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 2007  dicembre 08 Sabato calendario

La censura cinese cancella Hollywood. La Stampa 8 Dicembre 2007. NEW YORK. «Variety» aveva anticipato la notizia e Will Smith ne ha provato la fondatezza: la Cina ha bloccato l’arrivo nelle sale delle produzioni cinematografiche di Hollywood

La censura cinese cancella Hollywood. La Stampa 8 Dicembre 2007. NEW YORK. «Variety» aveva anticipato la notizia e Will Smith ne ha provato la fondatezza: la Cina ha bloccato l’arrivo nelle sale delle produzioni cinematografiche di Hollywood. L’attore afroamericano è a Hong Kong per il previsto lancio del suo ultimo film «I am Legend» ma il debutto non c’è stato. «Ci siamo battuti con tenacia per riuscire ma non c’è stato nulla da fare, solo un ristretto numero di film stranieri in questo momento entra in Cina», ha fatto sapere Will Smith al termine di un lungo e difficile incontro con Han Sanping, presidente del «China Film Group», l’Ente cinematografico di Pechino che decide quali pellicole importare e punta a tutelare le produzioni locali. Il veto nei confronti di «I am Legend», ambientato a New York e nel quale si racconta la storia di un sopravvissuto a un’epidemia globale, colpisce anche le più recenti produzioni degli studios californiani: «Enchanted» di Walt Disney, «Bee Movie» di Dreamworks, «Beowulf» di Warner Bros e «Stardust» di Paramount si stanno scontrando con il veto cinese. A complicare la situazione c’è il fatto che Pechino non ha messo per iscritto la decisione e Han Sanping nega che si possa parlare di «messa al bando» vera e propria. Ma il magazine di Hollywood «Variety» è riuscito a ricostruire quanto avvenuto: da alcune settimane il comitato sulla censura dell’Ente cinematografico di Pechino rifiuta perfino di visionare i film americani e questo impedisce l’inizio stesso della procedura che consente alle pellicole di essere importate. I primi a scontrarsi con la nuova situazione sono stati gli espositori alla mostra del cinema di Zhuhai, nella provincia del Guandong, e subito dopo le difficoltà si sono ripetute al «CineAsia» di Macao. Will Smith aveva scelto di sbarcare a Hong Kong perché l’ex colonia britannica ha un particolare status economico ma anche in questo caso il veto di Pechino si è fatto sentire. E non solo nei confronti delle nuove produzioni: il film «The Pursuit of Happiness», sempre con lo stesso attore, non viene mostrato nelle sale sebbene la censura cinese gli abbia già dato da tempo luce verde. Per «Variety» il bando contro le produzioni americane è destinato a durare tre mesi, fino ai primi di febbraio quando cominceranno le celebrazioni per il nuovo anno cinese. Restano da appurare le cause della decisione di Pechino, che non ha precedenti perché in passato le sospensioni dell’import di film erano state molto brevi e sempre concordate con i produttori di Hollywood. Indiscrezioni che trapelano da Washington mettono in relazione il blocco dei film di Hollywood con quanto avvenuto durante il fine-settimana del Giorno del Ringraziamento, quando Pechino decise all’ultimo minuto di impedire l’attracco nel porto di Hong Kong della squadra navale della portaerei Kitty Hawk, impedendo a centinaia di marinai di incontrare le famiglie giunte in aereo dagli Stati Uniti. In maniera analoga Pechino ha chiuso le acque del porto di Hong Kong a un cacciamine dell’Us Navy che aveva chiesto di potersi riparare nella rada al fine di evitare una forte tempesta. Tanto nel caso di Hollywood come della Us Navy dietro i passi di Pechino vi sarebbe, secondo fonti diplomatiche a Washington, l’irritazione per la recente decisione del presidente degli Stati Uniti George W. Bush di incontrare alla Casa Bianca il leader tibetano Dalai Lama come anche di approvare nuove vendite di armi a Taiwan, l’isola nazionalista che la Repubblica popolare considera alla stregua di una provincia ribelle. A complicare ulteriormente lo scenario vi è il pendente contenzioso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) dovuto alle proteste americane per le violazioni dei diritti intellettuali e delle regole sull’accesso al mercato in Cina. MAURIZIO MOLINARI