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 2007  dicembre 20 Giovedì calendario

I profitti? Vanno in fumo. L’Espresso 20 dicembre 2007. Non fuma, è un convinto sostenitore delle ragioni dei salutisti anti-nicotina - sempre che ci si attenga al buon senso - e se dovesse vedere il figlio quindicenne con una sigaretta in bocca lo sbatterebbe, metaforicamente parlando, fuori di casa

I profitti? Vanno in fumo. L’Espresso 20 dicembre 2007. Non fuma, è un convinto sostenitore delle ragioni dei salutisti anti-nicotina - sempre che ci si attenga al buon senso - e se dovesse vedere il figlio quindicenne con una sigaretta in bocca lo sbatterebbe, metaforicamente parlando, fuori di casa. Chi meglio di lui può curare gli interessi della British american tobacco, una delle più importanti aziende produttrici di ’bionde’ nel mondo? Devono averla pensata così ai piani alti della multinazionale delle Lucky Strike e delle Pall Mall, perché Francesco Valli, già amministratore delegato della filiale italiana del colosso britannico del tabacco è stato nominato capo dell’intera area sud-est Europa, una delle quattro macroregioni in cui la Bat ha voluto suddividere il Vecchio continente, entrando così nel board europeo del gruppo con la carica di vicepresident.  stato lui ad agguantare, come dice a ’L’espresso’, "l’ultima occasione di acquisire quote di mercato nell’Europa occidentale", rilevando nel 2003 e integrando nella Bat Italia il produttore delle MS, l’Ente tabacchi, con un investimento di 2 miliardi di euro. C’era lui al timone quando l’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia ha deciso che la minoranza dei fumatori non poteva più accendersi la sigaretta nei locali pubblici. Una legge che nel giro di un anno "ha ridotto il mercato del 5 per cento, anche se nel 2006 è risalito dell’1 per poi assestarsi a un più fisiologico meno 1 per cento medio". Due esperienze che hanno sicuramente segnato il cammino professionale del quarantaquattrenne cesenate. Dall’Eti la Bat si è portata dietro una pesante eredità: lo scorso 5 novembre la Cassazione ha condannato la British american tobacco a risarcire con 200 mila euro un insegnante morto di cancro al polmone nel 1991 dopo aver fumato per 40 anni un pacchetto al giorno. Per l’Italia si è trattato del primo risarcimento dei danni da fumo. Preoccupato? "No. Si è trattata dell’unica sentenza in appello che ha preso questa direzione ma ce ne sono diverse altre in prima istanza e alcune anche in appello che hanno dato sentenza opposta". E la class action? "Quella nostra all’amatriciana? un disastro, bisogna metterci mano con serenità". Una seconda eredità pesante è la multa da 20 milioni di euro inflitta dall’Antitrust e confermata proprio martedì 11 dicembre dalla Corte di giustizia Ue per aver costituito tra il 1999 e il 2001 un cartello con la Philip Morris. L’operazione di integrazione è stata portata a termine: dall’Ente tabacchi la Bat ha ereditato cinque stabilimenti di sigarette e due di sigari, questi ultimi ceduti insieme al marchio ’Toscano’. Tre fabbriche di sigarette sono state chiuse, una è stata venduta mentre nella quinta, quella di Lecce, da inizio 2008 verrà concentrata tutta la produzione italiana (con 300 dipendenti, il 50 in più di oggi). Alla fine alla Bat Italia lavorano 900 persone in meno: "Abbiamo trovato una soluzione che prevedesse un impatto occupazionale zero", assicura Valli. Uno sforzo che permetterà di mantenere a fine anno alla filiale italiana - la terza al mondo per il gruppo britannico - una crescita dei profitti a doppia cifra, in linea con quelli della casa madre. Laureato in Ingegneria chimica e Filosofia con un MBA, Valli ammette: "Fumare fa male e fa male il fumo passivo. giusto che sia permesso fumare solo nei locali dotati di aspiratore. Ma la legge Sirchia ha risentito dell’integralismo di chi l’ha emessa perché i parametri di aerazione previsti per persona sono troppo alti. E infatti solo l’1 per cento dei locali italiani si è potuto dotare di un aspiratore della portata richiesta. Costano troppo". ANTONIO MARINI