Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 21/12/07 - Lettere, 21 dicembre 2007
Concorsi e cultura della valutazione Nell’articolo «I Primari con la Tessera» ( Corriere, 17 dicembre) Gian Antonio Stella è caduto nell’errore tipico di chi pensa che il cambiamento della normativa dei concorsi, possa magicamente risolvere tutti i problemi connessi alla valutazione e all’arruolamento dei migliori per occupare posizioni di responsabilità, negli ospedali come nelle università e in altre amministrazioni pubbliche
Concorsi e cultura della valutazione Nell’articolo «I Primari con la Tessera» ( Corriere, 17 dicembre) Gian Antonio Stella è caduto nell’errore tipico di chi pensa che il cambiamento della normativa dei concorsi, possa magicamente risolvere tutti i problemi connessi alla valutazione e all’arruolamento dei migliori per occupare posizioni di responsabilità, negli ospedali come nelle università e in altre amministrazioni pubbliche. Errore che ripete anche il ministro Turco, che propone una nuova formula per i concorsi (18 dicembre). Nei Paesi dove esiste una vera cultura della valutazione, i concorsi non esistono. Il primario di un reparto ospedaliero viene semplicemente scelto, come del resto avviene attualmente in Italia, da parte del direttore generale, o di figure dirigenziali equivalenti. Solo che coloro che scelgono sono indipendenti dal potere politico e accademico, scelgono solo nell’interesse della loro istituzione. Il sistema funziona, e la ragione non è semplicemente legata al fatto che sono più onesti di noi, ma perché chi sceglie, se sceglie male, viene cacciato. In questo modo si capisce come i nepotismi, i favoritismi e le influenze politiche siano destinate ad avere scarso successo. Ovviamente questo implica di necessità che colui che ha la responsabilità della scelta sia a sua volta valutato per vedere se ha realizzato gli obiettivi che si era prefisso l’ente che dirige. E come potrebbe fare a raggiungere tali obiettivi se ha scelto male i propri collaboratori? In tutte le aziende private, nessuno si sognerebbe di fare un «concorso», pur migliorato nella procedura come propongono Stella e il ministro Turco, per selezionare il candidato ad occupare una posizione di responsabilità. Il privato sceglie solo sulla base del merito, perché se sbaglia la scelta (o peggio se la pilota sulla base dei suoi interessi personali) ne paga duramente le conseguenze. Tutto ciò, purtroppo non accade in nessun campo dell’amministrazione pubblica, dove le posizioni dirigenziali (quelle appunto che dovrebbero avere la responsabilità della scelta) sono perenni e non passano mai il vaglio di un bilancio consuntivo serio e trasparente. Fino a quando non si stabilisce questa triade virtuosa (responsabilità-valutazione-bilancio), le riforme dei concorsi auspicate da Stella e dalla Turco non risolveranno nessuno dei problemi che loro stessi giustamente sollevano. I concorsi non vanno riformati, vanno semplicemente aboliti. Armando Tripodi Pier Mannuccio Mannucci Facoltà di Medicina e Chirurgia di Milano Sarei totalmente d’accordo col professor Mannucci se vivessimo in un Paese serio o su Marte. Vivendo qui non posso che cercare di vedere soluzioni possibili in una realtà che non mi piace. Per l’impossibile ne riparliamo più avanti. G.A.S.