Anna Sandri, La Stampa 21/12/07, 21 dicembre 2007
ANNA SANDRI
TREVISO
Sfrattati dalla moschea di Villorba, ospitati una volta e mai più al Palaverde, cacciati anche dall’oratorio della chiesa di Paderno di Ponzano (che il parroco Aldo Danieli aveva concesso dimenticando di avvisare il vescovo), i musulmani di Treviso un posto per pregare non lo avevano più. Quella di mercoledì per loro era una giornata importante, la Festa del sacrificio, e a offrire uno spazio (anzi, ad affittarlo) ci ha pensato Bepi Zambon, ex campione di tennis e titolare di uno dei club più esclusivi della provincia, alle porte della città.
L’avesse mai fatto. I 300 musulmani sono arrivati ma poco dopo sono arrivati anche i vigili urbani, inviati dal prosindaco leghista Giancarlo Gentilini con l’ordine di controllare tutto, ma proprio tutto, quello che poteva nascondere una qualsiasi infrazione del club. E, nel caso, di colpire senza pietà. malizia pensare a un controllo mirato? Proprio no, perché Gentilini lo rivendica: «Studierò i verbali che mi hanno portato, se c’è anche la minima cosa che non va lo faccio chiudere. E se non hanno trovato niente, studierò qualche stratagemma».
Lo spazio di preghiera non è stato invaso dagli agenti: nessuno è entrato a disturbare il raccoglimento nei due campi di calcetto contigui, uno per gli uomini e uno per le donne, attrezzati fin dalle prime ore del mattino, all’esterno i tavolini del Benvenuto dal quale ogni arrivato poteva prendere datteri, focaccia, caramelle. Ma appena sono usciti i musulmani hanno capito che cosa stava accadendo: controlli serrati sulla viabilità, richieste di documenti. Intanto, all’interno del club, tutto veniva passato al setaccio, dalle uscite di sicurezza al bar, con corridoi di fuga costruiti all’ultimo momento su disposizione di due vigili del fuoco, arrivati in corso d’opera assieme a un agente della Digos.
«Un atteggiamento offensivo - dice l’imam Youssef Tadil - perché siamo stati disturbati durante una delle feste religiose per noi più importanti. Abbiamo sempre portato rispetto, avremmo voluto averne anche noi. Quello che è successo contrasta con lo spirito d’accoglienza dimostrato dal signor Zambon».
L’ex amico
Il Bepi, in origine, sarebbe anche amico di Gentilini, ma quando si tocca il tasto dello straniero il prosindaco non guarda in faccia nessuno: «Se qualcuno si lascia andare ad atteggiamenti che non collimano con quelli del Comune, magari per guadagnare una lira, queste sono le conseguenze che deve pagare».
Zambon ribatte: «Ho affittato i campi come faccio a chiunque li chieda. E in questo periodo affittare mi conviene, visto che proprio al Comune di Gentilini devo pagare 270 mila euro di oneri d’urbanizzazione per le nuove piscine che ho costruito. In più questi ospiti hanno lasciato i campi in condizioni molto migliori rispetto a tanti altri clienti». Costo per la comunità islamica 400 euro: il prezzo regolare di due campi affittati dalle 7 alle 11. La cerimonia di benvenuto è durata un’ora e mezza, 45 minuti il tempo della preghiera.
Tra musulmani di Treviso e Tennis club Zambon il feeling è scattato, oggi ci sarà una nuova riunione di preghiera. Gentilini è furente. Non avendo trovato qualcosa d’irregolare nell’impianto, lo cerca tra le pieghe dell’Islam: «Che bisogno c’è di stendere tappeti per pregare? Da qua la Mecca non si vede, preghino la sera a letto prima di addormentarsi, che va bene lo stesso. E se non va bene, tornino a casa loro tre volte l’anno a farsi le loro feste».
Un atteggiamento dal quale in molti prendono le distanze, primo fa tutti l’assessore regionale forzista Fabio Gava, che pochi giorni fa aveva definito Gentilini «inadeguato» a far parte della Casa della Libertà: «Bisogna stare attenti a non confondere l’integralismo con questi incontri di preghiera, che in un Paese in cui esiste la libertà di culto devono essere tollerati».