La Stampa 20/12/2007, pag.25 ROBERTO GIOVANNINI - ALESSANDRO BARBERA, 20 dicembre 2007
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Alitalia, la vendita va a gennaio. La Stampa 20 Dicembre 2007. ROMA. Domani sarà il giorno «quasi decisivo» per Alitalia. Il Cda della compagnia valuterà le proposte di acquisto, ne indicherà una e una sola come preferibile, informerà il governo e i (molti) sindacati della compagnia aerea. Poi si riunirà il Consiglio dei ministri, dove l’indicazione fornita dal presidente Maurizio Prato verrà esaminata e discussa con le carte sul tavolo. Questa «discussione» sarà particolarmente approfondita, e molto ma molto lunga: finirà infatti intorno alla metà di gennaio. Solo allora si saprà ufficialmente chi sarà il prescelto per acquistare a prezzo di saldo la compagnia aerea di bandiera nazionale, costata (tra infiniti e sempre fallimentari piani di rilancio) miliardi di euro. Questo il percorso ufficialmente stabilito e comunicato dal governo ieri con una nota di palazzo Chigi.
Tra gli addetti ai lavori ci sono pochi dubbi: il dossier più forte è quello franco-olandese di Air France-Klm. E dovrebbe in effetti essere questa la proposta che Prato e il Cda Alitalia indicheranno all’Esecutivo. Il Presidente della compagnia pare ormai orientato per il dossier Air France, e decisissimo a chiudere fino al punto di essere pronto a dare le dimissioni in caso di nuovi impedimenti. Dossier che - alla fine della lunga «riflessione» - dovrebbe essere appoggiato formalmente anche dal governo Prodi. Che così stiano le cose ne sono straconvinti anche i leader dei sindacati di categoria di Cgil-Cisl-Uil (tifosi accaniti della proposta AirOne), che parlano non casualmente di «finale della Grande Farsa», e annunciano che non andranno all’incontro con Prato, puramente informativo e giunto a giochi ormai fatti. Se così sarà, allora, il complicato meccanismo di consultazioni e riflessione ideato da Palazzo Chigi servirà se non altro ad allentare la tensione e girare la boa delle feste natalizie, oltre a mostrare all’universo mondo che il governo non prende decisioni «affrettate» senza aver considerato tutte le opzioni, compreso il piano della cosiddetta «cordata Baldassarre). Vero è che siamo in Italia, il paese del «non si sa mai», delle mediazioni dell’ultimo minuto, delle genialate partorite in Zona Cesarini: già ieri la sola ipotesi (immediatamente respinta da Carlo Toto, patron di Ap Holding-AirOne) di possibili accordi tra franco-olandesi e italiani ha immediatamente vivacizzato le contrattazioni in Borsa (il titolo ha guadagnato il 2,12% chiudendo a 0,74 euro). Il tempo guadagnato potrebbe anche servire per rendere più attraente il piano Air France-Klm (anche se Prodi ha smentito di volerne parlare con Sarkozy nel vertice romano di oggi). Magari, per renderlo meno indigeribile ai sindacati, che continuano a chiedere di valutare e dire la loro sui piani industriali. Oppure, ancora, per immaginare qualche compensazione «alternativa» a favore di AirOne, che si troverebbe a dover competere con un’Alitalia facente parte di un colosso mondiale. Ieri, mentre il contendente francese taceva, quello italiano è andato all’attacco dai teleschermi dei Tg serali con i «big»: Corrado Passera (Intesa) ha ricordato che il piano AirOne ha «tanti vantaggi importanti, è un progetto solido e affidabile». Carlo Toto, invece ha detto che «l’importante è che le decisioni siano prese nell’interesse del paese». Dal governo, il vicepremier Francesco Rutelli spiega che «una settimana in più per decidere è una garanzia», mentre il ministro dello Sviluppo Economico sembra pronunciarsi per Air France-Klm: «L’italianità è un criterio ben accetto, ma non è indispensabile».
