Panorama 13/12/2007, pag.198 CHIARA PALMERINI, 13 dicembre 2007
Cibo, sesso & potere il duro mondo dei macachi. Panorama 13 dicembre 2007. A Nuova Delhi i macachi imperversano da anni
Cibo, sesso & potere il duro mondo dei macachi. Panorama 13 dicembre 2007. A Nuova Delhi i macachi imperversano da anni. Il resto del mondo l’ha saputo poche settimane fa, quando il vicesindaco della capitale indiana è morto cadendo da un balcone del terzo piano da cui stava cercando di cacciare alcune di quelle scimmie moleste. Delhi, da quando la campagna e il verde hanno lasciato il posto agli edifici (la città acquista mezzo milione di nuovi residenti l’anno), è diventata l’habitat di 20 mila macachi reso. Le scimmie fanno le loro scorribande per le strade, si dondolano dai parapetti e dai monumenti del centro storico, si intrufolano nei palazzi presidenziali, rubano cibo, spaventano la gente sui vagoni della metropolitana e, qualche volta, la aggrediscono. Negli ultimi tre anni, hanno morso a Delhi 2 mila persone. La notizia di Delhi non meraviglia Dario Maestripieri, che insegna biologia comportamentale all’Università di Chicago e da più di vent’anni osserva e studia i macachi in giro per il mondo. "Conoscendo queste scimmie e la situazione in questi paesi, era semplicemente inevitabile che le cose andassero a peggiorare". Maestripieri ha appena scritto un libro sui macachi e la loro intelligenza opportunistica che, come il Principe di Niccolò Machiavelli, usano quotidianamente nella conquista e nella gestione del potere. Il libro si intitola L’intelligenza macachiavellica. Il sottotitolo spiega dove vuole andare a parare: "Come i macachi reso e gli umani hanno conquistato il mondo". Parlando di scimmie, si parla di noi. solo un caso che la notizia delle scorribande delle scimmie a Delhi sia uscita sui giornali in contemporanea con il saggio, ma la storia sembra un esempio tratto dal libro sul caratterino di questi animali. La tesi è che noi e i macachi ci assomigliamo assai più di quanto molti vorrebbero pensare. E non solo perché, come gli studi di biologia molecolare hanno mostrato, condividiamo con essi gran parte del patrimonio genetico (se è per questo lo condividiamo anche con topi o moscerini). Come la loro, la nostra è una natura dispotica ed egoista. Come loro viviamo in società in cui le relazioni con il prossimo si basano sul do ut des, sul nepotismo (se devo aiutare qualcuno, aiuto i miei parenti), sulla manipolazione e il potere. "La specializzazione evolutiva dei macachi è l’intelligenza sociale e in particolare una sua sottospecie: l’intelligenza machiavellica" dice Maestripieri a Panorama. Machiavelli, insomma, non ha inventato niente. I macachi usavano le sue raccomandazioni da migliaia di anni. Queste temibili scimmie, meno famose per il grande pubblico che vede i documentari di gorilla o scimpanzé, sono invece ben note agli scienziati. La loro storia come animali da laboratorio è iniziata quando il biologo Clarence Carpenter, negli anni Trenta, ebbe l’idea di portare 500 di queste scimmie asiatiche a Cayo Santiago, isoletta vicino a Porto Rico, per farle riprodurre e usarle nella ricerca biomedica. I primi giorni sull’isola non furono facili. Le scimmie cominciarono a combattersi, centinaia di cuccioli furono uccisi e molti maschi finirono in mare e annegarono. Qualche animale però si riprodusse e, in mezzo alle lotte intestine, la colonia trovò un suo equilibrio. Oggi i National institutes of health statunitensi sostengono la colonia e importano le scimmie per la ricerca biomedica nei laboratori delle varie università. A Cayo Santiago, come in diversi centri per lo studio dei primati negli Stati Uniti e in Europa, i macachi prosperano e i ricercatori osservano quello di cui sono capaci. Una presentazione che non lascia spazio a dubbi, nelle prime pagine del libro, è la storia di Buddy, un maschio adolescente di macaco che vive in un centro per lo studio dei primati. Un giorno, come capita di frequente, i ricercatori lo prelevano per fargli alcuni esami e poi, appena si risveglia dall’anestesia, lo rimettono tra i suoi compagni. Niente di strano. Infatti tutte le altre scimmie, sembra di vedere la scena, si voltano a guardare chi sta arrivando e poi tornano alle loro occupazioni, come se pensassero: "Eccone un altro di rientro dalla visita". Buddy però è ancora stordito dall’anestesia, barcolla e cade. Basta un attimo di debolezza a trasformarlo in una vittima. Di colpo quelli che erano stati suoi compagni di gioco lo aggrediscono a morsi e Buddy evita una brutta fine solo grazie all’intervento dei ricercatori. Tra i macachi episodi come questo sono la regola. "Immaginate una società in cui tutti vanno in giro con un fucile carico" scrive Maestripieri. Ciascuno deve guardarsi alle spalle. Chi è in basso nella scala gerarchica della società deve stare anche più attento, perché da un