Il Sole 24 Ore 12/12/2007, pag.25 Carlo Dell’Aringa, 12 dicembre 2007
La variabiale indipendente delle retribuzioni. Il Sole 24 Ore 12 dicembre 2007. Dal confronto con gli altri Paesi, l’Italia esce malconcia: è l’unico Paese in cui, negli ultimi cinque anni, la produttività del lavoro è diminuita
La variabiale indipendente delle retribuzioni. Il Sole 24 Ore 12 dicembre 2007. Dal confronto con gli altri Paesi, l’Italia esce malconcia: è l’unico Paese in cui, negli ultimi cinque anni, la produttività del lavoro è diminuita. Il calo fa comunque riferimento alla media dei vari settori produttivi e la media, come si sa è come quella di Trilussa. Mentre alcuni settori hanno sperimentato aumenti – e in certi casi tutt’altro che disprezzabili – altri settori hanno visto la produttività del lavoro diminuire in misura consistente. Fra settori di uno stesso Paese si osservano differenze che risultano ancora maggiori di quelle che si osservano da un Paese all’altro. A cosa si devono queste differenze? In qualche misura si tratta degli stessi fattori che determinano le variazioni tra Paesi e cioè: un diverso grado di sfruttamento delle nuove tecnologie, una diversa capacità di sviluppare nuovi prodotti a più alto contenuto di valore aggiunto, una più forte pressione della concorrenza internazionale. Se si prendono i quattro settori più dinamici dell’industria italiana, il tasso medio di crescita della produttività, è stato dell’1,5 all’anno. I quattro settori meno dinamici hanno invece sperimentato una caduta media annua della produttività dell’1,6. Nel corso di cinque anni il "gap" cumulato di produttività fra questi due gruppi di settori è stato di quasi il 20 per cento. Si tratta di una differenza importante, che induce a pensare come la spiegazione di quanto è successo in Italia in questi ultimi anni, vada cercata, oltre che a livello di sistema economico complessivo, anche all’interno dei diversi settori produttivi. interessante notare come le retribuzioni non abbiano seguito il comportamento della produttività nei singoli settori produttivi. Le retribuzioni sono aumentate in modo relativamente più omogeneo rispetto all’andamento della produttività. Come si vede dal grafico, i settori con più elevata crescita della produttività hanno visto crescere le retribuzioni del 3,1% all’anno mentre nei settori meno dinamici, le retribuzioni sono cresciute, in media, del 3% all’anno. La differenza è minima. Sono, di conseguenza cresciuti in modo molto diverso i costi del lavoro per unità di prodotto, che hanno penalizzato evidentemente i settori che hanno perso maggior terreno in termini di produttività. Questo risultato può essere considerato, per certi aspetti, efficiente dal punto di vista economico: il minor costo del lavoro fa sì che i settori più efficienti siano incentivati ad espandersi, mentre i settori con costi unitari crescenti sono costretti a ridimensionarsi. Ma sarebbe stato ancora meglio che le retribuzioni dei lavoratori avessero seguito maggiormente i diversi andamenti settoriali (e aziendali) della produttività. Ne sarebbero derivate differenze retributive che avrebbero incentivato la mobilità del lavoro e avrebbe ancor più favorito la ristrutturazione dell’economia verso i settori e le imprese più dinamici. Il sistema di contrattazione nazionale ha impedito una maggior flessibilità delle retribuzioni. Carlo Dell’Aringa