Note: [1] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 13/12; [2] Maurizio Crosetti, la Repubblica 15/12; [3] Giancarlo Galavotti, La Gazzetta dello Sport 15/12; [4] Enrico Franceschini, la Repubblica 15/12; [5] Roberto Beccantini, La Stampa 13/12; [6] Claudio Gr, 15 dicembre 2007
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 17 DICEMBRE 2007
Oggi a Londra, con una conferenza stampa a Soho Square, quartier generale della Football Association, sarà presentato Fabio Capello, dal prossimo 7 gennaio allenatore della nazionale di calcio inglese, «la terza carica dello Stato dopo la Regina e l’affittuario di Downing street» (Mario Sconcerti). [1] «Là si dice manager: di inglese gli è rimasta almeno la parola» (Maurizio Crosetti). [2] Contratto di due anni più due: dopo i mondiali del 2010 le parti avranno dieci giorni di tempo per decidere se continuare fino agli europei del 2012 (gli inglesi non si sono qualificati per quelli che si disputeranno la prossima estate in Austria e Svizzera).
Stipendio: 4,8 milioni di euro l’anno, più ricchi premi in base ai risultati. [3] Esordio in panchina il 7 febbraio, a Wembley in amichevole contro la Svizzera. [4]
Per gli inglesi è una bella botta. Crosetti: «Consegnarsi all’Italia è una specie di umiliazione». [2] Roberto Beccantini: « il loro 8 settembre: la resa di fronte al fallimento più mortificante, l’armistizio siglato con i discendenti di Giulio Cesare e Al Capone». [5] La formula, per niente in saldo, è quella del ”prendi uno e paghi cinque”. Enrico Franceschini: «Di italiani, Capello ne porta con sé tre, e sono tutti suoi fedelissimi, gente che fa parte del suo staff da anni, Franco Baldini come direttore sportivo, Italo Galbiati come vice allenatore vero e proprio, Massimo Neri come preparatore atletico (e non è escluso, secondo le indiscrezioni, che ne arrivi un quarto, Franco Tancredi come allenatore dei portieri)». [4]
Più che un contratto, un’emigrazione in massa. Franceschini: «’The Italian mob” era perciò il titolo sulle prime pagine sportive della maggior parte dei quotidiani britannici, venerdì mattina, con le anticipazioni della svolta: un gioco di parole ironico, o un po’ offensivo, perché ”mob” in inglese vuol dire ”folla”, nel senso di moltitudine in tumulto, plebaglia, teppaglia, ma nello slang del cinema e della criminalità vuol dire anche ”mafia”». [4] Crosetti: « quasi una nemesi: dopo averci guardato dall’alto in basso per cent’anni e passa, gli inglesi si arrendono a quelli che giocano brutto, sporco e chiuso, però vincono. E scelgono il primo italiano che in campo fu capace di batterli a Wembley» (1-0 con un suo gol il 14 novembre 1973). [2]
Fabio Capello è «un uomo fermo, molto ambizioso, molto corretto, molto sicuro e ben disposto al perdono di se stesso. Un grande conoscitore di calcio e di grandi calciatori. Uno che parla una volta e poi dà per dato, chi non capisce per favore faccia un passo indietro qualunque sia il suo ingaggio. Un vero snob nato a Pieris, in Friuli, ”dalla parte giusta dell’Isonzo” (’dall’altra erano slavi comunisti”)» (Sconcerti). [1] Mamma Evelina (87 anni il 18 novembre), sorella del Mario Tortul che giocò con Sampdoria e nazionale: «Noi siamo bisiàchi, non furlani. C’è una bella differenza». Secondo l’opinione comune il termine deriva dal latino «bis aquae», due acque, a indicare la gente compresa tra i fiumi Isonzo e Timavo. Silvano Cosolo, studioso locale: «Una leggiadra invenzione del fascismo. Il termine deriva dal termine slavo ”bezyak”, senza terra. I popoli, che fuggivano davanti alle invasioni, dei musulmani o dei barbari, si trovavano davanti la barriera dell’Isonzo ed erano costretti a fermarsi...». [6]
