Attilio Bolzoni, la Repubblica 13/12/2007, 13 dicembre 2007
Da Denise Pipitone a Angela Celentano o ai fratelli Gravina. Per alcuni dei bambini scomparsi d´Italia si accendono i riflettori delle cronache, per molti altri no
Da Denise Pipitone a Angela Celentano o ai fratelli Gravina. Per alcuni dei bambini scomparsi d´Italia si accendono i riflettori delle cronache, per molti altri no. Si chiamano anche Riccardo, Radhouane, Sara, Adan i bambini che ogni anno scompaiono nel nostro Paese e il loro numero è in costante aumento. Sono italiani ma soprattutto stranieri, più i maschi delle femmine. Spesso fanno ritorno a casa, altre volte spariscono per sempre, perché fuggono o, più spesso, perché vengono rapiti, venduti o uccisi. Sono i piccoli fantasmi d´Italia. Tutti insieme, fanno gli abitanti di un paese intero come Broni in provincia di Pavia o come Capaci in provincia di Palermo. I minori che da trent´anni non si trovano più sono 9347. Si chiamano Riccardo, Silvio, Radhouane, Veronica. E si chiamano Pasqualino, Ester, Alì, Andrea, Giovanni, Sara, Adan, Corneliu, Hajar, Annamaria, Diego e Sebastian. Sono spariti tutti. Come altri mille dall´inizio di questo 2007 che sta per finire. Scompaiono all´improvviso, nelle grandi città del Nord e nelle campagne del Sud. E´ un esercito di bimbi e di ragazzini invisibili. I maschi sono quasi il doppio delle femmine. E aumentano, aumentano sempre i piccoli che non tornano più a casa. Erano 440 nel 2004, 671 nel 2005, 884 nel 2006. Dal primo gennaio al 4 ottobre scorso sono già diventati 984. Quattro bambini al giorno inghiottiti in qualche parte d´Italia. Uno su quattro è nato qui, gli stranieri sono per lo più albanesi o magrebini o romeni. I più piccini hanno pochi mesi, i più grandi diciassette anni. In fuga o rapiti. Comprati o venduti. Vivi o morti. Su ogni cento che spariscono ne riappaiono per fortuna ottanta. Di solito sono «allontanamenti volontari», sequestri lampo di padri o madri in guerra fra loro, bambini che si sono perduti in una stazione o al luna-park. Tutti gli altri però svaniscono nel nulla. Portati via per farli diventare schiavi in un´officina clandestina o peggio in qualche bordello, smerciati a famiglie in disperata caccia di figli o buttati sulla strada per l´accattonaggio. A volte, fatti anche a pezzi da trafficanti di organi. Sul sito del ministero degli Interni ci sono le loro foto. Una è quella di Francesco Bruno, scomparso il 29 giugno 1999. C´è la sua data di nascita - 8 gennaio 1991 - e l´età che avrebbe oggi (16 anni), l´altezza di allora (104 centimetri) il colore degli occhi (blu) e quello dei capelli (biondi), la città dove è sparito (Roma) e infine il numero del caso: è00000016. Un´altra foto è quella del tunisino Karim che non aveva neanche dieci mesi alla data della scomparsa, il 13 maggio del 2005. Altezza e peso ignoti, Reggio Emilia la città dove è stato visto l´ultima volta. Numero di caso 00000058. La «Sezione Minori» della polizia ha «programmato» anche gli identikit degli scomparsi in age progress: sul sito è possibile vedere come la piccola vittima di un rapimento può cambiare nel tempo, una chance in più per poterla un giorno ritrovare. E´ un grande «mercato» quello dei bambini e degli adolescenti. Anche in Italia. Si prendono e si cedono al miglior offerente. «E´ un fiume nascosto», racconta Ernesto Caffo, il presidente di Sos Telefono Azzurro Onlus. Spiega: «E´ vero che molti casi di scomparsa non sono altro che allontanamenti da casa, ma ci sono tanti bimbi che finiscono nei circuiti della criminalità organizzata, sfruttati sul lavoro o sfruttati sessualmente». Prigionieri dei loro schiavisti. Per mesi o per anni o per sempre. Spariscono dappertutto. In ogni regione. Dei 984 minori scomparsi nel 2007 gli italiani sono 265 e gli stranieri 719. Quelli che hanno meno di dieci anni sono 157, quelli che ne hanno meno di quattordici sono 211. I bambini italiani si dileguano soprattutto in Meridione: 41 casi in Campania negli ultimi nove mesi, 37 in Sicilia, 30 in Puglia. Gli stranieri sono spariti in gran parte a Roma (167), in Lombardia (127) e in Friuli (93). E´ una grande emergenza, sino a qualche anno fa praticamente ignorata nel nostro paese. Dice ancora Ernesto Caffo di Telefono Azzurro: «I bambini spariscono in ogni parte del mondo, ma questo fenomeno prima era conosciuto e creava allarme soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, da qualche tempo anche in Italia c´è