Pietro Citati, la Repubblica 15/12/07, 15 dicembre 2007
Secondo il racconto della Genesi, il quinto giorno della creazione Jahve Elohim fece brulicare le acque di grandi serpenti acquatici, mentre grandi volatili battevano le ali nel firmamento dei cieli
Secondo il racconto della Genesi, il quinto giorno della creazione Jahve Elohim fece brulicare le acque di grandi serpenti acquatici, mentre grandi volatili battevano le ali nel firmamento dei cieli. Il sesto giorno, Egli fece uscire dalla terra gli animali selvaggi e domestici, e i rettili. Quindi creò l´uomo: sia a propria immagine e somiglianza sia colla polvere del suolo; e condusse fino a lui tutti gli animali dei campi e i volatili del cielo e i serpenti acquatici. In quel momento, commise un errore imperdonabile. Non nominò egli stesso gli animali, sebbene sapesse immaginare nomi bellissimi, come Behemot e Leviatan. Ordinò all´uomo di inventare i nomi delle creature viventi, sia che volassero, nuotassero, strisciassero o camminassero sulla superficie della terra. Fu un segno terribile. Col dono dei nomi, Dio volle che il mondo animale appartenesse per sempre all´uomo, come suo possesso esclusivo. Tutti, o quasi tutti i disastri della storia umana, dipesero dall´incauto dono dei nomi. L´uomo immaginò di essere il centro e il culmine della creazione, come se i coleotteri, gli usignoli, i passeri, i leoni, i gatti, gli storioni, i bradipi dovessero guardare soltanto verso di lui. Immaginò di essere l´unico a possedere l´anima, la bellezza, la sensibilità e l´intelligenza. Dimenticò che i pini e le querce hanno una bellezza alla quale egli non può nemmeno aspirare: dimenticò che i cani e i gatti posseggono un´intelligenza e una sensibilità, che molto spesso egli ignora. E cominciò ad esercitare il suo potere. Siccome era il signore della creazione, schiacciò gli animali sotto il suo piede. Abbatté gli alberi, uccise le tigri e i leoni, divorò i buoi e i pesci, salì sulla schiena dei cavalli per combattere altri uomini, si divertì a cacciare gli uccelli. Nulla sfuggì al suo preciso e malvagio occhio di predatore. A differenza dei Greci, la Bibbia ignora l´età dell´oro: il momento prima del tempo, in cui gli uomini vivono pacificamente accanto agli animali, la terra genera spontaneamente ogni frutto, le querce stillano miele, il lupo e l´agnello bevono l´acqua allo stesso ruscello, nessuno ara i campi, nessuno coltiva la vite. Solo muovendo da questa grandiosa utopia, l´uomo può immaginare la giusta vita insieme agli animali. Invece la Bibbia conosce soltanto il processo catastrofico della storia: Jahve caccia l´uomo dall´Eden, i cherubini ne difendono l´accesso con la "fiamma della spada guizzante", Caino uccide Abele e costruisce la prima città, Tubal Qain insegna a foggiare il rame ed il ferro, le acque del Diluvio salgono sopra le montagne, Noè si chiude nell´Arca, un effimero arcobaleno tenta di stringere in un patto Dio, gli uomini e gli animali, viene costruita la Torre di Babele, Dio confonde le lingue e disperde gli uomini sulla superficie della terra... * * * Col passare dei secoli, l´uomo ha esteso il possesso e la tortura agli animali fino a un punto intollerabile. Il massacro dei bisonti nelle grandi pianure americane, avvenuto nei secoli scorsi, sembra oggi un episodio idilliaco, una favola per bambini. Con una passione apocalittica e un giusto odio verso gli esseri umani, Margherita d´Amico ha appena scritto un libro tremendo (La pelle dell´orso, Mondadori, p. 136, euro 14) sul rapporto odierno tra uomini e animali. Qualche volta, leggendo il suo libro, non si osa credere ai propri occhi. Milioni di foche uccise a randellate nel Canada: mucche rinchiuse in capanni, dove non possono muoversi, col muso rivolto alla mangiatoia dove vengono di continuo rovesciati mangimi stimolanti: mucche che muoiono a tre anni, sfinite dall´allattamento, mentre potrebbero viverne quaranta: vitelli attaccati a poppatoi artificiali, e ingrassati a forza: mucche che muoiono dal dolore con le mammelle che scoppiano per la mancata mungitura: vitelli atrofizzati, che a quattordici mesi non possono camminare: polli che non conoscono né sole né notte, ma ventiquattro ore di luce artificiale, e raggiungono il peso giusto a trentacinque giorni dalla nascita, quando vengono uccisi: galline ovaiole col becco tagliato da una lama rovente: trentacinque milioni di pulcini maschi uccisi, ogni anno, in Gran Bretagna: orsi torturati, per estrarne la bile, così da produrre una pomata contro le emorroidi; cani e gatti cinesi bolliti vivi perché le sofferenze rendono (così si crede) più appetitose le carni... Nessuno ricorda mai che foche, vitelli, galline, mucche, cani, gatti sono creature vive come gli esseri umani che si cibano di loro, fino a gonfiarsi come polli sovralimentati. * * * In un passo dell´Epistola ai Romani, Paolo scrisse che tutta la creazione – non solo noi ma gli alberi, i cavalli, i pesci, i serpenti, gli uccelli – era stata condannata alla corruzione per colpa del peccato di Adamo. Nei suoi tempi – egli aggiungeva – la creazione viveva "nel gemito e nella sofferenza" aspettando la liberazione, come una donna aspetta il parto, mentre lo Spirito Santo intercedeva per tutti, uomini ed animali, con "gemiti senza parole". Egli pensava che la liberazione definitiva fosse prossima: tutti sarebbero stati liberati per sempre dalla colpa, diventando figli di Dio – tutti, gli uomini, gli alberi, i cavalli, i pesci, i serpenti, gli uccelli -; egli ne era certo, come era certo del gemito senza parole, con il quale lo Spirito Santo aiutava la redenzione. Quell´oscuro gemito divino – quella grandiosa e dolorosa parola senza parole che noi, oggi, non riusciamo nemmeno a immaginare, e che pure risuonò e fu ascoltata da Paolo – era la garanzia della salvezza; perché Dio non poteva permettere che la natura innocente gridasse invano la propria sventura. Ma la liberazione, sebbene prossima, non era ancora avvenuta. Noi, ripeteva Paolo, siamo salvi soltanto nella speranza, e dobbiamo attendere il giorno di Cristo. Quando leggiamo le storie delle torture agli animali, che Margherita d´Amico racconta con tanta passione, ci chiediamo se la liberazione definitiva del mondo sia davvero compiuta: se l´alleanza, che gli uomini hanno infinitamente violato, tra Dio, gli uomini e gli animali, sia stata veramente ristabilita, come dopo il Diluvio, quando l´arcobaleno apparve tra le nuvole. O invece la redenzione è rimasta incompiuta? E noi, e con noi gli animali, viviamo ancora "nel gemito e nella sofferenza", proprio perché facciamo gemere e soffrire terribilmente gli animali, ai quali abbiamo dato il nome? E Cristo deve scendere di nuovo nel mondo, chissà quando, chissà dove, compiendo la salvezza incompiuta della creazione?