Giuseppe Remuzzi, Corriere della Sera 15/12/2007, 15 dicembre 2007
Staminali? Staminali embrionali? Staminali adulte? Cellule adulte che diventano embrionali? Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo
Staminali? Staminali embrionali? Staminali adulte? Cellule adulte che diventano embrionali? Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo. Proprio ieri Cell Stem Cell ha pubblicato il lavoro di un gruppo di Milano guidato da Yvan Torrente. Hanno visto che cellule staminali prese da ammalati di distrofia muscolare si possono riparare e sono capaci di curare la distrofia in un modello animale. E c’è un’altra notizia: topi con una grave forma di anemia guariscono con le loro stesse cellule, cellule adulte che tornano embrionali. Ma andiamo con ordine. Shinya Yamanaka aveva già ottenuto cellule embrionali a partire da cellule adulte nel topo, adesso l’ha fatto nell’uomo. Riportare le cellule adulte allo stato embrionale consentirà di creare in laboratorio i 220 tipi di cellule del nostro corpo. Così si ripareranno organi e tessuti e senza rigetto perché la cellula da cui si parte viene dallo stesso ammalato che si dovrà curare. S’è detto (e scritto) che con questa tecnica non ci sarà più bisogno di cellule embrionali. Sarà davvero così? Non per ora, per lo meno. Per riprogrammare le cellule adulte gli scienziati hanno trasferito nel nucleo delle cellule della cute certi geni che si associano allo sviluppo dell’embrione. Ne bastano quattro. I quattro geni modificano la cellula da cui si è partiti che così acquisisce caratteristiche delle cellule embrionali. Nessuno però sa oggi come e perché questo succeda. Le cellule così modificate, però, hanno alta probabilità di trasformarsi in cellule tumorali. Per trasportare i geni dentro le cellule e consentirgli di integrarsi nel Dna servono dei virus (retrovirus e lentivirus), che possono provocare tumori. E non basta: uno dei quattro geni è un oncogene, di quelli che si associano allo sviluppo di tumori. Ma proprio in questi giorni gli stessi ricercatori sono stati capaci di ottenere cellule pluripotenti senza bisogno di utilizzare oncogeni. Questi sistemi però sono poco efficienti. I giapponesi hanno avuto bisogno di trasferire i geni che servono a riprogrammare le cellule adulte migliaia di volte per averne una che li esprimesse. chiaro che un’attività così per ora non ha nessuna probabilità di essere usata in clinica. Ian Wilmut, che ha clonato Dolly, avrebbe dichiarato che questi studi rendono obsolete le ricerche sul trasferimento nucleare. Ma abbandonare queste ricerche sarebbe un errore. Adesso studiare gli embrioni è più importante che mai. Si dovrà capire se le cellule embrionali che derivano da quelle adulte funzionano davvero come cellule embrionali, e per quanto sono capaci di rimanere pluripotenti, e come si fa a orientarle verso gli organi che ci interessa di riparare. Fino ad allora – scrive il Lancet – la ricerca sulle cellule embrionali deve continuare. Ed ecco un altro grande passo avanti, sempre di questi giorni. Negli Usa gli scienziati hanno reso embrionali cellule della cute di topi malati di una forma di anemia, che assomiglia alla talassemia dell’uomo. Hanno sostituito il pezzo di Dna malato con Dna normale e le hanno guidate verso il midollo osseo con un altro trasferimento di geni. Il midollo si è ripopolato di cellule normali ed è stato capace di produrre globuli rossi normali. Così gli animali sono guariti. davvero un risultato importante che fa sperare che un giorno si possa guarire la talassemia dell’uomo. Per ora la cura della talassemia – in Italia ci sono almeno settemila ammalati – è il trapianto di midollo, ma solo il venti percento degli ammalati ha fratelli o sorelle sani che possono essere donatori senza che questo dia luogo a gravi episodi di rigetto. E anche quando c’è un buon donatore, spesso questi trapianti non funzionano. Ci sono complicazioni gravi che possono anche portare a morte soprattutto quando il tessuto trapiantato aggredisce quelli dell’ospite. Con il trapianto di cellule indotte a essere pluripotenti, tutto questo sarà superato. Le cellule dal punto di vista genetico sono identiche a quelle dell’ammalato, di fatto sono le sue cellule, così problemi di rigetto non ce ne saranno più. Prima di poter curare la talassemia si dovranno superare ancora molti ostacoli, ma dati così in un modello animale che riproduce bene la malattia, indicano che ci si arriverà, forse anche molto presto.