Ian Campbell, la Repubblica 14/12/2007, 14 dicembre 2007
Gli investitori, che martedì avevano ritenuto troppo esiguo l´allentamento di un quarto di punto dei tassi overnight deciso dalla Fed, mercoledì sono stati rinfrancati dalla notizia di nuove iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali
Gli investitori, che martedì avevano ritenuto troppo esiguo l´allentamento di un quarto di punto dei tassi overnight deciso dalla Fed, mercoledì sono stati rinfrancati dalla notizia di nuove iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. Giovedì mattina, tuttavia, non ha stupito lo scivolone dell´1% delle borse europee. Il fatto è che per i mercati i tassi contano più della liquidità e, da questo punto di vista, l´accenno alle "tensioni inflazionistiche" contenuto nel comunicato della Fed è poco incoraggiante. Per capire meglio citiamo alcuni dati recenti: a ottobre, con l´aiuto del caro petrolio e del dollaro debole, l´aumento dei prezzi al consumo statunitensi ha raggiunto il 3,5% e potrebbe presto far impennare l´inflazione. Solo a novembre i prezzi all´importazione sono aumentati del 2,7%, pari a un tremendo 11,4% su base annua. Anche l´indice "depurato" da carburanti e alimentari si sta avvicinando al 2%, definito il massimo accettabile da Bernanke. Tuttavia, troppo zelo nel ridurre i tassi rischierebbe di indebolire ancora il dollaro, causando il rincaro dei beni importati e dissuadendo gli investimenti esteri in titoli Usa, con riflessi rialzisti per i tassi d´interesse a lungo termine. In breve, il drastico taglio del tasso overnight lascerebbe gli Usa in preda all´inflazione rampante, con il dollaro in caduta libera e gravi problemi di finanziamento. Meglio allora concentrarsi sulla liquidità, perché l´economia deve essere riequilibrata riducendo il deficit commerciale, ma ciò non avverrà fino a quando si potrà spendere grazie al denaro a buon mercato. Ian Campbell