ROBERTO GIOVANNINI
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Volare e call center Toto pregusta lo ”spezzatino”. La Stampa 20 Dicembre 2007. ROMA. La compagnia low cost Volare. Un po’ di rotte da Linate, altre da Malpensa, pezzi delle manutenzioni Alitalia. L’enorme centro prenotazioni e il call center. Ad Air One, ufficialmente, negano l’interesse: «Siamo ancora in gara, e convinti di poter creare la quarta compagnia europea». Ma nelle stanze della politica, da qualche giorno a questa parte, il tema è all’ordine del giorno. Alcuni lo chiamano «lo spezzatino». Altri preferiscono parlare dell’«accordone». Qualche che sia la definizione, il senso è uno: trovare una soluzione all’eventuale sconfitta della cordata Air One-Intesa. L’idea è nata sull’asse Bersani-Veltroni, e piace a quella parte di maggioranza che non ha desistito all’idea che la vendita di Alitalia ad Air France-Klm senza aver organizzato le «contromisure» (le chiamano così) sarebbe un errore.
Dal presidente della Regione Lombardia Formigoni a Francesco Rutelli fino ad un pezzo di Rifondazione e Comunisti italiani. Temono per Malpensa, gli ottomila dipendenti dei servizi di terra Alitalia concentrati a Fiumicino, per la stessa sopravvivenza di Air One, che vedono schiacciata dalla potenza del colosso franco-olandese. Ieri il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, pur girando attorno al problema, lo ha detto: Bisogna eliminare dalle offerte «punti di debolezza, suggerire correzioni che vadano nell’interesse pubblico, manipolare in senso positivo l’offerta o le offerte fino a renderle soddisfacenti». Insomma, per dirla chiaramente, occorre che la politica trovi una soluzione buona per tutti.
«Lo spezzatino non è un piatto prelibato, ma se si cucina bene è buono», sintetizza il sottosegretario alle Finanze Alfiero Grandi. Ex Ds approdato alla «Cosa rossa», è fra coloro che sponsorizza l’idea che Air France-Klm possa andare a nozze sia con Alitalia che con Air One. Ipotesi che - per inciso - i franco-olandesi non prendono nemmeno in considerazione. Invece, almeno in teoria, lo spezzatino potrebbe offrire vantaggi a tutti gli attori in gioco: ad Air France-Klm - perché rinuncerebbe alle attività di Alitalia che ritiene secondarie - ad Air One, per rafforzarsi sul mercato domestico, ai sindacati e alla politica per poter avere l’ultima parola sulla partita. Nel dubbio, da tempo il patron di Air One Carlo Toto ha messo gli occhi su qualche pezzo di potenziale pregio. Il primo è la compagnia low cost Volare: possiede cinque velivoli e quattordici destinazioni da Milano come Helsinki, Porto, Rotterdam e Maastricht. Da molto tempo Air One tenta di far annullare il contratto d’acquisto della compagnia da parte di Alitalia. Finora ha ottenuto ragione da due ricorsi, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. Per invalidare la vendita, dovrebbe avere però ragione di fronte ad un tribunale ordinario.
Un’altra parte buona dello spezzatino sono le rotte Alitalia da Linate e Malpensa. Le prime verso le destinazioni nazionali ed europee, le seconde intercontinentali. Fra queste ultime, a parte quelle in gravissima perdita (Shanghai, Bombay e Nuova Dehli fanno perdere ad Alitalia cinquanta milioni di euro l’anno), ce ne sono alcune che potrebbero essere «girate» ad Air One: Air France-Klm conta di chiudere dieci degli attuali 14 voli a lungo raggio. Infine i servizi a terra: nei suoi innumerevoli incontri con le sigle Alitalia, Toto ha espresso apprezzamento per almeno due aziende: quella che gestisce il call center Alitalia e le manutenzioni dei motori, società nella quale - guardacaso - è azionista con una quota il suo partner Lufthansa.
ALESSANDRO BARBERA