Nello Ajello, la Repubblica 15/12/07, 15 dicembre 2007
SULLA DOLCE VITA, CON UN EPISTOLARIO FLAIANO-FELLINI
e quattro lettere che qui pubblichiamo rientrano nell´ampia corrispondenza che si scambiarono Ennio Flaiano e Federico Fellini tra gli anni Cinquanta e Settanta e che rispecchia un´amicizia, rimasta sempre salda fra i due nonostante qualche incomprensione. Le lettere provengono dal fondo Flaiano della Biblioteca Cantonale di Lugano e sono apparse, insieme ad altre, sulla rivista La Nuova Antologia nel numero del gennaio-marzo 1991.
Il regista e lo scrittore sono colti in vari momenti di pausa o di «stanchezza» della loro collaborazione. La prima missiva firmata da Fellini, e priva di data, va collocata fra il ´56 e il ´57, corrispondendo alla lavorazione del film Le notti di Cabiria e alla pubblicazione, da parte di Flaiano, del Diario notturno, già apparso a puntate sul Mondo. Fellini, che dei due è il più espansivo, ha ricevuto il libro dell´amico e coglie l´occasione per manifestargli affetto. E´ viva ammirazione quella che Flaiano esprime nella lettera che indirizza a Fellini l´8 febbraio del ´69. Ha rivisto dopo dieci anni La dolce vita, e ne è rimasto «affascinato». Un effetto analogo gli farà, otto mesi più tardi, la visione del film Satyricon. Qui Fellini si misurava con il mito di Roma antica attraverso metafore spettacolari dalle quali lo scrittore si dice «deliziato». Mi è sembrato di vincere un Oscar, o addirittura di più: così Fellini lo ringrazia per i suoi giudizi. E´ appena il caso di ricordare che, per Le notti di Cabiria come per La dolce vita, Fellini si era valso dell´apporto decisivo di Flaiano sceneggiatore. Bernardino Zapponi, nominato nella seconda lettera di Flaiano, aveva "scritto" il Satyricon insieme al regista.
Un breve salto, siamo al dicembre del ´70. Flaiano soffre di cuore ed è ricoverato in clinica. E l´amico regista gli invia un biglietto colmo di tristezza, prendendo spunto anche stavolta dall´uscita d´un libro, Il gioco e il massacro, che raccoglie due racconti lunghi di Flaiano. Il mittente vorrebbe «scherzare un po´» con il destinatario. Capisce, però, che adesso non è il caso. Flaiano sarebbe morto il 20 novembre 1972 - trentacinque anni fa - in seguito a un nuovo attacco di cuore. L´anniversario sarà ricordato stasera nella sala delle conferenze dell´Auditorium di Roma, in un convegno coordinato da Andrea Purgatori, con la partecipazione, fra gli altri, di Lina Wertmuller, Guido Ceronetti, Giuliano Montaldo, Enrico Vanzina e Masolino D´Amico. Verrà presentato un filmato di Adriano Pintaldi su Flaiano e il cinema. Seguirà alle 21, nella sala Petrassi, Il Minore, ovvero preferirei di no, uno spettacolo di Jacopo Gassman e Luca Sossella.
Caro Enniotto, ti cerco da tanto tempo ma non ti trovo più. Mi vieni in mente spessissimo specie quando mi guardo allo specchio (...) e sento il bisogno di una chiacchierata inutile con te, di un giro in macchina di notte, di una confessione sgangherata sugli ultimi guai di questi ultimi tempi. Ho ricevuto il tuo libro proprio adesso e mi sono commosso. E io che non scrivo mai ti scrivo per dirti che ti voglio bene.
Carissimo sciagurato, dove stai? A Fregene? Perché non mi telefoni tu qualche volta? Lunedì sera (che sarebbe dopodomani) comincio il film, a via Veneto, l´uscita dal tabarino con Giulietta e Nazzari. Arrivo al primo giro di manovella proprio sfinito e svogliato come non mi è successo mai. Ti confesso che parto proprio allo sbaraglio perché non ho più pensato al film, aspettando sempre un nuovo produttore rimandavo tutto, e così quando questo è arrivato sul serio, io mi sono trovato sfiduciato e stanchissimo e con la testa vuota. Come mi piacerebbe stare dentro l´acqua di Fregene (...).
