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 2007  dicembre 21 Venerdì calendario

Nanda e l’incantabiss Fernanda Pivano rievoca a 50 anni dall’uscita di On the Road, di Jack Kerouac, il momento - sempre magico - in cui Arnoldo Mondadori decise sui due piedi, visto che glielo chiedeva lei, di stampare quel libro

Nanda e l’incantabiss Fernanda Pivano rievoca a 50 anni dall’uscita di On the Road, di Jack Kerouac, il momento - sempre magico - in cui Arnoldo Mondadori decise sui due piedi, visto che glielo chiedeva lei, di stampare quel libro. «Io, lo dico con orgoglio, il 16 settembre di quel 1957 avevo scritto per la Mondadori il giudizio editoriale» scrive sul Corriere, «ma non se ne era tenuto conto». Detto fatto, qualche tempo dopo, a una festa privata in casa Mondadori aveva avvicinato l’editore, sussurrandogli: «Ho un libro che le farebbe guadagnare un mucchio di soldi». «E come mai i miei direttori non l’hanno pubblicato?» aveva chiesto lui. «Forse perché sono un po’ distratti» era stata la civettuola risposta. Subito era spuntato un taccuino, su cui il nome di Kerouac venne appuntato senza la «o», e di lì in poi era stata una marcia trionfale. Ma nell’Album Mondadori appena pubblicato per il centenario della casa editrice c’è una lettera di Elio Vittorini che, il 18 settembre proprio di quell’anno (lo stesso in cui aveva sconsigliato Il Gattopardo), chiedeva di comperare «in tutti i modi» proprio quel libro. Fu ignorato anche lui, o durante la festa in casa Mondadori l’editore si dimostrò solo particolarmente gentile con la giovane collaboratrice? Del resto lo chiamavano l’incantabiss, l’incantatore. Le streghe di Rignano Conferenza stampa ieri mattina alle edizioni Castelvecchi, per denunciare il sequestro di un loro libro. Si tratta di Ho visto l’uomo nero, autore Claudio Cerasa, giornalista del Foglio, e ripercorre in modo critico l’inchiesta di Rignano Flaminio sulle presunte violenze sessuali subite da 19 bambini ad opera di insegnanti e bidelle. Inchiesta su cui peraltro molti hanno manifestato serissimi dubbi. Il giudice ne ha vietato la diffusione su istanza degli avvocati di quattro famiglie coinvolte, perché cita nomi e cognomi dei genitori (anche se non dei minori) e quindi viola la privacy. Il curioso, si fa notare, è che almeno due di questi genitori sono andati tranquillamente in televisione per ribadire le proprie tesi. Alla faccia della privacy. E della libertà di stampa, in difesa della quale, fin’ora, è intervenuto solo Pier Luigi Battista sul Corriere. Tutto intorno, un gran silenzio.