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 2007  dicembre 08 Sabato calendario

I ritardi del pd. La Repubblica 8 dicembre 2007. UN ARTICOLO finora ignorato dell´Accordo di Amsterdam, ratificato dal nostro paese nell´indifferenza della pubblica opinione e della politica, rischia nei prossimi giorni di mandare in crisi un governo che finora ha superato gli scogli della Finanziaria, del finanziamento delle missioni all´estero, dell´accordo sul Welfare

I ritardi del pd. La Repubblica 8 dicembre 2007. UN ARTICOLO finora ignorato dell´Accordo di Amsterdam, ratificato dal nostro paese nell´indifferenza della pubblica opinione e della politica, rischia nei prossimi giorni di mandare in crisi un governo che finora ha superato gli scogli della Finanziaria, del finanziamento delle missioni all´estero, dell´accordo sul Welfare. L´articolo che prevede la punibilità di chi «commette o incita a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull´orientamento sessuale o sull´identità di genere» è stato imprevedibilmente inserito, su proposta di Rifondazione, nel pacchetto sicurezza in discussione al Senato. E´ un articolo sulla cui applicazione è lecito esprimere più di un dubbio. Un giudice ad esempio potrebbe utilmente servirsene contro i molti sindaci leghisti che ogni giorno propongono e mettono in atto misure discriminatorie contro gli immigrati. Un altro magistrato potrebbe, in virtù di questo articolo, chiamare in giudizio più di un prelato che condanni, in termini aspri e volgari (e spesso accade) le convivenze omosessuali. Ma l´articolo è stato proposto. E la maggioranza lo ha votato. Ma Paola Binetti, senatrice del Pd, giudicando quell´articolo un attentato al nostro tradizionale ordinamento familiare, ha detto di no. E per questo ha rifiutato di votare la fiducia al governo Prodi, salvato dal provvidenziale voto di Cossiga. Ma poiché viviamo in una situazione politica che è poco definire paradossale, due ministri, Mastella e Di Pietro dopo aver disciplinatamente votato al Senato a favore dell´inserimento di quell´articolo nel «pacchetto sicurezza» oggi minacciano la crisi se quello stesso articolo verrà riproposto quando il «pacchetto sicurezza» verrà in discussione alla Camera. Scoppia all´interno del Partito Democratico, un «caso Binetti» Il Pd aveva finora prudentemente (forse troppo prudentemente) evitato di definire una posizione chiara sui temi detti «eticamente sensibili». Walter Veltroni nel suo discorso al Lingotto si era espresso a favore del «pieno riconoscimento, come in tutte le altre grandi democrazie dei diritti delle persone che si amano e convivono». Una affermazione apprezzabile, ma che tarda a concretizzarsi in precise proposte e prese di posizione politiche. Così come nulla finora è stato detto, nel Partito Democratico, a proposito del testamento biologico, o della necessaria revisione della legge sulla fecondazione assistita, per citare solo due dei problemi più urgenti e, purtroppo, controversi. Tanta prudenza però non ha pagato. Perché ieri il Pd è stato costretto a discutere, in un clima di grande tensione, della posizione assunta dalla Binetti in Senato, una posizione di grande chiusura rispetto anche a posizioni precedentemente assunte in tema di diritti e libertà sessuale. Può darsi che l´ultimatum lanciato da Mastella e Di Pietro nei confronti del governo, la minaccia esplicita dell´apertura della crisi se lo stesso emendamento, già approvato dal Senato, non sarà ritirato alla Camera, si riveli, come ironicamente notava ieri il ministro D´Alema, un «penultimatum». Ma non c´è dubbio che il logoramento della maggioranza appare sempre più evidente, dal momento che le sue varie componenti (dai diniani a Rifondazione alla Cosa Rossa che riunisce oggi i suoi Stati generali) appaiono ormai più impegnate a definire una propria autonoma fisionomia che a cercare le necessarie, faticose mediazioni all´interno della maggioranza. «Gli aggiustamenti e il risanamento li so fare – diceva ieri Romano Prodi – ma i miracoli no». Ma ora, quello che gli si chiede, tenere insieme la Binetti, Mastella e Giordano, è quasi un miracolo. La sinistra radicale che ha segnato un punto a suo vantaggio con l´approvazione, giovedì al Senato, dell´emendamento «antiomofobia», non potrà decentemente accettare che lo stesso emendamento venga ritirato alla Camera. Un altro segnale di deterioramento della situazione viene da una lettera che Mussi, Pecoraro Scanio, Ferrero e Bianchi hanno inviato ieri sera a Prodi per chiedergli di rivedere la posizione, già assunta a suo tempo dal governo, a favore dell´ampliamento della base militare americana a Vicenza. Nonostante i ripetuti inviti del Quirinale a moderare i toni del dibattito, la polemica politica all´interno della maggioranza ha conosciuto questa settimana punte di particolare asprezza. Il segnale del «rompete le righe» giunto dalla dura intervista del presidente della Camera Bertinotti, ha avuto le sue inevitabili conseguenze. E se nessuno chiede esplicitamente, per ora, nuove elezioni, è evidente che molte forze politiche che fanno parte della maggioranza sembrano muoversi più in direzione di una crisi che alla ricerca di accordi e compromessi capaci di garantire la vita del governo. MIRIAM MAFAI