Il Sole 24 Ore 16/12/2007, pag.49 Angela Vettese, 16 dicembre 2007
arrivato Mr. Gagosian. Il Sole 24 Ore 16 dicembre 2007. Si dice che Larry Gagosian fosse un giovane audace
arrivato Mr. Gagosian. Il Sole 24 Ore 16 dicembre 2007. Si dice che Larry Gagosian fosse un giovane audace. Dopo i suoi studi in arte, in California, capì anzitutto che gli era più congegnale venderla che farla. Si narra che per anni abbia girato tra ricchi collezionisti con fotografie di opere inarrivabili. Se allettava il potenziale compratore faceva di tutto per vendergli il lavoro. A quel punto scattava il piano acquisto e la medesima opera di seduzione: occorreva entrare in possesso dell’opera che aveva già venduto. Quelle sue prime mosse lo hanno portato dalla felice condizione del mercante che non ha galleria, quindi nemmeno spese, né opere né capitale immobilizzato, alla condizione ancor più felice di chi ha un mucchio di capitale mobile e immobile e, di gallerie, addirittura ne ha sette. L’ultima è nata a Roma in questi giorni. Naturalmente lo spazio scelto è fantastico: 750 metri quadri di sapore hollywoodiano proprio a Roma, una città dove anche le migliori gallerie d’arte contemporanea stanno dentro a garages, appartamenti e scantinati. Gli architetti chiamati a sistemare quella che era una banca sono Caruso e St. John, molto amati anche in area Tate Britain. Sfarzo anche a Roma, quindi, sebbene austero come vuole l’estetica del tutto-bianco. All’esterno il pubblico è accolto da un piccolo colonnato; all’interno si apre una sala da favola, un cuore ovale lungo 23 metri, largo 13 e alto 6. Per ora ospita delle grandi opere di Cy Twombly e non poteva esserci artista più azzeccato: un grande vecchio dell’arte internazionale, che ha saputo mantenere la qualità dai tempi dell’informale postbellico, ma anche un americano che ha scelto Roma come patria. Non rimane che chiedersi che impatto avrà sull’indolente mercato italiano l’arrivo di un asso pigliatutto come questo. Molto dipenderà da quale dei suoi programmi possibili Gagosian sceglierà per l’Italia. Nessun gallerista come lui, infatti, ha proposto al suo pubblico una scelta altrettanto vasta. Così come nessuno ha offerto mai a un artista la possibilità di fare parte di un determinato settore del mondo dell’arte. Gagosian li incarna tutti. La sua politica sembra infatti spiegare le teorie del sociologo Howard Becker sulla pluralità dei «mondi dell’arte»: non un unico circolo, ma molti e dispersi nel mondo, da chi ama i classici delle avanguardie storiche ai nostalgici della pittura neoespressionista, da chi rincorre la sperimentazione degli anni settanta a chi ama i video, le performance, le opere interattive dei nostri anni. La differenza di Gagosian rispetto ad altri galleristi è che lui, questi segmenti di cultura che sono anche segmenti di mercato, ha voluto appunto coprirli tutti. La ricetta del suo successo, paradossalmente, sembra stare in una grande umiltà: se ha dei gusti personali non si vedono. La prima mostra, nel 1985, la dedicò a una collezione già fatta, quella dei coniugi Tremaine. Fino al 1996 ha condiviso una galleria con Leo Castelli, al quale ha fatto da giovane di bottega che guarda e impara. Gli unici denominatori comuni degli artisti che rappresenta sono un curriculum inappuntabile, con grandi mostre e attenzioni dei critici più credibili, nonché la capacità di reggere mostre di grande impegno. Gagosian non si arrende davanti a nulla: lavora con sonori rompiscatole (pare che Rachel Whiteread lo sia), con artisti che concedono pochissimo della loro produzione (Richard Hamilton gli darebbe solo stampe), con giovani che pretendono produzioni costose, come Douglas Gordon e Piotr Ulkanski, ma anche con sempreverdi dagli estate complicati come Francis Bacon, Andy Warhol, Joseph Beuys (tra gli italiani ha scelto Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft e Alighiero Boetti). Come il grande Kahnweiler, il gallerista che aiutò Picasso, Gagosian ha la pazienza di aspettare che le opere arrivino da lui. Diversamente dal quel pioniere, l’americano non è un cane da tartufi: vuole per il suo elenco solo nomi che qualcun altro prima di lui ha già testato. Sapendo che una mostra da lui, una vendita milionaria, un suo cenno possono spostare le fortune di un artista in modo decisivo, quantomeno sul breve-medio termine: nessuno è esente dalle mode e nemmeno Larry, che sa condizionarle ma accetta anche qualche boomerang. Forse allora non è il gambler della leggenda. Audace sì, ma su una base sicura. Gioca su molti tavoli, primo e secondo mercato, ricompra oggi quello che ieri ha venduto, fa passare in un anno un artista dalla categoria giovani a quella dei classici. Tutte le vecchie regole nelle sue mani si sbriciolano e lui ne rifà di nuove. Artista o collezionista, chi viaggia con lui sta sul treno più potente del mondo. Ma non è più un’avventura. Angela Vettese Il personaggio Il gallerista americano di origine armena Larry Gagosian è nato nel 1945. Nel 1980 ha aperto a Los Angeles la sua prima galleria d’arte. Nell’85 apre a New York con la mostra della celebre collezione di Emily and Burton Tremaine. Fino al 1996, Larry Gagosian è stato co-titolare insieme al leggendario Leo Castelli, di una galleria a SoHo. Attualmente la Gagosian Gallery occupa uno spazio su Madison Avenue a New York e due gallerie a Chelsea disegnate da Richard Gluckman. Tra il 2000 e il 2004 ha aperto due spazi espostivi a Londra. Ultima nata: la galleria di Roma diretta da Pepi Marchetti Franchi.