Amedeo La Mattina, La Stampa 21/12/07, 21 dicembre 2007
Presidente come sta? «Non tanto bene, sa, l’età..., ma Prodi lo vedo messo proprio male, politicamente si intende! Intanto vado a votare la fiducia alla Finanziaria»
Presidente come sta? «Non tanto bene, sa, l’età..., ma Prodi lo vedo messo proprio male, politicamente si intende! Intanto vado a votare la fiducia alla Finanziaria». Francesco Cossiga, sostenuto da premurosi commessi, entra a Palazzo Madama in gran vena di battute e sorrisi. Come l’ex Presidente della Repubblica, nella trincea dell’aula sono schierati i senatori a vita, osservati dal suo scranno con cipiglio burbero da Francesco Storace. Il loro voto che finora ha salvato il governo potrebbe essere l’ultimo utile: i senatori Fisichella, Dini, D’Amico, Scalera, Bordon e Manzione hanno messo agli atti che l’esecutivo è arrivato al capolinea, che da gennaio Prodi non avrà più il loro sostegno. Perso per strada anche l’ex rifondarolo Franco Turigliatto che ha scelto di fare «opposizione da sinistra» votando contro la fiducia, ora i numeri parlano da soli. In un ramo del Parlamento non c’è più nemmeno quella maggioranza risicata che finora ha tenuto in piedi il governo. «Il governo - dice Antonio Polito - è tecnicamente morto. Più si affloscia il progetto di Veltroni, più si avvicina il voto anticipato. Certo - aggiunge scettico il senatore del Pd - il Capo dello Stato potrebbe tentare la soluzione del governo tecnico, ma chi lo sosterrebbe? Berlusconi non vede l’ora di poter dire ”l’avevo detto che si andava a votare nel 2008”. I piccoli, per evitare il referendum e ogni altra legge elettorale ”ammazza-nanetti”, preferiscono andare alle urne con l’attuale sistema elettorale che li garantisce. Poi - aggiunge Polito - Veltroni non ha la forza di sostenere un esecutivo istituzionale con il Cavaliere: un minuto dopo avrebbe i girotondi attorno a piazza Santa Anastasia». Nel Transatlantico del Senato c’è una brutta aria, da ultimi giorni di Pompei. Per il ministro Clemente Mastella a questo punto il vertice del 10 gennaio è «inutile». Finora il leader dell’Udeur ha ritenuto «componibile politicamente» la situazione. Ma di fronte a «casi di angosce esistenziali», come quelle di Fisichella e Dini, «la cosa più corretta è andare al voto». Ovviamente, precisa, «tocca al Capo dello Stato decidere se e quando andremo a votare, e con quale legge elettorale». Ma anche Mastella esclude categoricamente l’ipotesi di un governo istituzionale: «Non potrebbe fare nulla di più di quanto ha fatto Prodi in questo anno e mezzo. Un governo istituzionale sarebbe la cosa peggiore per il Paese». In questo «cupio dissolvi» che si prospetta per il 2008 c’è invece chi crede ancora in una soluzione di transizione prima delle urne. Sono gli stessi senatori che hanno detto in aula che questa è l’ultima volta che voteranno la fiducia. Il diniano Natale D’Amico, ad esempio, spera nella «saggezza» di una parte dell’attuale maggioranza e soprattutto di Berlusconi che «magari vince le elezioni, ma poi non governa con i conflitti enormi del centrodestra». Non è di buon umore Anna Finocchiaro: il capogruppo del Pd sente una pericolosa aria di «squagliamento generale». Ma confida nelle parole di Napolitano: «Non so come andrà a finire la verifica di gennaio. In caso di crisi del governo, il Capo dello Stato non ci manda a votare con questa legge elettorale. Le sue parole di oggi (ieri, ndr) mi sembrano chiare». Marco Follini è pessimista sulla possibilità di evitare le elezioni se Prodi non riuscirà nel miracolo di rimettere in carreggiata la sua maggioranza. «Il piano verso le elezioni è molto inclinato - spiega il senatore del Pd - perché qui non ci sono più i numeri per andare avanti e un esecutivo sostenuto da Veltroni e Berlusconi mi sembra un’utopia». «La colpa di questa situazione - aggiunge Gavino Angius - è degli strateghi del Pd, di Veltroni che con il nuovo partito doveva stabilizzare il quadro politico e invece ci troviamo con la m... fino al collo. Il rischio è avere una crisi al buio e tutte le opzioni sono possibili, anche il precipitare verso le urne, con il risultato che a vincere sarà Berlusconi. Una grande opera d’arte dei lungimiranti strateghi di Santa Anastasia». Stampa Articolo