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 2007  dicembre 13 Giovedì calendario

ARTICOLI SU ALITALIA APPARSI SUI GIORNALI IL 13/12/2007, GIORNO DELLA DECISIONE SUL COMPRATORE


CORRIERE DELLA SERA
A.BAC.
ROMA – Non sarà oggi la giornata decisiva per Alitalia. Nel consiglio d’amministrazione che si terrà in giornata l’azionista- Tesoro dovrebbe portare una richiesta di supplemento d’indagine e dunque un rinvio. Sarebbe questa l’unica decisione emersa a palazzo Chigi nel vertice che ha visto riuniti il premier Romano Prodi, insieme con il sottosegretario Enrico Letta, i vicepremier Massimo D’Alema e Francesco Rutelli, il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa e i responsabili dello Sviluppo economico e dei Trasporti, Pier Luigi Bersani e Alessandro Bianchi.
Per tutto il pomeriggio alla Magliana si sono tenute riunioni del cda, definite «informali», per mettere a punto la riunione che oggi avrebbe dovuto individuare il concorrente con cui trattare in esclusiva. Intanto il patròn di Air One, Carlo Toto, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, incontratisi, avrebbero confermato il feeling basato sulla promessa di Toto di mantenere l’hub di Malpensa. Sarebbe rimasto invece a Parigi, l’amministratore delegato di Air France, Jean-Cyril Spinetta.
Dall’esterno è proseguito il
pressing sul governo. L’Anpac, il potente sindacato dei piloti, ha definito «impercorribile» la proposta di Air One. Ma è rimasto da solo. La Fit-Cisl, con Claudio Claudiani, nel chiedere il coinvolgimento dei sindacati nella scelta, ha dichiarato che l’offerta di Toto «allontana lo spettro della colonizzazione». Anche per la Filt-Cgil, Air One «pone le basi per la conservazione e il rilancio», mentre per Sdl è il punto di partenza per «un confronto credibile». I piloti dell’Up aspettano di conoscere il piano di Air France-Klm.
Ieri le parti politiche hanno preferito tacere, a parte qualche sparuta dichiarazione contraria a «soluzioni politiche», come quella della Sinistra Democratica e di Italia dei Valori. «Sarebbe meglio che tutti stessero più zitti» ha detto il ministro del Commercio estero, Emma Bonino mentre il titolo Alitalia chiudeva in Borsa a +2,71%.
A. Bac.

CORRIERE DELLA SERA
ANTONELLA BACCARO

ROMA – Tre ore di vertice. E poi tutti a casa con la consegna del silenzio. «Parlerà domani (oggi per chi legge ndr) il consiglio d’amministrazione si è limitato a dire il portavoce Silvio Sircana - e in quella sede il Tesoro porterà l’orientamento del governo». Ma un orientamento univoco del governo in realtà ieri notte non sarebbe emerso. Al punto che oggi l’azionista dovrebbe chiedere all’azienda di prendere tempo per un supplemento d’indagine sulle offerte. Un rinvio, dunque.
La riunione è iniziata poco dopo le 20 con il ministro Tommaso Padoa-Schioppa che ha illustrato le ragioni della propensione dell’azionista per l’offerta di Air France. Un’introduzione dettagliata, cui non è mancato il sostegno di Prodi e di Pierluigi Bersani. Nella discussione sarebbe stata osservata la «debolezza di sostanza» di Air One. « bella l’idea che con un colpo di reni l’Italia sia in grado di salvare la sua compagnia aerea avrebbe detto il responsabile dello Sviluppo circa l’opportunità di preservare l’italianità attraverso Air One - , ma dobbiamo valutare se questa ipotesi sta in piedi oppure no». il segno di una sintonia tra Bersani e Prodi già vista anche a Nizza, nel vertice italo-francese in cui è sembrato che la ritrovata alleanza transalpina sull’energia potesse estendersi anche al dossier Alitalia. Le istanze politiche avrebbero fatto poi irruzione nel vertice portate da Rutelli e D’Alema secondo cui la scelta di Air France «farebbe saltare il sistema Italia». Sarebbe stato soprattutto il primo a sostenere l’opportunità di una scelta italiana, mentre il secondo avrebbe preferito mantenere una posizione un po’ più defilata, in linea con la sua attuale linea filoprodiana.
La proposta di Prodi, non accolta, sarebbe stata quella di lasciar passare la scelta di Air France, che non avrebbe intenzioni ostili, per poi verificare in un secondo momento l’altra opzione. Anche perché l’attuale procedura informale scelta dal Tesoro, basata sull’Opa volontaria, lascia aperte tutte le strade. In ogni caso il pretendente preferito dovrebbe lanciare un’Opa su Alitalia cercando di rientrare nella «forchetta» di valori individuata dall’advisor del Tesoro. Si aprirebbe la fase degli eventuali rilanci di chi è rimasto fuori, Lufthansa compresa. Alla fine dunque sarebbe il mercato a decidere rendendo quasi ininfluente la prima scelta degli adviser. Ma per ora l’unica scelta è il rinvio.

