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 2007  dicembre 16 Domenica calendario

Eco: «Racconterò la fine di Napoleone». Corriere della Sera 16 dicembre 2007. Una colazione da 108 sterline, in un luogo ottimo per il pesce e il cibo: J

Eco: «Racconterò la fine di Napoleone». Corriere della Sera 16 dicembre 2007. Una colazione da 108 sterline, in un luogo ottimo per il pesce e il cibo: J. Sheekey (Covent Garden, Londra). Meno adatto, vista la vicinanza tra i tavoli e la confusione, per intervistare uno degli intellettuali europei per eccellenza: Umberto Eco. Se ne duoleva un po’ della scelta del luogo ieri sul «Financial Times» Jan Dalley, arts editor del quotidiano britannico. Nonostante la conversazione tra aragoste e fish pie sia registrata, l’esperienza di decifrarla è definita «spacca orecchie». Anche perché davanti si ha un signore che ha alle spalle più di 40 libri a sua firma, su argomenti che includono «lavori accademici di semiotica, filosofia, critica letteraria come pure romanzi, giornalismo e recensioni». Ma che ama anche divertirsi e divertire con quello che studia, a cominciare dai giochi di parole. Un disagio che Eco deve aver compreso. Alla fine del pranzo, elegantemente – racconta il giornalista ”, temendo di non aver fornito abbastanza materiale per l’articolo, gli consegna un foglietto. Su quel piccolo pezzo di carta bianco estratto da una tasca, c’è un possibile scoop: il titolo del prossimo romanzo dello scrittore-intellettuale. E comincia proprio così il resoconto del pranzo che la sezione Arts&Life del «Financial Times» dedica settimanalmente a incontri con i protagonisti della cultura, e non solo, mondiali. Inizia cioè con la notizia che potrebbe fare il giro del mondo. Peccato che di titoli su quello scritto non ce ne sia uno soltanto, ma ben quattro: «The Last Night of Napoleon », «The Fall of Oscar Wilde’s House», «The Soul of Animal Revisited» e infine «Copericu’s Lover» (forse un refuso per Copernicu?). lo stesso Eco a definire il regalo un «ox» (un «bue» come capisce all’inizio il giornalista) o meglio, un «hoax », uno scherzo. Del resto Eco è appena atterrato a Londra dopo aver trascorso cinque giorni a New York. Quindi in pieno jet lag. E non ha nemmeno fame. E questo è un problema per la rubrica settimanale che oltre all’articolo comprende anche un boxino a pié di pagina con nome del ristorante, cibo, bevande ordinate e importo del conto. Eco, con uno sguardo, in pochi secondi scorre il menù e finisce per ordinare un’aragosta. La chiede servita senza olio né burro. La replica da parte del maitre è netta: verrebbe bruciata. E così arriva in un bel bagnetto di burro. Con l’acqua, l’autore del Trattato di semiotica ede Il nome della rosa, ordina del whisky, Macallan per la precisione. Non appaia strano, precisa: l’ha ordinato il dottore, il whisky infatti non contiene zucchero. I giochi di parole non ingannino. Anche in un ristorante affollato e rumoroso la capacità di Eco di viaggiare tra Kant e Croce, politica e televisione, alto e basso della cultura, resta intatta. Ecco quindi il divertimento maggiore nello scrivere ad esempio della bruttezza piuttosto che della bellezza «noiosa e prevedibile». Un divertimento alla base forse del successo mondiale del libro appunto Storia della Bruttezza. O, ancora, l’importanza del fascino «che può dipendere da uno sguardo, dal modo di muovere un dito». «Barbra Streisand ha un orribile naso, ma ha anche qualcosa d’altro, appunto fascino, sensualità». Quel fascino di cui dispongono leader politici come Berlusconi e Veltroni. Ed è lo stesso giornalista del «Financial Times» a confessare la difficoltà di capire quando l’indagine intellettuale in Eco lasci posto alla satira e persino alla «pura commedia». Come quando lo studioso propose una teoria sui computer basata sul fatto che i Mac della Apple fossero cattolici e invece quelli Ms-Dos fossero protestanti. Un gusto per il paradosso e per la battuta evidente alla fine del pranzo. Quando, cioè, Eco porta alla bocca un sigaro senza accenderlo. Una sorta di ultima spiaggia per chi ha passato una vita a fumare. Ma anche una splendida occasione per rispondere al temerario cameriere che ricorda la proibizione di fumare nei luoghi pubblici: «Non si preoccupi non è tabacco, è solo cocaina». Daniele Manca