydenko e l’argentino Vassallo Arguello. «So che Davydenko ha sostenuto che è stata una nostra mossa pubblicitaria», replica Davies. «Io posso solo dirgli che non ci conosce. Fra i nostri campanelli d’allarme ci sono gli scommettitori professionisti, che intervengono sul forum del sito quando notano eventi sospetti. Quel giorno il forum impazzì, e al momento della sospensione c’erano già 50 mila persone che si chiedevano cosa stesse succedendo. La verità è che i match truccati danneggiano noi per primi, che peraltro siamo indifferenti al risultato. Un tempo era impossibile controllare le puntate anonime nei negozi dei bookmaker. On-line ogni giocata lascia una traccia. In Australia nessuno può aprire un conto presso di noi senza prima essersi recato ad un ufficio postale con un documento. Il nostro messaggio alle istituzioni sportive con cui abbiamo stilato un protocollo di intesa è semplice: prevedete pene durissime per chi truffa. Abolire le scommesse legali nello sport, invece, non farebbe che dare ossigeno al mercato nero a cui noi strappiamo clienti». Ma il tennis è davvero così «sporco?». «Il tennis non ha più problemi di altri sport. Credo che i match sospetti non siano più di una manciata. Ma per la sua natura potrebbe avere problemi in futuro, e deve proteggersi. Non credo al coinvolgimento della mafia, e sarei sorpreso se qualche sportivo risultasse colpevole. Io, però, sono un’idealista…». Dei 1200 dipendenti di BetFair 40 appartengono al «risk investigation departement», che ha anche un settore anti-riciclaggio. «Con l’Atp come con altri enti sportivi - spiega il capo del dipartimento David Harris - scambiamo informazioni ogni giorno. Se Federer o Nadal scommettessero su una partita noi informeremmo subito l’Atp, mentre a volte sono loro a fornirci elenchi da controllare. Gli atleti a rischio sono quelli a fine carriera e quelli all’inizio, perché si fanno avvicinare da finti amici che chiedono piccoli favori per arrivare al ricatto. Un software ci consente di mettere in relazione i risultati di un giocatore ad eventuali puntate effettuate in continuità sui suoi match, e non solo da lui, ma da suoi amici, parenti, conoscenti. Quanto è profondo il link? Quanto basta». Fra l’apparire di un’anomalia e l’apertura di un’inchiesta a volte passa solo mezz’ora. «Spesso avvertiamo prima dell’inizio di una gara che nell’aria c’è qualcosa di strano. Ma noi non giudichiamo, diamo solo informazioni, e a volte l’iter completo può richiedere 4 anni. Il caso Davydenko? L’Atp è veloce, forse sapremo la verità a marzo o aprile». Abbiamo chiesto a Mr Harris se BetFair si aspetta la pubblicazione di altri nomi: «Noi i nomi li sappiamo. Ma non si aspetterà che glieli dica, vero?». Stampa Articolo