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 2007  dicembre 20 Giovedì calendario

IL TIBET E LA SANTA SEDE UN’UDIENZA MANCATA

Corriere della Sera 20 dicembre 2007. Sono indignata, oltre che profondamente ferita, dall’atteggiamento del Vaticano nei confronti del Dalai Lama. Non riesco a capire come il Vaticano possa conciliare i principi cristiani di uguaglianza con il rifiuto di ricevere la massima autorità buddista. Ritengo questo comportamento un esempio pericoloso di asservimento al potere economico sempre crescente della Cina, Paese primo al mondo nella mancanza di rispetto dei diritti umani. In questo caso, a me pare, dovrebbe essere inesistente l’alibi degli equilibri diplomatici; per cui ritengo il mancato incontro tra Sua Santità e il Dalai Lama, una gaffe di difficile archiviazione.
Delleana Roissard


Cara signora,
La Santa Sede è impegnata da parecchio tempo in un difficile negoziato con il governo cinese. Vuole riparare lo scisma provocato dalla costituzione nella Repubblica popolare di una Chiesa nazionale, formalmente separata da Roma. Vuole essere presente nel Paese con i propri sacerdoti e le proprie istituzioni. Vuole prepararsi a raccogliere le sfide di una nazione in cui il progresso economico crea nuovi ceti sociali e potrebbe costringere lo Stato ad allentare progressivamente il controllo poliziesco che ha esercitato sinora sui propri cittadini. Se il Dalai Lama fosse stato ricevuto dal vertice della Chiesa di Roma, i negoziati sarebbero stati interrotti e l’impegno profuso dalla Santa Sede negli scorsi anni sarebbe andato perduto.
Qualcuno potrebbe sostenere che il capo di una confessione religiosa deve conformarsi ai principi della propria fede e rifiutare qualsiasi compromesso. Ma la Chiesa romana è un grande organismo, dotato di uno straordinario patrimonio di istituzioni terrene: ospedali, scuole, edifici religiosi che curano i corpi, educano le menti e si propongono, nei limiti del possibile, di salvare le anime. Che cosa accadrebbe di queste istituzioni se la Chiesa di Roma non avesse buoni rapporti con i governi dei Paesi in cui sono situate? Qualche tempo fa, al Cairo, ho visitato la scuola dei Salesiani, uno dei migliori istituti tecnici della città. Se i sacerdoti di Don Bosco cercassero di convertire i loro alunni alla fede cattolica, il governo egiziano li costringerebbe a chiudere i battenti. I salesiani lo sanno e si astengono da qualsiasi forma di proselitismo. Ma riescono, con la qualità del loro lavoro, a rappresentare un modello di comportamenti civili e morali che suscita ammirazione e potrebbe dare più tardi i suoi frutti. Suppongo che la Chiesa intenda fare qualcosa di simile in Cina e comprendo perché non voglia pregiudicare i suoi sforzi con un gesto generoso, ma avventato.
Aggiunga a queste considerazioni, cara signora, che il fallimento della strategia vaticana non sarebbe stato compensato dal mutamento della situazione tibetana: una prospettiva che la Cina, in questo momento, non intende prendere in considerazione. Se avesse dato udienza al Dalai Lama, il Papa avrebbe nuociuto alla Chiesa senza giovare al proprio interlocutore. Certo avrebbe dato soddisfazione a quella importante parte della opinione pubblica europea che è sensibile al problema dei diritti umani e si compiace delle proprie battaglie ideali. Ma i tibetani non ne avrebbero tratto alcun vantaggio.
Sergio Romano