Il padre Guerrino, calciatore dilettante morto 24 anni fa, «vide la luce in Ungheria, quando i suoi, sudditi del Kaiser, sfollarono durante la Grande Guerra. Dopo aver combattuto in Croazia – con l’Esercito, non con le Camicie Nere – fu preso dopo l’8 settembre e portato in un lager polacco» (Claudio Gregori). Tornò a casa nel settembre 1945: nove mesi dopo, il 18 giugno 1946, nacque il neo ct inglese. [6] Germano Bovolenta: «1958. Il papà, maestro elementare del paese, lo porta a Ferrara, in prova alla Spal. Un viaggio lungo, corriera e poi la littorina. Fabio ha dodici anni, è magro e alto. Il commendator Paolo Mazza dice al maestro Guerrino Capello: ”Suo figlio ha discrete qualità, se continua, lo fa con noi della Spal. D’accordo?”. ”D’accordo”, dice il maestro Guerrino. ”Mi dà la sua parola?”, insiste il commendatore Mazza. ”Va bene, presidente. La mia parola”, dice il maestro». [7]
Un giorno arriva Gipo Viani, un omone, direttore tecnico del Milan campione d’Italia. Bovolenta: «Il Milan di Lorenzo Buffon e Cesare Maldini, di Liedholm, Schiaffino e Altafini. Gipo è sbrigativo: ”Caro maestro, suo figlio ci interessa abbiamo deciso di prenderlo...”. Il maestro allarga le braccia: ”Mi dispiace, io sono in parola con la Spal”. Gipo Viani insiste, gli parla di Milano, degli studi, Milan l’è un gran Milan, il grande calcio. ”Non posso”, sospira il maestro. Allora Viani alza la voce: ”Mi ascolti, Capello, inventi una scusa, dica a Mazza che quel giorno era confuso. Dica quello che vuole, che aveva alzato il gomito, bevuto un bicchiere di più”. Il maestro scatta in piedi e con tono fiero congeda l’omone Gipo: ”Mi dispiace, signore, ma io, e lo ripeto per l’ultima volta, ho dato la mia parola alla Spal”». [7]
Fabio Capello è stato un ottimo calciatore (centrocampista). Dopo aver giocato con Spal e Roma, vinse tre scudetti con la Juve (1972, 1973, 1975) e uno col Milan (1979). In nazionale, oltre al famosissimo gol di Wembley, aveva già segnato contro l’Inghilterra il 14 giugno del 1973 a Torino, quando gli azzurri sconfissero per la prima volta nella storia i maestri inglesi (le 8 sfide dei quarant’anni precedenti si erano concluse con quattro sconfitte e quattro pareggi, ed era un’Italia già due volte campione del mondo). In panchina ha vinto ancora di più: quattro scudetti (1992, 1993, 1994, 1996) e una Champions League (1994) col Milan, uno scudetto con la Roma (2001), due campionati spagnoli col Real Madrid (1997, 2007), e i due scudetti con la Juve (2005, 2006) che lui continua a contare nonostante siano stati cancellati dall’albo d’oro causa ”moggiopoli”: «Li avevamo vinti sul campo. Meritatamente. Se poi un giorno hanno messo lì un certo signor Rossi e costui ha deciso in un’altra maniera, cavoli suoi». [8]
Adesso Capello si fa carico delle attese dei più disperati tifosi di calcio del pianeta. [9] Beccantini: «Gli inglesi sono i signori che hanno inventato il calcio, promuovendolo al di là e al di qua dell’Atlantico, ignari dell’adrenalina che avrebbero distribuito e dell’oppio nel quale si sarebbero rifugiati. Europei vinti, zero. Mondiali, uno. E in quel modo, poi: in casa e con il più fantasma dei gol fantasma, il terzo di Hurst ai tedeschi, nella finale del 1966». [5] Gianni Mura: «Perché Capello piace tanto agli inglesi? La prima risposta è brutale: perché non sapevano dove andare a sbattere, avevano bisogno di un grosso nome e con mister Fabio ce l’hanno. Dopo le scuffie rimediate con Mc Claren, non era il caso di insistere sul prodotto nazionale. Poi, perché Capello è cosmopolita, è il Cabernet Sauvignon degli allenatori: dove lo metti, sta, e dà frutti». [9]