Bene fratellino, copriti non prendere freddo (...).
Tuo Federico
8 febbraio ´69
Caro Federico,
ieri ho rivisto La dolce vita. Ti confesso che c´ero andato col lugubre presentimento di trovare tutto abbastanza offeso dal tempo, e che all´ultimo momento stavo per filarmela. Era una proiezione privata ed eravamo in sei persone, tutte col mio problema. Dio mio, La dolce vita, dieci anni dopo, proprio al limite del passato! Del passato-che-torna, come per le prostitute che hanno sposato l´ingegnere e il pappone viene a ricattarle, spingendole al suicidio.
Invece sono caduto nel film come se non l´avessi mai visto prima. Appassionante, pieno di una realtà che ancora adesso si sta decifrando, un film poi che lascia storditi per l´abbondanza e la precisione dei motivi, dei personaggi e delle storie che s´intrecciano come in un grande telaio, e ognuna completa l´altra.
Insomma un romanzo, non un racconto. Ma queste cose le sai già.
Credo che resti la tua opera più viva in questo senso, proprio per la carica di pietà e di ansia per un mondo che sta uscendo dai binari e affretta il momento della disperazione. Ma anche per la grande libertà narrativa e per la forza, l´ironia e il distacco che ti hanno evitato compiacimenti. Tu stavi scoprendo in quel momento una realtà che gli altri non vedevano, e la raccontavi tutta coi suoi possibili futuri sviluppi. Io penso che per festeggiare i dieci anni della Dolce vita dovresti interessarti di farne fare una nuova edizione e presentarla. Sarebbe molto utile ai nuovi registi che non ti conoscono perché allora avevano dieci anni (...).
Non ho altro da dirti. Ti auguro buon lavoro e ti abbraccio.
Ennio Flaiano
23 ottobre 1969
Caro Federico,
approfitto della fine dello sciopero postale per dirti che ho visto il tuo Satyricon e che mi ha colpito, meravigliato, tenuto sveglio e, in fondo, deliziato. Non ci manca niente. Me lo sognerò spesso e volentieri. So che si potrebbero discutere certe soluzioni, ma hai raggiunto l´essenziale: la continua drammaticità dei mostri, cioè di noi stessi. Le persone che uscivano dal cinema e dicevano: «A me non è piaciuto» sembravano uscire in realtà dal film.
Mi pare giusto, per la vecchia amicizia che ci disunisce, dirti queste cose e mi auguro che anche tu l´intenda nel modo giusto.
Un caro abbraccio e i miei complimenti anche a Bernardino Zapponi.
Tuo Ennio Flaiano
31 ottobre 1969
Ennio caro,
dirti che il tuo biglietto mi ha fatto più piacere che ricevere un Oscar sembrerebbe un po´ esagerato; ma è la verità e te lo devo dire proprio in nome di quella vecchia amicizia che ci disunisce (come dici tu) ma che però non è stata mai intimamente rinnegata (aggiungo io).
Non credi che dovremmo vederci e stare un po´ insieme? Da anni ti penso sempre con un sentimento di stupore e non so darmi risposta al nostro comportamento. Ma perché non ci siamo più visti? (...)
A presto caro amico.
Ti abbraccio tuo Federico
29 dicembre ´70
Caro Ennio,
spero proprio che quando questo biglietto ti raggiungerà tu stia meglio. Ho letto i tuoi due racconti che mi hanno fatto compagnia in due notti che non dimenticherò, perché la mattina avevo ricevuto il tuo libro e il pomeriggio stesso qualcuno alla libreria Bocca mi aveva detto che stavi male ma che non sapeva dove ti trovavi.
Il tuo libro è molto bello, e sono convinto che dovrai guarire presto per i pensieri di simpatia, di amicizia, di stima, di affetto che tutti i lettori, amici e sconosciuti, avranno rivolto all´autore.
Mi piacerebbe venirti a parlare e stare un po´ lì con te per dirti tutto quello che si può inventare in una clinica di notte (...)
Ti abbraccio, caro Ennio, e arrivederci a presto.
Tuo Federico