momento all’altro può trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magari un povero subordinato schiamazza in cerca di aiuto da un aggressore e la regina, infastidita dalle urla, e offesa di essere stata chiamata in causa per sporcarsi le mani, lo attacca a sua volta. Non c’è immunità neppure per i cuccioli. Quando le madri dominanti sono intente a spulciare il maschio alfa, le subordinate rapiscono e torturano i loro figlioletti. I macachi litigano di continuo. Capita anche, come Maestripieri racconta, che un ricercatore ben pagato lasci il proprio lavoro perché non ne può più di osservare le zuffe continue tra gli animali. Tutte queste lotte apparentemente senza senso servono in realtà a mantenere il potere e a conservare lo status quo. Quella dei macachi, e questo li differenzia dalla specie umana (ma forse solo per un accidente storico), è una società in cui comandano le femmine. Il potere è diviso in famiglie, chi ce l’ha gode di tutti i privilegi e ne approfitta a suo piacimento. Nella società dei macachi "i dominanti viaggiano sempre in business class, i subordinati in economy". I subordinati sono sempre gli ultimi a mangiare e i primi a essere mangiati. Per il resto, a parte i parenti, cui vengono fatti alcuni sconti, per un macaco medio il mondo si divide in tre categorie: gli individui con cui fare sesso, quelli con cui fare affari, quelli da molestare. Intorno a queste categorie la vita macachiana si dipana come una soap opera senza fine. Prima preoccupazione, per chi ne ha bisogno, è cercare protezione, in cambio di una tassazione in termini di rilassanti grattatine. Lo scopo principale nella vita di un macaco è avere la pancia piena, fare sesso con chi e quando vuole, trovarsi un bel posticino all’ombra e avere altri intorno che lo grattino e lo spulcino. Per chi sta in alto, per nascita o perché ha saputo giocare bene le sue carte e ha fatto la scalata, non c’è problema. A doversi preoccupare è chi sta in basso: può solo approfittare della distrazione dei superiori, o delle circostanze. "Una volta ho visto un maschio di basso rango che si accoppiava con una femmina dietro un tubo di cemento e intanto controllava per vedere se il capo lo stava guardando". Ha concluso in 2 secondi e poi se ne è andato facendo l’indifferente. Ansia ed eiaculazione precoce: ricorda niente a proposito di parallelismi umani-macachi? Sempre riguardo al sesso, ci sono diversi caratteri pure tra i maschi dominanti. Nella stagione degli amori, quelli ossessionati dal controllo diventano dei poliziotti e se ne vanno in giro a verificare che nessuno lo faccia a loro insaputa. Altri, incuranti di quel che fanno gli altri, si accoppiano a più non posso e passano da una femmina all’altra come in una catena di montaggio. Non avvengono miracoli, nella loro società: ognuno sta al proprio posto, e cambiare stato sociale è dura. Anche se raramente può accadere una rivoluzione, le carte vengono rimescolate e magari chi sta sotto finisce sopra. Tutto questo parlare di macachi, lo dice Maestripieri fin dall’inizio, non deve trarre in inganno: il riferimento, non casuale, siamo noi. A parte quelle imbellettature che chiamamo cultura, le vere predisposizioni saltano sempre fuori. "La specie umana si è evoluta da altri primati con caratteristiche comportamentali e sociali simili a quelle dei macachi reso" ritiene Maestripieri. L’uomo, lo sosteneva già Aristotele, è un animale politico. Politico e machiavellico, proprio come i macachi, aggiunge Maestripieri. Coopera con i suoi simili e compete con loro formando società nepotistiche e dispotiche, per le quali ha una predisposizione biologica. Gli esempi abbondano e, tra gli umani, c’è qualche riferimento perfino a noi italiani. Si dice "nepotismo" e si pensa al nostro sistema accademico dove, come nella società dei macachi, i miracoli avvengono ma raramente: ad avere il posto sono quasi sempre i parenti di, o chi ha saputo coltivare appropriate relazioni sociali. Ci sono società più o meno dispotiche, più o meno nepotistiche, ma è solo un’impressione superficiale: basta grattare un po’ e il macaco che c’è in noi viene fuori. La discussione sulla natura umana è vecchia di secoli. Rispetto a suoi colleghi evoluzionisti, che da un po’ di tempo ne sottolineano altri aspetti, come la capacità di cooperare, Maestripieri vede nella storia dell’Homo sapiens una dimostrazione del principio "homo homini lupus" descritto dal filosofo Thomas Hobbes. Un destino di violenza a cui non possiamo scampare? Maestripieri dice di no: "La biologia non è destino. Sapere che abbiamo delle predisposizioni biologiche per l’aggressività non vuole dire che ci siano poche speranze di controllarla. importante conoscerle per poter prendere le contromisure adeguate". E, dice, avrei potuto anche scrivere un libro sulla capacità di amare il prossimo o sulle relazioni romantiche. CHIARA PALMERINI