una maggiore attenzione, una diversa sensibilità». Le statistiche raccontano tanto ma non raccontano tutto. Gli scomparsi «per sempre» in realtà non sono tutti scomparsi per sempre. Negli archivi della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato i dati inseriti anno dopo anno da qualche mese vengono elaborati, aggiornati, confrontati, analizzati. L´emergenza dei bimbi che non si trovano più è stata riconosciuta finalmente come emergenza. E il governo - il 15 giugno scorso - ha nominato un «commissario straordinario per le persone scomparse». E´ il prefetto Rino Monaco, ex questore di Roma ed ex vice capo della Polizia. «Adesso c´è un tavolo di regia unica per coordinare le forze dell´ordine con il ministero della Sanità e la Protezione civile, il fenomeno è molto preoccupante ma senz´altro più limitato rispetto a quello che dicono i numeri», garantisce il prefetto. E fa un esempio: «Quei 9347 minori che risultano scomparsi da una trentina di anni solo pochi mesi fa erano 11.941, moltissimi si sono rivelati allontanamenti e non vere sparizioni, il nostro lavoro è appena all´inizio e stiamo cercando di decifrare quei dati per scoprire chi è sparito per davvero o chi è semplicemente fuggito senza lasciare traccia». Indagare sui dati, definire un protocollo per le ricerche in caso di scomparsa, istituire un task force specializzata nelle indagini: sono questi i primi obiettivi per disegnare una mappa e far partire una ricerca organizzata dei piccoli fantasma d´Italia. Nonostante quei 9347 bambini e ragazzini introvabili e nonostante il numero delle scomparse che cresce sempre di più, dopo i primi mesi al nuovo Commissariato il prefetto Monaco è per certi versi rassicurante: «Se si escludono i minori stranieri per i quali è più difficile per il momento avere un quadro preciso, io credo che i bambini italiani scomparsi e legati a vicende delittuose siano quasi tutti quelli che finiscono alla ribalta della cronaca». Non migliaia, non centinaia, ma nell´ordine di qualche decina. Una settimana fa, il 5 dicembre, il prefetto Monaco ha inviato una comunicazione a tutte le prefetture e a tutti i comuni italiani per avere notizie su dispersi e morti, compresi i minori. La circolare è stata trasmessa anche alle Asl e ai Policlinici dove ci sono cadaveri senza nome, piazzati nelle celle frigorifere delle camere mortuarie in attesa di un riconoscimento. E´ un monitoraggio per scoprire quante sono realmente le scomparse «certe». Da aggiungere a un elenco già noto. Una lista che è un calvario. Sono i «casi» più famosi a partire da un quarto di secolo fa. Il 7 maggio del 1983 scompare da Roma Mirella Gregori, aveva quindici anni. Era uscita di casa dicendo alla madre che stava andando a un appuntamento con un ex compagno di scuola. Il 22 giugno di quello stesso anno scompare Emanuela Orlandi, quindici anni anche lei come Mirella, figlia di un dipendente del Vaticano. La sua sparizione diventa un giallo internazionale. Aveva sette anni Santina Renda, scomparsa il 23 marzo del 1990 davanti la sua casa nel quartiere Cep, alla periferia di Palermo. Aveva tre anni Benedetta Adriana Roccia, scomparsa in un bosco di Cosenza il 10 giugno 1990. Aveva sedici anni Elisa Claps, scomparsa il 12 settembre del 1993 appena uscita dalla chiesa della Santissima Trinità di Potenza. E´ il 10 agosto del 1996 che sparisce Angela Celentano, tre anni, in gita sul monte Faito con i genitori e un´altra quarantina di fedeli di una comunità evangelica di Vico Equense. E´ il primo settembre del 2004 quando Denise Pipitone di quattro anni sparisce in Sicilia, a Mazara del Vallo. E´ il 5 giugno del 2006 quando cominciano a cercare Francesco e Salvatore Pappalardi, i fratellini di Gravina di Puglia. Parla ancora Ernesto Caffo: «Le forze di polizia fanno tutto quello che sono in grado fare ma quella dei bambini scomparsi è ormai il grande allarme legato all´infanzia». Chiede misure speciali, chiede soprattutto una presa di coscienza collettiva. Un passo decisivo è stato fatto all´inizio del 2007: l´istituzione di un numero unico telefonico d´urgenza in tutta Europa per segnalare le scomparse dei minori. E´ il 116000. L´Europa senza frontiere ha favorito scambi ma anche i «ladri di bambini». Dall´Italia, molti piccoli che arrivano clandestinamente dall´Est o dal Magreb, finiscono in Spagna o in Francia. Quelli che restano vengono dirottati nel Mezzogiorno, costretti a lavorare a vita piegati in due. Spariscono