Enrica Brocardo, Vanity Fair 20/12/2007, pagina 172., 20 dicembre 2007
Giorgio Albertazzi. Vanity Fair, giovedì 20 dicembre Roma, zona Parioli. Seduto sul divano del salotto di casa, Giorgio Albertazzi, 84 anni compiuti lo scorso agosto, scarpe da ginnastica, maglioncino e barbetta bianca da Achab (sta recitando nel Moby Dick diretto da Antonio Latella), parla delle Memorie di Adriano
Giorgio Albertazzi. Vanity Fair, giovedì 20 dicembre Roma, zona Parioli. Seduto sul divano del salotto di casa, Giorgio Albertazzi, 84 anni compiuti lo scorso agosto, scarpe da ginnastica, maglioncino e barbetta bianca da Achab (sta recitando nel Moby Dick diretto da Antonio Latella), parla delle Memorie di Adriano. Uno spettacolo record, in scena da quasi 19 anni, e che, il 17 dicembre, in occasione del ventennale della morte dell’autrice del romanzo, Marguerite Yourcenar, va in onda su Raitre, alle 23.45. La versione è quella realizzata a Villa Adriana di Tivoli, che si trova anche in libreria, dvd + libro con la riduzione teatrale. "Il mio progressivo innamoramento per questo romanzo deriva, più che altro, dal fatto che ha avuto un grande successo", dice Albertazzi, che conferma di non averlo mai finito. "Tutti i libri li ho sempre letti a pezzi". Di Adriano, dice di non amarlo particolarmente, "più che altro lo stimo: era un artista, un uomo di pace, non nel senso di pacifista a tutti i costi". Spiega che "semmai un guerriero, convinto che la pace fosse più difficile della guerra". Poi, Albertazzi si blocca. Fa uno smorfia: "Ma che puzza di cibo insopportabile". Che cosa stanno cucinando? "Non lo so, ma questo odore di soffritto è terribile". "Veramente, maestro, è pesce in umido", si giustificano le sue tre assistenti, mentre intorno a lui accendono candele profumate per rimediare all’inconveniente. "Ma perché non lo fanno bollire? Alla sera, quando sono solo, mangio un uovo e sciacquo i piatti appena ho finito di usarli, non sopporto di vedere le stoviglie sporche. Fa parte della mentalità maschile, nessuna donna che ho conosciuto lo ha mai fatto: lasciano lì. Per loro è normale, hanno un concetto della pulizia molto diverso: la donna è abituata allo sporco". Parliamone. "La dimestichezza con le mestruazioni è un fatto. Per un uomo il sangue è ferita. Per una donna è una cosa naturale". Altre differenze? "Le donne sono più belle. Hanno la pelle, gli uomini una specie di rivestimento". Adriano era bisessuale. Evidentemente non la pensava come lei. "Ai suoi tempi il sesso era naturale. La bisessualità è un atteggiamento più vero. Noi risentiamo del cattolicesimo, che aborre l’omosessualità, avendo stabilito che il sesso serve solo a procreare: una cosa del tutto fasulla. Di recente ho letto che in un paese volevano intitolare una piazza a Pasolini e che un tizio si è opposto perché ”era ricchione” (il Comune è Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo. La motivazione è stata espressa dal consigliere di An, Luciano Perugini, ndr). Ma come si fa?". Mi parli di Luchino Visconti, di quando si innamorò di lei. "Magari si fosse davvero invaghito di me. Visconti era un omosessuale maschio _ uno degli uomini più virili che abbia mai conosciuto _ e amava i bei ragazzi: Alain Delon, Helmut Berger, Zeffirelli. Non era Pasolini, al quale uno come me avrebbe fatto orrore: aveva bisogno del diverso, del sottoproletario. Visconti no. Un suo idolo era Rudolf Nureyev. Per Senso avrebbe voluto Marlon Brando, che rifiutò. Brando lo incontrai a Roma, una sera. Rideva, rideva, era allusivo, parlava di fiori, di come si coltivano". Altri uomini che l’hanno desiderata? "Tantissimi. Ieri mi sono rivisto in televisione: mamma mia, ero proprio bello… incredibile che non abbia praticamente mai fatto cinema. Colpa della sinistra, che prediligeva altre facce: era l’epoca dei tassinari. Io, invece, ero aristocratico, poco italiano". Tornando agli uomini? "Sono stato desiderato da parecchi froci. Da parte mia, c’era una sorta di compiacimento: era un modo per sentirsi donna, per provare quello che sentono loro". E le donne, invece, come l’hanno corteggiata? "Nella metà dei casi non me ne accorgevo. Sa quante volte un amico mi ha detto: ”Ma ti rendi conto quella come ti guarda?”