Andrea Scarpa, Vanity Fair 20/12/2007, pagina 160., 20 dicembre 2007
Silvan. Vanity Fair, giovedì 20 dicembre «§?@». Al quarto misterioso sms, arrivato più o meno così, decido di richiamare
Silvan. Vanity Fair, giovedì 20 dicembre «§?@». Al quarto misterioso sms, arrivato più o meno così, decido di richiamare. Mi risponde una voce calma e dalla dizione impeccabile: "Sono Silvan, buongiorno. So che mi ha cercato, ho letto il suo messaggio e stavo per risponderle. Ma le devo confessare un segreto". Il giorno dopo sono a Roma, a casa di Aldo Savoldello, in arte Silvan, veneziano, 66 anni, moglie (inglese) e due figli grandi. Per tutti (o quasi) gli italiani, il Mago. Per il mondo dello spettacolo l’unico non americano ad aver vinto due volte, a Hollywood, nel 1991 e nel 2000, The Magician of the Year, l’Oscar della magia (come lui c’è solo David Copperfield, che lo considera un maestro). Un uomo a cui basta dire "Sim Sala Bim" per fare qualsiasi cosa. Qual è il segreto da confessare? "Sono negato per la tecnologia. E ho qualche problemino a usare il nuovo telefonino che mi è stato regalato". Da un mago come lei, mi aspettavo qualcosa di più. "Aspetti, aspetti... Vedo un luccichio nei suoi occhi". Non farà mica un giochino dei suoi? Si alza in piedi, muove le dita della mano destra, poi porta sulla fronte l’indice e il pollice della sinistra. E parte con il numero della carta da indovinare. Mi chiede di pensarne una, io lo faccio e lui con un pennarello traccia in aria qualcosa. Dal mazzo tira fuori quella giusta, con il mio nome e quello del giornale scritti sopra. Io per qualche istante torno a essere alto un metro e a vedere tutto in bianco e nero, come nella Tv degli anni Settanta. Che fine ha fatto? sparito. "La Tv non è più quella di una volta. Rai e Mediaset pensano poco ai programmi per la famiglia e così c’è poco spazio per i veri professionisti dello spettacolo. un periodo così... Nella mia carriera ho realizzato tanti show in prima serata, oggi mi invitano per fare qualche ospitata. Però seleziono". Quando ha fatto l’ultimo spettacolo tutto suo in Tv? "Nel 1998, su Raiuno. Il titolo era Sanremo magica e con me c’era Anna Falchi. Facemmo un picco d’ascolti di 9 milioni e 600 mila spettatori". E poi? "Niente. Tante promesse, progetti, lusinghe... Sa, in Rai nessuno ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. A Natale sarei dovuto tornare con un mio show, ma ci sono dirigenti che prendono impegni e non li rispettano, perché, dicono, non c’è budget. Ma non voglio lamentarmi. Tutto l’anno faccio spettacoli nelle piazze, in teatro e nelle convention. E mi sta bene così". La magia è in declino? "No. L’interesse c’è sempre. Mancano i personaggi giusti, preparati". Eppure lei lo è. Per caso ha perso qualche amico influente? "Per lavorare non ne ho mai avuto bisogno. Mai avuta una ”spinta”. Quello che so fare me lo hanno riconosciuto in tutto il mondo. E in Italia, fra i tanti, ho lavorato con Eduardo De Filippo e Giorgio Strehler (ha fatto il consulente per Sik-Sik l’artefice magico e per La grande magia, ndr)". Avrebbe potuto fare di più? "In passato, dalla Tv americana, mi arrivarono proposte molto allettanti, ma rifiutai. I miei figli erano piccoli e non avevo più voglia di fare la vita dello zingaro. Mi fermai e finalmente entrai nelle case degli italiani. Avevo tutto". E oggi? "Sono serenissimo, ma ci sono rimasto molto male per come sono stato trattato dal mondo della Tv. Sa, io ho sempre fatto ottimi ascolti. In Rai, però, ormai fanno solo reality e in Mediaset, a marzo, hanno speso tanti soldi per fare uno show di magia, su Italia 1, che è stato sospeso dopo tre puntate". Sta parlando di Danger di Marco Berry, l’ex Iena. "Se lo dice lei...". Ha eredi? "Bravi prestigiatori ci sarebbero anche, ma non hanno lo spazio per crescere. Mi piacciono quelli comici, come Raul Cremona e il Mago Forest. Erano miei fan, quei due. Raul mi imitava anche". Dopo aver preso un caffè, Silvan mi dà una moneta cinese con un buco al centro. Mi chiede di tenerla fra le mie mani, lui ne ha un’altra identica. Dice "Sim Sala Bim" e la sua non ha più il buco, la mia ne ha due. Le hanno mai offerto un reality? "Sì. Non accetterei neanche se mi pagassero a peso d’oro". L’hanno