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 2007  dicembre 20 Giovedì calendario

Rivolta spagnola. Corriere della Sera 20 dicembre 2007. MADRID – «Soldi spagnoli soltanto ai registi spagnoli

Rivolta spagnola. Corriere della Sera 20 dicembre 2007. MADRID – «Soldi spagnoli soltanto ai registi spagnoli. O tutt’al più europei». Una sessantina di registi iberici si schiera contro la legge del cinema, proprio oggi al voto del Congresso dei deputati, perché permette anche a cineasti extracomunitari di beneficiare delle sovvenzioni pubbliche, a patto che il 75 per cento del «reparto creativo» della produzione abbia la nazionalità spagnola. Niente di personale con (o per meglio dire «contro») Woody Allen, che ha terminato qualche mese fa di girare la sua ultima opera a Barcellona, ma di fatto è stato proprio il genio newyorchese a rappresentare il pomo della discordia politica in Catalogna sui contributi concessi alla pellicola, intitolata Vicky Cristina Barcelona. Tanto che il permaloso Woody ha annunciato che non rimetterà cinepresa sul suolo spagnolo e trasferirà il set del suo prossimo film a San Francisco contrariamente a quanto aveva pensato di fare – e annunciato – precedentemente. I suoi colleghi spagnoli non sembrano intimiditi dalla minaccia. Anzi. Hanno raccolto le firme per diffidare i parlamentari dal lasciare passare l’emendamento, già approvato al Senato, che estende vantaggi e finanziamenti ai film diretti da registi stranieri, se hanno in organico, per esempio, sceneggiatore, direttore della fotografia e compositore della colonna sonora con passaporto nazionale. Non è soltanto una questione economica: un film riconosciuto come spagnolo, anche se diretto da un regista extracomunitario, può giocare su più tavoli ai concorsi internazionali, aggiudicandosi più premi a discapito della produzione locale. Jaime Rosales, candidato quest’anno al Premio Goya con il film La Soledad – la Solitudine – è stato uno dei primi a firmare il manifesto dei «Cineasti contro l’emendamento»: «Perché così scompare lo spirito di protezione della legge dal punto di vista culturale – ha spiegato al quotidiano El País ”, mentre viene privilegiato l’aspetto industriale. In modo tale che qualunque lungometraggio girato in Spagna sarà spagnolo». Nel documento inoltrato alla Camera, i registi iberici fanno sapere di non essere contrari alle co-produzioni, ma di considerare che solo il direttore artistico sia «il massimo responsabile e garante di un film» e che un regista statunitense sia «geneticamente» impossibilitato a generare una pellicola spagnola. Non è ancora chiaro quanto la sollevazione in sala di regia possa influire oggi sulle decisioni parlamentari, ma è probabile che non si tratti di un voto pacifico. Tra i firmatari ci sono nome importanti del cinema spagnolo: Vicente Aranda (che ha diretto tra l’altro Giovanna la Pazza con Manuela Arcuri e Giuliano Gemma, e Lo sguardo dell’ altro con Laura Morante), Félix Viscarret, Manuel Martin Cuenca, Alex de la Iglesia ( La comunidad. Intrigo all’ultimo piano, con Carmen Maura), Daniel Sanchez Arévalo, vincitore del Goya 2006. Racconta Martin Cuenca, regista di Mala temporadas (Cattive stagioni) che la protesta non ha avuto bisogno di... «registi»: «La settimana scorsa, appena letta la notizia, abbiamo cominciato a telefonarci l’un l’altro e far girare delle email. Spontaneamente». Vero è che il malumore era nell’aria fin dall’ inizio dell’autunno, quando Woody Allen, con la sua schiera di celebrità, da Javier Bardem a Penelope Cruz, a Scarlett Johansson, ha ordinato l’ultimo ciack nella capitale catalana e ha tolto le tende, lasciando una scia di sgradevoli polemiche nel consiglio comunale: il Partito Popolare (all’opposizione) ha chiesto spiegazioni al sindaco Jordi Hereu in merito ai contributi erogati alla produzione, la casa catalana Mediapro, e alle spese di viaggio della giunta a New York per incontrare il regista. Il direttore della produzione, Jaume Roures, aveva poi reso noto il risentimento di Woody Allen. Mai nessuno, prima d’ora, aveva messo in discussione il suo pedigree. Elisabetta Rosaspina