. andata così anche con Pia (de’ Tolomei, la contessa toscana, 43 anni, con la quale, da molti anni, ha un rapporto d’affetto, non una vera e propria relazione, ndr). venuta per un mese di fila a teatro, prima che mi accorgessi del suo interesse". Difficile crederle. " vero. Ma è vero anche che sono sempre stato scelto. Le poche volte che ho rincorso io, mi è andata buca. Mi successe con Héléna Kornel, l’attrice di L’anno scorso a Marienbad (film di Alain Resnais, Leone d’Oro nel 1961, ndr). Le facevo fotografie, le mandavo rose… Niente, non mi filava proprio, la stronza, con quel suo impermeabile bianco. Un’altra volta, una giornalista mi fece un’intervista. Qualche giorno dopo, mi telefonò: ”Ho lasciato mio marito”. ”Ah, bene”, dissi. Poi cercai di farla ragionare. Per due anni, comunque, non tornò a casa". Nel frattempo avete avuto una relazione? "Credo di sì, non ricordo bene". Non mi stupisce, visto che lei dice di non ricordare mai quando fa sesso. "Sono attento a quello che accade come scambio di idee, di sensazioni, ma gli atti sessuali non riesco a ricordarli. A volte non so neppure con certezza se è successo. curioso, perché dalle mie donne, invece, volevo sapere tutto. Provavo una gelosia retroattiva e le sottoponevo a sforzi terribili: ”Dove eravate, come ti toccava?”". Una volta ha detto che il posto più strano dove ha fatto l’amore è stata Place Vendôme a Parigi. Vorrei i dettagli: dove, come? "C’era una specie di portico… faceva freddo… lei aveva una mantella di velluto, blu, ampia, io stavo appoggiato, lei era su di me e avevo le mani sulle sue natiche. Sul dorso sentivo il velluto, sul palmo la natica... E dopo? Boh". Come cambia il sesso con il passare degli anni? "Oggi ci sono gli additivi chimici". Il Viagra? "Anche altri. L’ho chiesto al medico: ”Mi fa la lista completa?”". Li ha mai presi questi "additivi"? "Per ora non ho provato. Vede, gli aspetti sono due: da un lato, il calo del desiderio, la cosa che più assomiglia alla morte, lo dice anche Adriano. Dall’altro, c’è una carenza fisiologica. Il massimo della potenza sessuale un uomo la raggiunge intorno ai 25 anni, poi comincia la discesa. Per il desiderio, invece, no". Come si vive lo scollamento tra desiderio e prestazioni? "Per fortuna, ci sono ”fanciulle” che distribuiscono gioia ai vecchi. Del resto, l’anziano rincoglionito si accontenta di poco... Da ragazzino, invece, ero sessualmente una peste. A dodici anni zompavo nel letto dei miei cugini. Allora c’era più separazione fra i sessi". La prima volta che ha fatto l’amore? Non mi dica che non se lo ricorda. "Potrebbe essere stato in una casa di tolleranza. Ma, forse, non è vero. Però ricordo la prima volta che sono andato in un bordello: la saletta, le ragazze, la maîtresse che esortava i clienti, ”su, ragazzi, non è che stiamo qua a far flanella”. Il momento più eccitante era quello della salita verso la camera, lei che ti precede, tu la segui e sai che accadrà". Altre memorie di bordello? "Dopo la fine della guerra, facevo il venditore nelle case di tolleranza. Gli americani riversavano in Italia di tutto, dalla pasta alle calze da donna, dal riso agli strass. Conoscevo uno che ”intercettava” anelli, pellicce, vestiti usati. A mia volta, rivendevo questa merce nei casini. Gli affari andavano bene, e diventai amico di molte ragazze". Frequenta ancora? "Solo rapporti verbali. Tornando a casa dopo lo spettacolo, qualche tempo fa mi capitava di fermarmi a parlare con un gruppo di prostitute. ”Come vanno gli affari?”, chiedevo. E loro mi raccontavano di come la concorrenza dei trans fosse terribile". Lei sa perché piacciono così tanto? "Sanno, meglio di una donna, quello che gli uomini vogliono. Ma è vero anche che una tensione nei confronti del proprio sesso esiste. Io l’ho provata con Nureyev e Jean Marais (l’attore francese scomparso nel 1998, per anni legato a Jean Cocteau, ndr), che era di una bellezza totale. Ma era più vicina a un’ammirazione estetica, un’amicizia con qualcosa di morbide, di morboso". La Yourcenar fa dire ad Adriano, a proposito del suo giovane amante Antinoo, che nel culmine della bellezza è compreso l’inizio della decadenza. "Adriano è un discorso sulla morte, come tutte le opere che contano". Il suo rapporto con l’idea della fine? "Con la morte in sé, bellissimo. il morire che è triste, perché è accompagnato dalla decadenza del corpo, dalla sofferenza. C’è un periodo, nella vita, in cui non chiedi niente al tuo corpo, semplicemente il corpo ti obbedisce. Poi è lui che comincia a chiedere a te: questo non puoi farlo, siedi, riposa". Lei a che punto è? "Il primo segnale di vecchiaia l’ho avuto pochi anni fa. Mi hanno operato a una vertebra. L’intervento è riuscito male e, da allora, mi è rimasta come un’indolenza alla gamba sinistra: non funziona più come prima". A questo punto Albertazzi si fa portare alcune poesie che parlano della morte (le scrive da quando aveva 15 anni e, da tempo, le sta raccogliendo per la pubblicazione), e comincia a leggere. So che sta scrivendo anche un libro sulle donne. "Pensavo di raccontare solo le occasioni perse". sicuro di avere abbastanza materiale? "Ce n’è abbastanza, mi creda. Una volta ero in albergo a Parigi, lei bussò alla mia porta, ”almeno fammi entrare”, disse. Ma che razza di stronzo…". Non è che ce n’era già un’altra in camera? "No. E quella donna mi piaceva tantissimo. Eppure non l’ho fatta entrare". Perché? "Già, perché?". Enrica Brocardo