mai scambiata per una specie di Superman? "Certo. In passato c’era chi, incontrandomi, mi baciava le mani e si metteva in ginocchio chiedendomi di tutto". E lei come reagiva? "Sono onesto e ho sempre detto di non avere alcun potere. Sono un prestigiatore, un illusionista. Purtroppo tanti imbroglioni se ne approfittano". Crede a medium, spiriti, lettura del pensiero e cose del genere? "L’irrazionale affascina da sempre, ma quelle sono quasi sempre truffe". Che cosa pensa di Giucas Casella? "L’ipnosi teatrale esiste da tantissimo tempo. Il suo è un divertissement". E di uno come Gustavo Rol? Prima di morire veniva considerato, anche da Gianni Agnelli, un uomo in contatto con l’aldilà. "So che mi apprezzava, anche se non volle incontrarmi. Ma sono convinto che anche i suoi fossero trucchi". In linea generale sono possibili, secondo lei, cose del genere? "Con Piero Angela, in passato, abbiamo scoperto tanti truffatori e ancora oggi, ogni tanto, mi diverto a farlo. Mi camuffo e vado a qualche seduta spiritica e, se capita, mi fermo da quelli che fanno il gioco delle tre carte in autostrada". Suo padre era capo della polizia di Venezia: come reagì quando gli disse che voleva fare il mago? "Mi bruciò tre valigie di cartone con i trucchi e i giochi. Avevo 11 anni, a 12 mi portò dallo psichiatra, un certo professor Cappelletti, ancora me lo ricordo, per verificare se fossi malato di mente. Visto che ero sanissimo ed ero un piccolo prodigio, venne a vedere un mio spettacolino al Protettorato Stella, un oratorio lagunare, e si tranquillizzò. ”Sei bravo”, mi disse, ”ma come fai?”. All’epoca mi facevo chiamare Saghibù". Quando diventò Silvan? "Ai miei esordi, nel 1956. Me lo diede Silvana Pampanini durante la trasmissione Primo applauso". Che cosa vuol dire "Sim Sala Bim"? "Niente. il ritornello di una vecchia e simpatica canzoncina danese. L’ho scelta in omaggio al mitico mago Dantè, che la utilizzò come formula magica nei primi anni del Novecento". Il primo ingaggio importante quando arrivò? "A 18 anni, andavo ancora al liceo. All’Olympia di Parigi mi esibivo prima del concerto di Edith Piaf. Subito dopo andai a lavorare alla Rupe Tarpea, un nightclub di Roma. Facevo tre spettacoli al giorno per una miseria. Ma andavo a letto con le entraîneuse". Il numero più difficile del suo repertorio qual è? "La manipolazione di 140 carte con una sola mano. Per riuscirci mi alleno tre ore al giorno con piccoli pesi attaccati alle dita". L’errore più imbarazzante? "Qualche anno fa, al Sistina di Roma. Graffiai profondamente, con una lama d’acciaio, la ragazza che dovevo tagliare nella scatola. Il pubblico non si accorse di nulla, per fortuna". Quanti film ha fatto? "Cinque. L’ultimo fu L’inchiesta di Damiano Damiani, vent’anni fa. Fellini, invece, mi chiese di partecipare al Viaggio di G. Mastorna. Con la sua vocina mi disse: ”Ha una bella faccia, la utilizzerò”. Ma quel film non lo girò mai". Siamo a cento metri da Palazzo Giustiniani, sede del Grande Oriente d’Italia, la massoneria italiana. Per caso Licio Gelli contattò anche lei, all’epoca della P2? "Ci provò, in effetti. Alla fine degli anni Settanta mi chiamò tre volte, forse dopo aver visto uno spettacolo che feci ad Arezzo, per chiedermi se volevo diventare un ”fratello”. Ringraziai e declinai l’offerta. Sono un borghese tranquillo: così ho vissuto, così voglio restare". Quando attaccherà la bacchetta magica al chiodo? "Ma mi ha visto bene? Sono in grande forma: peso 69 chili per 1 metro e 82 e mi sento molto più giovane della mia età. Non ci penso proprio". Se Baudo la chiamasse a Sanremo? "Andrei subito. Ho un numero nuovo, bellissimo, frutto di anni di studio e rifacimenti. E se Pippo vuole, anche domani, davanti a un notaio, sono pronto a scrivere il nome del vincitore...". Silvan si alza in piedi e mi fa scegliere, fra centinaia di volumi, una parola presa da un libro a caso. Me la fa scrivere su un pezzo di carta, per essere sicuro che io poi non cambi idea quando mi dirà la parola che ho scelto, e mi chiede di "passargliela" mentalmente. Lo faccio e lui, ovviamente, indovina. La parola che ho scelto è "rischio", e quasi quasi rischio di credere che un po’ mago sia davvero. Il trucco c’è, ma come fa Andrea Scarpa