Andrea Galli, Corriere della Sera 14/12/2007, 14 dicembre 2007
ALITALIA, ARTICOLI DEL 14/12/2007
CORRIERE DELLA SERA
A.BAC.
ROMA – Un terzo, anzi un quarto concorrente spunta a sorpresa nella gara per Alitalia, mentre il premier Romano Prodi prende tempo sulla decisione finale e il consiglio d’amministrazione della compagnia si aggiorna a martedì. A entrare in campo sono alcuni fondi, guidati dal Quantum Fund, uno dei colossi d’investimento Usa, fondato dal noto finanziere George Soros. La loro proposta è stata presentata ieri mattina alla Magliana dallo studio legale Tantalo e la notizia è stata diffusa dall’agenzia Radiocor che ha ricompreso nella cordata la compagnia Singapore Airlines. Ai primi scossoni della Borsa è seguito l’intervento della Consob (organo di vigilanza) che ha chiesto chiarimenti a Alitalia.
Si è così saputo, da un comunicato della compagnia, che i fondi sono tre: SA Holdings, Evergreen (che fa capo al Quantum) e Thl Transportation che già possiede partecipazioni rilevanti in Cathay Pacific, Delta e Singapore Airlines. Ma quest’ultima, secondo Alitalia, avrebbe dichiarato l’11 settembre scorso all’advisor Citi «di non avere interesse strategico a investire in Alitalia». L’accavallarsi delle notizie ha provocato forti rialzi del titolo Alitalia (+2,57%) su cui la Consob ha deciso d’indagare sull’ipotesi di «abuso di mercato». Solo quando Singapore Airlines ha smentito la propria partecipazione, il titolo Alitalia è rientrato chiudendo a -1,32%.
La novità sarebbe passata in second’ordine se non fossero emersi altri particolari. Che
advisor della cordata sarebbe Deutsche Bank, da sempre molto coinvolta nelle vicende italiane, che non ha né smentito né confermato. Ma anche che in realtà Singapore Airlines sarebbe dentro la cordata, pur non essendo ancora pronta per comunicarlo. Un elemento importante visto che in passato i vicepremier Francesco Rutelli e Massimo D’Alema si erano espressi per una soluzione «asiatica». Certo alla cordata mancherebbe l’elemento per preservare il carattere dell’«italianità» della compagnia, ma non è detto che non venga fuori a breve.
Infine il rinvio di ogni decisione nel vertice politico di mercoledì a Palazzo Chigi, aprirebbe le porte a new entry. O a rientri come quello di Lufthansa che ieri ha fatto sapere di aver avuto poco tempo per decidere. Ieri Prodi ha minimizzato le divisioni nella maggioranza: «Ci sono opinioni istintive diverse: questo è ovvio. Esamineremo le carte con cura e poi sarà presa una decisione». Ma il termine della fine dell’anno sembra allontanarsi: «Scadenze legali non ce ne sono. Lo esamineremo o al prossimo consiglio o dopo, faremo una discussione certamente collegiale sul tema ». Per l’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Corrado Passera, il rinvio è «una buona notizia» se serve a approfondire le offerte. Intanto i sindacati (tutti tranne l’Anpac) annunciano un presidio a Palazzo Chigi lunedì per reclamare una convocazione del governo.
CORRIERE DELLA SERA 14/12/2007
FRANCESCO VERDERAMI
ROMA – «Aspettate e vedrete. Per Alitalia arriva Soros ». Non sarà il ministro dell’Economia, e tantomeno il premier, epperò Pannella non è politico che si avventuri in battute a effetto, e quando ieri in Transatlantico ha pronunciato quel nome, non erano ancora riemerse le indiscrezioni sul finanziere americano interessato all’acquisto della compagnia italiana. «Fra un po’ capirete», ha concluso profetico il leader radicali. Di lì a poco sarebbe stato tutto più chiaro, o meglio, più complicato. Perché la battaglia su Alitalia sembrava una sfida a due tra Air France e AirOne. Ma se il vertice di governo della notte prima si era concluso con una fumata nera, il motivo non era solo legato alla spaccatura tra ministri. Come racconta un autorevolissimo esponente dell’esecutivo, «il rinvio per la scelta si è deciso in attesa di una terza soluzione».
La «terza soluzione», il «terzo uomo», la «terza compagnia »: il destino dell’azienda si trasforma così in un giallo, coglie di sorpresa il Palazzo diviso in tifoserie, e manda in bestia il segretario della Cisl. Bonanni sostiene che il governo «è stato finora per nulla trasparente » e arriva ad additarlo per aver «occultato gli elementi necessari a una valutare la vicenda». Accuse pesantissime, rincarate dal sospetto che «in qualche segreta consorteria hanno deciso di svendere Alitalia ai francesi». Ma l’ingresso in campo di Soros cambia lo scenario. Mentre resta agli atti l’ennesimo processo a Padoa Schioppa. Processo che giovedì sera ha sfiorato la rissa verbale e a tratti è stato anche colorito, dopo che il titolare dell’Economia aveva appoggiato Air France, sostenuto un passo indietro da Prodi.
Contro Padoa Schioppa, e in nome dell’«italianità», si è scagliato il comunista Bianchi. Ma l’arringa più veemente è stata di Rutelli. Il vice premier tempo fa confidò ai suoi: «Se la proposta francese arriva in Consiglio dei ministri, voterò contro». Pare che durante la riunione qualcuno abbia addirittura evocato Berlusconi: «Sondaggi alla mano, lui non cederebbe mai la nostra compagnia aerea ai transalpini, mai. Perché gli italiani non lo sopporterebbero». Tuttavia sono state altre le motivazioni di Rutelli, che ha definito «molto insoddisfacente» la gestione della pratica da parte di Padoa Schioppa: le offerte andavano valutate «con ottica industriale e non finanziaria», perché è in ballo un asset strategico del Paese, con il suo sistema industriale e la sua vocazione turistica. Scegliendo Air France, invece, l’Italia «si rassegnerebbe a retrocedere in serie B».
