La Stampa 16/12/2007, pag.23 Alain Elkann, 16 dicembre 2007
”Cari editori pubblicate troppi libri”. La Stampa 16 Dicembre 2007. Ciccaglioni, lei è partito nel ”64 a Roma con una bancarella alla Stazione Termini, oggi è titolare di venti librerie
”Cari editori pubblicate troppi libri”. La Stampa 16 Dicembre 2007. Ciccaglioni, lei è partito nel ”64 a Roma con una bancarella alla Stazione Termini, oggi è titolare di venti librerie. Un lungo viaggio in un mestiere appassionante? «Straordinario! Ho cominciato a sedici anni, a ventuno sono stato il primo a portare in edicola gli Oscar Mondadori, costavano 350 lire. A 28 anni nel ”73 ho comprato la prima libreria in viale Eritrea, nel ”78 la seconda in viale Libia. Nel 1980 Leonardo Mondadori portò dieci librai italiani negli Stati Uniti, a New York, a Chicago, a Boston per quindici giorni, fu straordinario, conobbi Liggio il presidente di ”Barnes and Noble”. Chiesi di lavorare con loro a New York per sei mesi e lì mi si aprì un mondo». Che cosa c’era di diverso a New York? «In America i librai indipendenti avevano creato un consorzio che li aveva resi un vero contraltare economico dei grandi gruppi editoriali. Negli anni Ottanta avevano 23 librerie, oggi sono 145. Questa struttura condiziona in misura significativa il mercato editoriale. Il nostro è un mestiere gratificante ma bisogna far tornare i conti, pensavamo che l’unione di librai con una forte professionalità potesse essere importante». Quest’anno dicono che c’è un incremento di vendita del 5 per cento di libri, è vero? «E’ presto per dirlo. Il reale venduto lo vedremo l’anno prossimo. Certo, nascono nuovi centri: quest’anno sono nate a Roma tre o quattro nuove librerie, io ne ho aperte due: una in un centro commerciale alle porte di Roma. Sebbene nello stesso centro commerciale ci sia anche una Fnac di mille metri quadrati, siamo partiti molto bene». Come sostenete la concorrenza? «Quello che conta per un libraio è l’accoglienza, la professionalità e il servizio. Noi abbiamo quattro librerie Ready di 60 metri quadrati che sopravvivono perché i libri esposti hanno il 15 per cento di sconto come è consentito dalla legge. Quando un cliente chiede un titolo, è facilissimo che venga ritrovato nella rete delle nostre venti librerie e consegnato il giorno dopo. Siamo specializzati: alle scuderie del Quirinale abbiamo la più grande libreria di libri d’arte di Roma. Abbiamo una libreria all’interno dell’ospedale Gemelli che è molto fornita per tutti i bisogni che hanno anche i medici. Apriamo l’8 gennaio una libreria dentro l’università Luiss, 4 mila studenti avranno un centro dedicato all’economia management e al marketing». Natale è il momento in cui si vendono più libri? «Le feste rappresentano dal 30 al 35 per cento del fatturato dell’anno. Una volta a Natale si regalavano la sciarpa, le scarpe, il maglione, ma oggi non è più così, anche perché il vestiario si può comprare ai primi di gennaio in saldo». Quali sono i suoi suggerimenti personali? «Penso che ogni persona serie dovrebbe leggere e vedere ”Shoa” di Claude Lanzmann, un libro più quattro dvd pubblicati da Einaudi con un intervento di Moni Ovadia. Un altro libro bellissimo è ”Trauma” di Patrick McGrath, lo stesso autore di ”Follia”. Per i bambini dai 6 agli 8 anni c’è ”Volevo un gatto nero” di Gallucci con un cd con una canzone che vinse nel 1969 lo Zecchino d’Oro. Un libro straordinario da regalare a Natale è quello di un cuoco inglese ”Oliver” che ha fatto un giro d’Italia alla ricerca di cucina tipica italiana pubblicato da Tea. Si legge come un romanzo. E poi ”Le memorie di Adriano” (Minimum Fax) e il dvd dello spettacolo che Albertazzi fa da vari anni ed è davvero straordinario». Quest’anno non c’è il «super libro» voluto da tutti. E’ così? «No, non c’è un titolo come il ”Codice da Vinci” del 2006, ma ci sono tantissimi libri eccellenti, il che è meglio perché così la gente viene in libreria e si può affidare anche al consiglio del libraio. Questo è il vantaggio delle librerie indipendenti». Lei ha due figli librai? «E’ una enorme soddisfazione, avevo sconsigliato loro di fare il mio mestiere perché per farlo bene bisogna dedicare tutta la vita, ma non è un lavoro e poi accanto c’è la vita. Però hanno voluto farlo lo stesso e per Daniele e Fabio è diventata la vita, dodici ore al giorno compresi il sabato e la domenica ma non è una vita buttata via perché dà moltissime soddisfazioni». Ma lei li legge, i libri che vende? «Certo che sì. Anche se non tutti, naturalmente. Ieri per esempio ho presentato il libro A chiare lettere pubblicato da Ponte Sisto di Goffredo Bettini. Per me è stata una scoperta nello sfogliarlo, mi sono rimaste impresse alcune pagine e sono stato veramente sedotto. Ci sono dei concetti straordinari, lui è un politico che parla di valori, di coraggio e ha una sensibilità, un’anima e una grande passione. Si capisce che c’è dietro un protagonista che non ha paura di parlare del suo intimo». Sia sincero, secondo lei si pubblicano troppi libri? «Assolutamente sì». Alain Elkann