CORRIERE DELLA SERA
MASSIMO NAVA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – Viste dalla Francia, o meglio dall’aeroporto Charles de Gaulle, quartier generale di Air France, le riserve che di giorno in giorno si sono rafforzate sul matrimonio con Alitalia risultano abbastanza incomprensibili. La fiducia nei propri mezzi e nella validità dell’offerta presentata alle autorità italiane è intatta, ma si avverte un certo nervosismo, che contrasta con la convinzione che i tappeti rossi fossero già srotolati. Il "patriottismo" francese stenta a comprendere il risveglio patriottico italiano, anche se si intuisce che un eventuale stop a Air France potrebbe aprire le porte a Lufthansa. La compagnia tedesca si è ritirata dalla partita, ma ha da tempo stabilito una forte collaborazione tecnica e commerciale con Air One.
L’accordo sembrava in dirittura d’arrivo dopo il vertice intergovernativo di Nizza, le strette di mano fra Prodi e Sarkozy e la netta impressione di un clima nuovo fra i due Paesi, improntato alla più stretta cooperazione industriale e strategica e suggellato dalla "pax elettrica" dopo il contenzioso Enel-Edf.
Non erano un mistero il parere favorevole di Romano Prodi e la ritrovata sintonia con l’Eliseo. Il presidente Nicolas Sarkozy ha dato nuovo impulso agli interessi della Francia nel Sud dell’Europa, coltivando l’ambizioso progetto "euromediterraneo".
Il presidente di Air France, Jean-Cyril Spinetta, ha trascorso l’intera giornata di martedì in Italia. Un giro d’orizzonte (ha incontrato anche uno dei principali avversari dell’accordo, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni) che ha dato l’impressione di un rilancio dell’offerta: non tanto sul piano economico, quanto per le garanzie sul futuro della nostra compagnia di bandiera. In attesa del "verdetto", ambienti vicini alla presidenza di Air France insistevano sulla validità delle linee strategiche di fusione: criteri industriali per mettere Alitalia in condizioni di redditività, riconquistare il mercato italiano e costruire un grande campione europeo pari alle compagnie asiatiche e americane.
«Il recente matrimonio Air France-Klm parla per noi», si sottolinea per rafforzare il «senso strategico e industriale» della proposta, che non pregiudica l’immagine e il ruolo di Alitalia come compagnia nazionale. E si ricorda che gli accordi già intercorsi hanno favorito l’integrazione dell’offerta Air France con quella delle rotte italiane.
Al di là delle condizioni economiche, la strategia di Air France-Klm è chiara e in sintonia con le proiezioni di traffico: Amsterdam, Parigi e in futuro Roma costituirebbero i tre grandi poli aeroportuali in grado di gestire il movimento passeggeri nel Nord, nel Centro e nel Sud Europa, anche in previsione di un ulteriore potenziamento del traffico nell’aerea mediterranea e nordafricana. Resta il nodo di Malpensa, il cui futuro sarebbe incompatibile con il mantenimento di due hub in Italia (come ha ammesso lo stesso Spinetta). «Questo non significa ridimensionare o eliminare Malpensa», ribadiscono all’Air France.
La missione italiana di Spinetta è stata evidentemente dettata dalla volontà di consolidare con maggiori garanzie l’offerta Air France. La compagnia francese mantiene un riserbo assoluto sull’offerta concorrente di Air One che, secondo alcune valutazioni, risulta meno drastica sul piano degli esuberi. Air One inoltre ha offerto garanzie sul futuro di Malpensa che – considerando la cooperazione con Lufthansa – potrebbe essere strategicamente integrata negli "hub" tedeschi : Amburgo, Berlino, Monaco. Le decisioni politiche e ammini-strative potrebbero non essere comunque definitive. Alla trattativa in esclusiva, potrebbe seguire un’Opa su Alitalia. Secondo una fonte governativa citata da Reuters, «questo potrebbe dare una possibilità di rilancio a chi è rimasto fuori dalla trattativa».

