Massimo Gaggi, Corriere della Sera 14/12/2007, 14 dicembre 2007
Mentre tutti celebrano Murdoch the fox, la volpe geniale e inafferrabile che ha appena messo il sigillo finale sul suo colpo più audace – la conquista del Wall Street Journal ”, NewsCorp, la holding dell’editore australiano, ha autorizzato, senza dare troppa pubblicità alla cosa, la cessione di Gemstar-Tv Guide: un affare finito male (a Murdoch è costato diversi miliardi di dollari) che, in altre circostanze, avrebbe potuto far finire la volpe in pellicceria
Mentre tutti celebrano Murdoch the fox, la volpe geniale e inafferrabile che ha appena messo il sigillo finale sul suo colpo più audace – la conquista del Wall Street Journal ”, NewsCorp, la holding dell’editore australiano, ha autorizzato, senza dare troppa pubblicità alla cosa, la cessione di Gemstar-Tv Guide: un affare finito male (a Murdoch è costato diversi miliardi di dollari) che, in altre circostanze, avrebbe potuto far finire la volpe in pellicceria. Gemstar, una società il cui principale valore risiede in una tecnologia che consente di selezionare istantaneamente l’offerta di oltre 500 canali televisivi e che pubblica la rivista Tv Guide, è stata a lungo una scommessa che ha affascinato l’editore globale. Murdoch comprò Tv Guide per 3,2 miliardi di dollari nel 1988, quando il magazine vendeva ogni settimana 17 milioni di copie. Oggi, soppiantata dalle guide digitali su Internet e dai sistemi di selezione dei programmi istallati negli stessi televisori, la rivista è scesa a 3,3 milioni di copie. Anche se ha appena conquistato il maggiore quotidiano economico del mondo e continua a gestire senza batter ciglio giornali come il New York Post che si sono rilevati un’inesauribile fonte di perdite (150 milioni di dollari bruciati nei 12 anni della sua gestione), Murdoch non è certo uno che ama la carta in modo romantico: sette anni fa moltiplicò la sua scommessa investendo altri sei miliardi di dollari nell’integrazione Gemstar- Tv Guide puntando non sul business editoriale, ma su una tecnologia che prometteva di divenire uno strumento insostituibile per ogni teledipendente armato di telecomando. Le cose sono andate in tutt’altro modo. Venerdì scorso l’intera Gemstar è stata venduta per appena 2,8 miliardi di dollari a Macrovision, una società della Silicon Valley fin qui specializzata in sistemi capaci di evitare la riproduzione non autorizzata di programmi televisivi. Per Murdoch un vero e proprio «bagno», che il portavoce di NewsCorp ha preferito definire «una grave anomalia » di un curriculum imprenditoriale e finanziario denso di successi. Difficile fare calcoli nel tourbillon di acquisti, cessioni parziali, investimenti aggiuntivi, dividendi pagati da queste aziende. Qualche numero l’ha messo insieme proprio il Wall Street Journal che, nella rubrica Breakingviews di ieri, ha sostenuto che oggi Murdoch recupera solo un miliardo di dollari degli otto (netti) complessivamente investiti. Un colpo duro, ma compensato da molti successi e con effetti diluiti negli anni. Un imprenditore visionario che ha scommesso su una tecnologia promettente ma sfortunata? O una volpe che per una volta si è imbattuta in qualcuno capace di raggirarla? Forse le due cose insieme. L’ambizione di sviluppare una tecnologia capace di selezionare, insieme, l’offerta tv e quella disponile su Internet è rimasta, appunto, un’ambizione. E il fondatore di Gemstar, Henry Yuen, è finito sotto processo per aver truffato i suoi azionisti. Per evitare il carcere Yuen ha ammesso di aver truccato i bilanci dal 1998 al 2002.