Clara Caroli, la Repubblica 13/12/2007, 13 dicembre 2007
Non manca niente. C´è la classica casetta nel bosco con la porticina a forma di cuore e le tovaglie a quadretti
Non manca niente. C´è la classica casetta nel bosco con la porticina a forma di cuore e le tovaglie a quadretti. Ci sono l´uccellino, il coniglietto e le farfalle, antenati delle creature animate antropomorfe che più tardi saltelleranno e svolazzeranno a Hollywood. E un leone che molti decenni dopo avrà pure lui il suo blockbuster. Ci sono i sette nani con le barbe finte. C´è la matrigna invidiosa e crudele armata di specchio. C´è la fanciulla di nobili natali costretta a fare la sguattera, a piedi nudi e vestita di stracci, che appare subito, sin dalla prima scena, vittima del suo triste destino, inginocchiata per terra con la testa infilata dentro un pentolone. E c´è il principe, naturalmente, un boccoluto bamboccione che tanti sogni e lacrime alimenterà, in quasi un secolo di storia del cinema, prima che lo stolido Azzurro di "Shrek" arrivi a scardinare le fantasie femminili con un po´ di salubre ironia. All´incrocio tra Broadway e i fratelli Grimm c´è un film muto del 1916, "Snow White", diretto da J. Searle Dawley per la Paramount Pictures, versione cinematografica di un musical andato in scena a New York nel 1912. Non sarebbe passato alla storia se non avesse avuto tra i suoi spettatori il giovane Walt Disney, che lo vide, quindicenne, e ne rimase folgorato. All´epoca il futuro genio dell´animazione era un ragazzino con la passione per i treni che per guadagnare qualche dollaro consegnava giornali a domicilio. Con i suoi effetti speciali primordiali e le acrobazie tecniche alla Méliès, il film di Dawley lo suggestionò moltissimo. Il suo primo lungometraggio, "Biancaneve e i sette nani", realizzato 21 anni dopo (ma anche la futura "Cenerentola"), gli è per molti aspetti debitore. Disney "ruba" intere scene, come quella della staffetta degli animali o della vestizione della principessa/povera, da cui discenderà quella di "Cinderella". Una copia di questo film, muto e in bianco e nero, così importante nella storia del cartoon e considerato perduto, è stata recentemente ritrovata negli archivi degli studi Disney di Burbank e restaurata con il contributo di Isabella Rossellini. Ad averlo scovato al Musée des Beaux-Art di Montreal e a portarlo a Torino all´interno del festival dell´Aiace "Sottodiciotto" è Mario Serenellini, cultore ed esperto di cinema d´animazione e della sua archeologia. Verrà proiettato oggi al Massimo in una serata in onore dei 70 anni di "Biancaneve", che anticipa le celebrazioni ufficiali planetarie, in programma il 21 dicembre, data dell´uscita del film al Carthay Circle Theatre di Los Angeles. Serata di puro divertimento con l´accompagnamento dal vivo del pianista Stefano Maccagno e con la danzatrice Kihye Nam che ballerà il tip tap su coreografia di Alain Parage e colonna sonora "disneyana" eseguita anche con strumenti giocattolo. L´adolescente in carne e ossa da cui discende la Biancaneve di Disney (la stella del muto Marguerite Clark) ha meno fascino del suo corrispettivo animato. Non ha la grazia del cartone, creato sulla silhouette di una danzatrice francese e con il volto somigliante alla sublime Janet Gaynor de "L´aurora" di Murnau, che fu uno dei modelli. Pur con i limiti e l´ingenuità di un´arte nascente, il film riproduce la magia e l´orrore della favola che tanto impressionò il piccolo Walt. La strega è mostruosa, il principe affascinante, i nani buffi e protettivi, gli animali confidenti e alleati. Biancaneve è l´orfana "nata bene" che precipita in un baratro di ingiustizie e soprusi ai quali reagisce, come farà poi la Cenerentola cartoon, sorridendo, chiacchierando con gli uccellini e sognando un buon matrimonio. La bara non è di cristallo, come nel cartone animato, ma coperta di fiori. Anche il finale rispetta quello della favola dei Grimm: Biancaneve creduta morta sputa per colpa di uno scossone il poco romantico boccone di mela che le è rimasto incastrato in gola e si risveglia. Sarà poi l´astuto Disney a trasformare questo epilogo nel miracoloso "bacio d´amore" che molte fanciulle andranno cercando per i decenni a venire.