CORRIERE DELLA SERA
FRANCESCO GIAVAZZI
Il governo sta decidendo in queste ore se vendere Alitalia a Air One preferendo l’offerta della compagnia italiana ad altre, in particolare ad Air France. «Il nostro progetto industriale è forte e con basi solide », dice il presidente di Air One. Quanto il suo progetto sia forte dipende dall’ipotesi su ciò che accadrà alla tratta più redditizia del trasporto aereo italiano: Linate-Fiumicino. Se Air One acquisirà Alitalia, la nuova compagnia avrà oltre il 90% del mercato su quella rotta e quote molte elevate anche su altre tratte, ad esempio Catania-Fiumicino. Essere forti con una simile posizione dominante è relativamente facile: certo più facile che per Air France o Lufthansa, le quali, acquisendo Alitalia, dovrebbero poi vedersela con Air One sulla Linate- Fiumicino.
Che farebbe di fronte a questa concentrazione l’Autorità garante della concorrenza, il cui compito è difendere i consumatori? «La nostra legge antitrust vieta concentrazioni che restringono la concorrenza o che rafforzano posizioni già dominanti. Però l’articolo 25 (che in Italia non è mai stato usato) consente deroghe a fronte di un programma governativo concordato con noi, a condizione che tali deroghe siano giustificate da interessi strettamente generali, che si tratti di operazioni comunque favorevoli per i consumatori e che vengano subito fissati tempi ben precisi per il rientro nei limiti fissati dall’Antitrust». Così il presidente dell’Autorità, Antonio Catricalà, nella sua prima relazione annuale e in un’intervista alla
Stampa il 4 dicembre 2006. Quali siano gli interessi «strettamente generali » che verrebbero salvaguardati regalando a Air One un monopolio non mi è chiaro. Ma al presidente Catricalà non viene in mente che l’unica cosa che dovrebbe fare è liberalizzare gli slot e poi lasciare che si fonda chi vuole.
 vero che la Germania nel 1998 utilizzò una clausola simile all’articolo 25 per consentire la fusione fra due aziende energetiche, E.On e Ruhrgas, ma il trasporto aereo, a differenza del gas, non è un settore strategico. Di questo passo il governo potrebbe bloccare la liberalizzazione dei taxi sostenendo che il trasporto cittadino è esso pure strategico.
«Se Alitalia dovesse andare a una società straniera saremmo l’unico Paese in Europa a non avere più una compagnia di bandiera », dicono i sindacati. Innanzitutto non è vero: Swissair e Sabena sono fallite, le rotte sono state cedute ad altri, ma a Bruxelles e a Zurigo si continua a volare e non mi pare che i consumatori di quei Paesi abbiano protestato, anzi. Invece è proprio il sostegno dei sindacati all’offerta di Air One a dover preoccupare i molti che approvano questa scelta.
Il monopolio consentirebbe a Air One di incassare una buona rendita della quale i sindacati di steward e piloti sapranno facilmente appropriarsi: basterà minacciare uno sciopero sulla tratta Linate- Fiumicino che in assenza di alternative bloccherebbe l’Italia. I consumatori ringraziano.