Il punto è che nemmeno la soluzione AirOne convince, sebbene vanti nel Palazzo un fronte favorevole che va dal presidente del Senato Marini, ai leader dell’opposizione Berlusconi e Fini. Il progetto però viene ritenuto economicamente «fragile» anche da chi - come Rutelli - di Air France non vuol sentire neppure parlare. Perciò, appena ieri è tornata a circolare la voce sul «terzo nome », in molti hanno rammentato che il vice premier mesi fa lanciò l’idea di una partnership «con una compagnia asiatica o mediorientale, che punti sull’Italia e la trasformi nel proprio hub europeo». Ma solo in pochi sono andati più a ritroso nel tempo, ricordando i legami che Rutelli strinse con il finanziere americano prima delle elezioni, quando andò a trovarlo a New York con una lettera di accompagnamento di Carlo De Benedetti...
Altri tempi? Forse. Ma sono questi gli elementi di un giallo che ancora non è giunto a conclusione. E se Pannella ha citato il nome di Soros, amico storico dei Radicali, un motivo ci sarà. Certo l’attesa consente alla «terza soluzione» di farsi largo nel braccio di ferro tra Air France e AirOne, con Prodi sempre prudentemente un passo dietro a Padoa Schioppa, nel sostenere l’ipotesi parigina. D’altronde il premier ricorderà ciò che Pomicino ama spesso raccontare, e cioè di quando - da presidente dell’Iri - si presentò dall’allora presidente del Consiglio Andreotti e disse: «Ho deciso, vendo la Sme a De Benedetti». E Pomicino di rimando: «E da quando la Sme te la sei comprata tu?».
Ecco, Veltroni spera stavolta che la politica si muova dentro i parametri del mercato, senza oltrepassarli. Il capo del Pd segue la partita con attenzione, perché sa che anche dai destini di Alitalia passano i consensi al Nord alle prossime elezioni. Non tifa, dice solo che «serve una soluzione forte ». Certo, sarebbe meglio se fosse italiana, ma il requisito «non è sufficiente», perché l’obiettivo è il rilancio di Alitalia con una partnership che garantisca «competitività ed efficienza ». Do you like Soros?
CORRIERE DELLA SERA 14/12/2007
ANTONELLA BACCARO
ROMA – Chiuso nel fortino della Magliana l’amministratore delegato di Alitalia, Maurizio Prato, per ora non si arrende. La busta in cui gli adviser
Citi e Roland Berger hanno chiuso la loro valutazione delle offerte, secondo indiscrezioni favorevole a Air France-Klm, è pronta ormai da alcuni giorni e Prato intende consegnarla all’azionista nel consiglio di martedì prossimo. Succeda quel che succeda.
Al «numero uno» della Magliana il rinvio deciso nel vertice politico di mercoledì, di cui ha dovuto prendere atto ieri in cda, non è andato giù. Al punto che ha minacciato di dimettersi. Poi, nell’incontro avuto con il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, i due avrebbero concordato sul fatto che la decisione degli adviser
comunque non può essere cambiata. Sul punto il consiglio d’amministrazione sarebbe unanime e pronto a sciogliersi in caso di eventuali blitz.
Tanta determinazione potrebbe creare però un problema a chi, come Prodi, vorrebbe cercare un punto di equilibrio. Forse per questo nelle parole del premier ieri si è avvertita una certa esitazione quando, a proposito delle valutazioni dell’azienda, ha detto che sono importanti «per formarci un giudizio da parte nostra». Niente di vincolante, dunque. Lo stesso presidente del Consiglio ieri ha anche disinnescato il termine del consiglio di martedì prossimo, sostenendo che non ci sono termini perentori.
La situazione resta tesa. Ieri i due concorrenti hanno continuato a sfidarsi a colpi di dichiarazioni. L’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, partner di Air One, Corrado Passera, ha chiarito che il piano presentato dalla sua cordata «prevede alleanze internazionali ». Air France-Klm ha replicato di sentirsi l’unica in grado di garantire a Alitalia «una forte prospettiva internazionale», mentre con AirOne le prospettive sarebbero «locali». Un duello a distanza che continua a coinvolgere anche gli enti locali interessati, a diverso titolo, alla contesa. Ieri è stata la volta del presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, che si è detto sollevato per il rinvio, auspicando che serva a rimettere al centro la questione di Malpensa.
Da parte sua il sindacato non si tira indietro. «Quello di cui hanno bisogno l’Italia e Alitalia - ha detto per la Filt-Cgil, Fabrizio Solari - è che nasca un nuovo soggetto industriale che riunisca Alitalia e Air One, facendone una compagnia di riferimento con il compito di cercare le dovute alleanze. cosa buona che ci siano banche impegnate in questo senso».
Ma proprio sull’eventuale integrazione dei due vettori e sulle conseguenze di mercato, è intervenuto il Garante della concorrenza, Antonio Catricalà: «Noi dobbiamo applicare la legge. Quando avremo le carte le esamineremo». In passato Catricalà aveva già chiarito che non spettava all’Authority la decisione di derogare alle norme sulla concorrenza, né tantomeno quella di liberalizzare gli slot (fasce orarie).
Antonella Baccaro