Capello deve insegnare all’élite dei giocatori inglesi come tornare a vincere. Il Times: «Dev’essere il fratello maggiore che impedisce ai bulli di prenderci a botte». [10] Come è possibile che gli inglesi con quattro squadre tra le 16 qualificate agli ottavi di finale di Champions League (record, Italia e Spagna ne hanno tre), siano messi così male? Guido Santevecchi: «L’Economist, settimanale-bibbia della business community globale, ha analizzato i tabellini delle qualificazioni e ha osservato che su 32 club europei c’erano in campo solo 10 giocatori inglesi, rispetto a 50 brasiliani e circa 30 italiani». [11] Mura: «Se è vero che due settimane fa su 240 titolari in campionato c’erano solo 74 inglesi, mi sa che Capello avrà poco da divertirsi». [9] Sconcerti: «Senza giocatori non vince né lui né altro. Con i giocatori, lui vince. Il problema, adesso, temo sia dell’Inghilterra». [1]
I giornali inglesi hanno occupato decine di pagine (sette il solo Times) in analisi e giochi di parole di benvenuto per il salvatore italiano. Santevecchi: «E siccome tutti hanno un soprannome nei titoli della stampa di Londra, Capello ha già il suo: Fab, che non sta solo per Fabio, ma nei sogni vale Fabulous». [12] Sconcerti: «Gli inglesi non hanno giornali sportivi, ma hanno i tabloid, i famosi giornali nazional-popolari. D’altra parte in Italia non abbiamo i tabloid perché abbiamo ottimi giornali sportivi. Vanno cioè giù molto più piatti di noi, presuppongono una confidenza e una libertà che in Italia per fortuna non abbiamo. La vita di un c.t. è come quella del capo di uno Stato, viene passata al filtro di qualunque pettegolezzo. Difficile sapere cosa troveranno le orde di giornalisti britannici già annunciati sul nostro territorio per scavare nel passato di Capello». [1] Crosetti: « più facile far diventare simpatico Capello che stanarlo con uno scandalo». [2]
I media hanno già cominciato a scavare senza remore. Giancarlo Galavotti: «Su cinque quotidiani, dal Sun al Times, la foto di Capello in tutù, al circo di Roma nel 2003. ”Tiranno in tutù”, lo definisce il Daily Mail. L’Express pronostica: giocherà con il fuor-four-tutu (4-4-2-2). L’Independent lo mette in cattiva luce. Perché ha votato per Berlusconi, ammira Papa Ratzinger e i metodi organizzativi del generalissimo Franco». [13] Franceschini: «Il Daily Mirror gli ha dedicato una pagina sotto il titolo ironico ”l’ala destra”, ripescando le sue dichiarazioni sul ”bene” che il franchismo ha fatto alla Spagna, rese in un’intervista a Repubblica che scatenò subito le polemiche. ” un fan del demonio fascista Francisco Franco”, taglia corto il quotidiano londinese». [14]
Furono i tabloid l’argomento citato dal coach brasiliano Felipe Scolari (campione del mondo 2002, adesso sulla panchina del Portogallo) nel rifiutare l’eredità di Eriksson dopo i Mondiali in Germania (2006). Franceschini: «Non voleva sentirsi braccato, insieme alla sua famiglia». [14] Beppe Severgnini: «Molti uomini di calcio italiani si lamentano dei nostri giornali sportivi: non sanno di cosa sono capaci i tabloid inglesi, se sentono odore di sangue (mediatico). Se Capello porterà – com’è probabile – i bianchi d’Inghilterra a Sudafrica 2010, verrà lasciato in pace. Ma, al primo intoppo serio, sappia che scaveranno dovunque e ricorderanno tutto. Sì, anche che alla Juve sono stati tolti due scudetti, e perché». [15]