anche loro. Nei campi. Nelle serre. Nelle stalle. GIANFRANCO DE CATALDO In Sicilia, una sera d´estate, dopo una lunga giornata di mare, una giovane madre crede di assistere al tentato rapimento del suo figlioletto da parte di una zingara. L´allarme è immediato. La rea catturata a furor di popolo. Il marito rischia il linciaggio. Tre giorni dopo, davanti al giudice, il fatto, che aveva suscitato una forte reazione emotiva nell´opinione pubblica, ed era stato ampiamente dibattuto dai professionisti del commento a caldo, si sgonfia: nessun tentato rapimento è stato perpetrato; la denunciante è mossa da un radicato pregiudizio contro i rom; i testimoni riferiscono cose diverse. Si è trattato solo di un maledetto equivoco. L´arresto non viene convalidato. La nomade scarcerata con tante scuse. Qualche mese prima, in un´altra città italiana, un operaio albanese, o forse polacco, comunque extracomunitario, intento alla manutenzione di una strada, era scampato miracolosamente a una folla inferocita che minacciava di giustiziarlo sul posto. L´avevano preso per un pedofilo per aver scambiato due battute e un sorriso con un ragazzino che gli si era avvicinato, incuriosito dagli attrezzi da lavoro. Ciò che colpisce, in questi episodi, è la sproporzione evidentissima fra il fatto e la reazione. La zingara e l´operaio sono vittime in senso classico: non hanno fatto niente, e rischiano la libertà, se non la pelle, sotto la pressione di una folla che vibra di sdegno e di paura. Paura degli orchi. Che, se esistono, devono essere puniti. Ma esistono davvero gli orchi? Sul fenomeno dei minori scomparsi circolano, da anni, statistiche altamente attendibili. Il Servizio Minori della Polizia di Stato ha censito 984 minori scomparsi nell´anno in corso; 719 sono stranieri. Nell´80% dei casi si tratta di allontanamento volontario. Molti dei minori fanno poi ritorno in famiglia, ma non sempre i genitori vanno a raccontarlo agli inquirenti: forse perché sono troppo felici e non ci pensano più, forse perché si sentono responsabili e provano vergogna. Tutte le inchieste, anche a livello internazionale, su presunte reti pedofile, raramente hanno prodotto esiti convincenti. Quanto al traffico di organi umani, non esistono, a tutt´oggi, prove dell´esistenza di organizzazioni dedite a simili attività. L´amara verità che emerge dal lavoro incessante degli specialisti è che nella stragrande maggioranza dei casi la scomparsa dei minori è da ricondursi a fatti di natura familiare. Sono gli affetti e gli amori che sequestrano, fanno sparire, troppo spesso sopprimono. Statistiche, o, peggio, fatti. Le une e gli altri possono essere maledetti, persino offensivi: mettono al muro i nostri consolidati luoghi comuni e li fucilano impietosamente. Ci privano dell´illusione di una mostruosità tanto più paradossalmente rassicurante quanto aliena da noi. Non è facile rassegnarsi all´idea che l´orco zannuto e la strega di Hansel e Gretel sollevino la terrificante maschera per mostrare il sorriso distorto di mamma e papà. Ma, purtroppo, è quanto quasi sempre accade. E anche le lamentazioni contro l´imbarbarimento della società lasciano il tempo che trovano. Da quando la criminologia ha preso a darsi solide basi scientifiche, gli annali sono pieni di racconti raccapriccianti popolati da padri stupratori, madri omicide, zii affettuosi che improvvisamente si trasformano in orridi aguzzini. La casistica registrata centoventi anni fa da Cesare Lombroso è agghiacciante: "Mezz´ora prima di ucciderla io non ci pensavo affatto" confessa madame George, affettuosa nonnina settantenne, dopo aver ucciso la nipotina. Un tal Bouillard, padre tenero ed esemplare, dopo aver sterminato la sua famiglia, si precipita da un vicino e lo esorta a vedere di persona: "Io non so perché li abbia uccisi, io che li amavo tutti e si viveva in ottima armonia". Sì, gli orchi esistono. Ma non hanno il volto della zingara e dell´operaio. Quella zingara e quell´operaio pagano un clima di crescente paranoia sociale. Sono, in quanto stranieri, in quanto "altri", capri espiatori ideali della nostra paura. Se esistono gli orchi che ci portano via i figli, si saranno detti la madre angosciata e gli improvvisati giustizieri, devono avere il volto di quei due. La paura dell´orco che viene da lontano... ma che cosa nasconde, in fondo, se non la paura di scoprire che l´orco ce lo portiamo dentro, che ha il nostro aspetto, che potrebbe esplodere da un momento all´altro?