La Repubblica 10/12/2007, pag.21 LUIGI BIGNAMI, 10 dicembre 2007
Ecco il lago venuto dal passato "Ci svelerà il mondo com´era". La Repubblica 10 dicembre 2007. ROMA - Solo un muro di ghiaccio di 70 metri separa la vita che popola la Terra dei nostri giorni da quella che probabilmente la abitava milioni di anni fa
Ecco il lago venuto dal passato "Ci svelerà il mondo com´era". La Repubblica 10 dicembre 2007. ROMA - Solo un muro di ghiaccio di 70 metri separa la vita che popola la Terra dei nostri giorni da quella che probabilmente la abitava milioni di anni fa. Sono i 70 metri che rimangono alla trivella russa che sta perforando la calotta di ghiaccio dell´Antartide orientale per raggiungere il Lago Vostok che si trova a 3.700 metri sotto la superficie. Un lago enorme, in quanto possiede un´area di circa 12.000 chilometri quadrati (quasi quanto la superficie della Campania), la cui esistenza venne ipotizzata già negli anni Sessanta. «Da allora sono stati scoperti circa 150 laghi e uno anche da ricercatori italiani», spiega Ignazio Tabacco, dell´Università di Milano, che ha condotto numerose spedizioni in Antartide anche alla ricerca di laghi subglaciali. Il lago Vostok, come molti altri laghi del continente, potrebbe conservare come in una gigantesca pentola a pressione organismi che abitavano il pianeta milioni di anni fa, forme di vita cioè, che c´erano poco prima che il lago venisse via via ricoperto dal ghiaccio. per questo motivo che c´è un certo sconcerto da parte della comunità scientifica internazionale di fronte alla determinazione dei ricercatori russi nel voler arrivare a tutti i costi all´interno del lago. I ricercatori, infatti, vogliono evitare di contaminare quel mondo antico e solo quando si avrà la certezza che la sonda non possa portare microbi dal nostro mondo si potrà bucare l´ultimo metro di ghiaccio. In questo momento le trivelle sono ferme in una sorta di riflessione che coinvolge anche gli scienziati russi. «Durante la trivellazione sono già stati individuati degli organismi viventi all´interno delle "carote" riportate in superficie, ma al momento non si ha la certezza che provengano dal lago, perché potrebbero essere stati portati dalle sonde di perforazione», continua Tabacco. Se quando si arriverà nel lago si scoprirà vita, sarà davvero un mondo fantastico, perché gli organismi si devono essere adattati sia alle basse temperature (circa -3°C) che alle spaventose pressioni che risultano 360 volte quelle misurate sulla superficie terrestre. Insomma vi potrebbero essere forme di vita non dissimili a quelle presenti su altri mondi. La Nasa infatti, segue da vicino tali ricerche perché c´è almeno un satellite di Giove, chiamato Europa, che possiede una superficie ghiacciata di alcuni chilometri di spessore al di sotto della quale vi è un mare: una situazione molto simile a quella presente sotto l´Antartide. Lo studio dei laghi antartici risulta estremamente importante anche perché negli ultimi anni si è scoperto che essi sono interconnessi da fiumi che portano acqua da un lago all´altro. «La presenza di acqua tra la roccia e la calotta glaciale fa da lubrificante al movimento dei grandi ghiacciai verso il mare. In questo periodo di riscaldamento globale conoscere quale può essere l´importanza del fenomeno può aiutare a prevedere la velocità con la quale il ghiaccio finirà in mare negli anni futuri e di conseguenza come si innalzeranno gli oceani», spiega Mahlon Kennicutt II della Texas A&M University (Usa). Nessuno ipotizza che la perforazione del lago possa far uscire l´acqua in esso contenuta facendo scivolare una porzione del ghiaccio verso il mare, tuttavia non pochi ricercatori sostengono che l´operazione debba essere eseguita con estrema cautela anche per questo motivo. Un insieme di elementi che deve far riflettere i ricercatori russi prima di spezzare l´ultima barriera verso quel mondo, ma «poiché il Programma Antartico è argomento di orgoglio nazionale – spiega Kennicutt - non è da escludere che essi vogliano arrivare al più presto e per primi in una sfida che ricorda, per difficoltà, quella alla corsa alla Luna». E 70 metri di ghiaccio sono davvero pochi. LUIGI BIGNAMI