La Repubblica 08/12/2007, pag.45 GIORGIO AMITRANO, 8 dicembre 2007
Per i giovani è importante la forza dell´immaginazione. La Repubblica 8 dicembre 2007. Il titolo del nuovo romanzo di Banana Yoshimoto, Il coperchio del mare, è tratto da una canzone di Hara Masumi, cantautore e illustratore di molti suoi libri, ma le assomiglia talmente che sembra inventato da lei
Per i giovani è importante la forza dell´immaginazione. La Repubblica 8 dicembre 2007. Il titolo del nuovo romanzo di Banana Yoshimoto, Il coperchio del mare, è tratto da una canzone di Hara Masumi, cantautore e illustratore di molti suoi libri, ma le assomiglia talmente che sembra inventato da lei. Contiene infatti quella miscela di prosaico e poetico che è il suo segno distintivo, irritante per i suoi detrattori e incantevole per i suoi fan. Anche il libro, come spiega lei stessa, nasce dal desiderio di mettere insieme elementi concreti e immaginazione. C´è un po´ di Kitchen, nella passione con cui la protagonista tenta di realizzare il suo progetto di lavoro e di vita, e di Tsugumi: la malinconia del mare fuori stagione, «con la sua aria fredda, le nuvole sottili». C´è la musicalità della scrittura di Banana, fedelmente resa dalla traduzione di Alessandro G. Gerevini. E la natura, che ogni tanto ruba la scena ai protagonisti. In questo romanzo la natura è molto più di uno sfondo. Si ha la sensazione che la vegetazione avvolga i personaggi ed entri con forza nella loro vita, diventando quasi un prolungamento naturale del loro corpo. Questa sensazione è giusta? «Sì, la sensazione è giusta, ma per rispondere devo fare una premessa su come è nato questo romanzo. L´ho scritto a puntate per un quotidiano, con l´intesa di pubblicarlo poi con una casa editrice che si rivolge soprattutto ai giovani. Sapendo che sarebbe stato letto da un pubblico più ampio di quello che mi legge di solito, sentivo il bisogno di trattare un tema che riguardasse più persone e fosse legato alla realtà del nostro tempo. Proprio in quel periodo mi capitava spesso di ricevere lettere da giovani che si lamentavano della difficoltà di trovare lavoro, ma tutti dicevano che non avendo risparmi era difficile lanciarsi in qualsiasi impresa e che non sapevano cosa fare. Così mi è venuto in mente di scrivere una storia in cui le protagoniste si inventano un lavoro». Affascinante. Ma la natura? «Ecco, ci arrivo. Volevo raccontare questo loro lavoro descrivendo in modo concreto il know-how grazie al quale le due ragazze realizzano i loro progetti, dare un esempio pratico. Ma era importante per me anche mantenere la libertà della mia immaginazione. Il mio modo di farlo è stato raccontare una storia in cui i personaggi diventano parte della natura, fondendosi quasi fisicamente con gli alberi, le foglie e tutto il resto. Perciò se sono riuscita a trasmettere questa sensazione, sono felice». Le tue descrizioni danno la sensazione di una sensibilità molto giapponese, che percepisce ogni aspetto della natura come animato da una sorta di divinità. C´è un rapporto con lo shintoismo? «Secondo lo shintoismo, che appartiene all´antichità più remota del Giappone, le divinità abitano in tutte le forme della natura, comprese quelle inorganiche. Nel descrivere l´amore della protagonista per il suo paese natale non pensavo a una vaga nostalgia, ma proprio a quel senso che lei ha definito "molto giapponese", per cui attraverso una natura vicina, così presente che si può toccare con la mano, si entra in contatto con qualcosa di più grande». Il mondo "civilizzato" appare immerso nel degrado. Persino il paese natale della narratrice, nella penisola di Izu, un tempo gioioso e prospero, è descritto come una "città fantasma". Cosa è successo al Giappone? «Sintetizzando al massimo, il Giappone si è americanizzato, e il culto del denaro è diventato il centro della società. A causa di ciò abbiamo rinunciato a preservare la nostra cultura e a tramandare alle generazioni future gli aspetti migliori del pensiero giapponese. Farlo richiederebbe pazienza, tempo e soldi. Ci sono sempre più giovani che hanno la sensibilità per dedicarsi a questo recupero, ma è scoraggiante osservare come le grandi somme di denaro si muovano sempre in tutt´altra direzione». la prima volta che in un suo romanzo prende posizione con forza contro il degrado dell´ambiente. Sente che il problema si è aggravato? «La distruzione e la difesa dell´ambiente sono problemi gravi, ma quello che ho raccontato nel Coperchio del mare appartiene alla fantasia. Mentre scrivevo mi interessava soprattutto trasmettere l´idea che la cosa più importante per i giovani è la forza dell´immaginazione. In tanti mi avevano raccontato che, tornati al loro paese, lo avevano trovato talmente cambiato e stravolto che si sentivano persi. A loro ho voluto dire di cominciare pazientemente e realisticamente dalla cosa che hanno davanti agli occhi. per questo che mi sono messa a raccontare come aprire un chiosco di granite, come costruire e vendere bambole! Ma per non correre il rischio di scrivere un manuale, ho lavorato cercando di mantenere un equilibrio fra l´elemento della concretezza e quello dell´invenzione». Nei suoi romanzi precedenti ha spesso trattato il tema delle ferite nascoste che le persone portano dentro di sé. Questa volta, nel personaggio di Hajime, che ha il corpo segnato dalle cicatrici, è come se le ferite fossero venute "allo scoperto". C´è una ragione particolare? «Avvertivo una certa difficoltà a esprimere la strana e sottile sensibilità che caratterizza l´amicizia delle due protagoniste, una fragile e l´altra forte, che poi è il motivo che attraversa tutto il romanzo. grazie alla presenza delle cicatrici visibili della ragazza più delicata che ognuna delle due si accorge della particolare sensibilità che c´è nell´altra, e impara a considerare questa sensibilità non come qualcosa di cui vergognarsi, ma come uno strumento da utilizzare nella realtà». Il coperchio del mare racconta la storia di una "piccola" ambizione della protagonista: aprire un chiosco per vendere granite. Non molti scrittori abituati a produrre best-seller avrebbero il coraggio di puntare su un soggetto così sobrio. Eppure il libro in Giappone ha avuto ugualmente successo. Quando scrive un romanzo si pone il problema della reazione del pubblico? «In un certo senso cerco di continuare a rispondere alle aspettative dei lettori, e contemporaneamente provo sempre un po´ a tradirle. Per mantenere la tensione. Non sarebbe bello riuscire a raggiungere questo equilibrio anche con il proprio marito, o partner? Purtroppo, però, è molto difficile». GIORGIO AMITRANO