DAGOSPIA 13/12/2007
1 – ALITALIA, PER ORA VOLANO SOLO STRACCI TRA PRODI, RUTELLI E D’ALEMA (ROVATI C’E’)
Le luci di Palazzo Chigi sono rimaste accese fino all’una di notte quando è finita la riunione di Prodi e dei ministri sul caso Alitalia.
Gli ultimi giornalisti assonnati hanno avuto appena il tempo di telefonare ai giornali per dire che nulla è stato deciso e che dentro il Governo c’è una spaccatura profonda. Gli schieramenti sono bene individuati: Padoa-Scoppia, Enrico Letta e il supponente sottosegretario Tononi che ha seguito il dossier, sono schierati dalla parte di AirFrance.

Il ministro del Tesoro ha sempre avuto un debole per Parigi e anche se adesso i suoi sentimenti non sono più così forti per la Ville Lumiére, ha ancora negli occhi le immagini dell’ultimo vertice che si è svolto alla fine di novembre a Nizza tra Sarkozy e il Professore di Bologna. Quando il summit terminò, Padoa-Scoppia e i ministri italiani si concessero una bella passeggiata sulla Promenade des Anglais e un pranzetto nel ristorante Chanteclère dell’hotel Negresco.

Carletto Toto di Air One
© Foto La Presse
In quell’occasione l’accordo Alitalia-AirFrance fu dato per scontato, poi si è alzato il polverone di Corrado Passera che due giorni fa ha messo in moto le fanterie pesanti e gli amichetti di Confindustria per tirare la volata a Carletto Toto, l’imprenditore marchigiano di cui non si conoscono le risorse e i debiti, ma che ha una gran voglia di fare il monopolista (una volta presa Alitalia dai furbetti dell’areoplanino, arriverà una bella Opa di Lufthansa e salutame ”a soreta).

Alcuni giornali hanno attribuito alla cordata BancaIntesa-Toto il consenso di D’Alema, Bersani, Rutelli e l’ineffabile ministro Bianchi, ma in realtà il più caldo verso la soluzione AirOne è Ciccioduro Rutelli perchè è noto che Bersani avrebbe preferito trattare con Lufthansa. A smentire il consenso di Baffino-D’Alema per Toto è arrivata poche ore fa da Radiocor la notizia di una nuova offerta di due fondi esteri, Quantum e Evergreen, che insieme a Singapore Airlines, hanno buttato sul tavolo di Maurizio Prato l’ennesima proposta. A guidare la nuova cordata c’è Deutsche Bank che in Italia è rappresentata da Vincenzo De Bustis, un uomo storicamente vicino al ministro degli Esteri. Ennesima prova che Alitalia è un grosso affare.

Adesso è il momento di Maurizio Prato. Il manager ex-Iri dalle occhiaie profonde ha trovato oggi una soluzione nel Consiglio di amministrazione di Alitalia: ”ha rinviato al 18 dicembre la riunione in cui assumere decisioni definitive”.
Nel cuore della notte, quando la riunione è finita, qualcuno ha visto uscire da Palazzo Chigi un uomo alto 1,90, l’altezza giusta di un giocatore di basket. Era Angelone Rovati, il "facilitatore" al quale Prodi avrebbe affidato il compito di gestire con discrezione la fase finale della "pantomima" Alitalia. A chi gli ha chiesto se la sorte della Compagnia di bandiera fosse nei suoi pensieri, Angelone ha risposto sprezzante: "non mi interesso dell’Alitalia". La stessa risposta che diede oltre un anno fa in Cina quando scoppiò l’affare Telecom.