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 2007  dicembre 12 Mercoledì calendario

Negli ultimi anni le ricerche in campo oncologico hanno dimostrato che una delle strategie più promettenti per l’attacco ai tumori è quella di bloccare il processo di angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi che vanno a creare la rete necessaria per nutrire le cellule tumorali in continua proliferazione

Negli ultimi anni le ricerche in campo oncologico hanno dimostrato che una delle strategie più promettenti per l’attacco ai tumori è quella di bloccare il processo di angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi che vanno a creare la rete necessaria per nutrire le cellule tumorali in continua proliferazione. ”Affamare il tumore” amano dire gli scienziati. Una nuova interessante scoperta su questo fronte arriva ora dall’equipe del ricercatore italiano Napoleone Ferrara presso il Genentech di San Francisco, l’azienda biotech californiana che nel 2004 ha messo in commercio il primo farmaco anti-angiogenesi. Lo studio, pubblicato su Nature, ha identificato un nuovo bersaglio per la messa a punto di possibili terapie. Si tratta di Bv8: una proteina prodotta da neutrofili e macrofagi (cellule del midollo osseo dette mieloidi) che agisce come induttore della formazione di nuovi vasi sanguigni. ”Abbiamo evidenziato che esiste un collegamento tra il tumore e il midollo osseo”, ha spiegato Napoleone Ferrara. ”Il tumore invia dei ’segnali’ al midollo, come l’ormone G-csf (Granulocyte Colony-Stimulating Factor). Questi segnali inducono la formazione e la mobilizzazione periferica delle cellule mieloidi del midollo. Una volta raggiunto il tumore queste cellule, mediante la proteina Bv8, promuovono la formazione di nuovi vasi”. Il processo cellulare è stato osservato grazie a un anticorpo che lega e inattiva Bv8. Gli esperimenti condotti su tumori inoculati in topi hanno dimostrato che l’inibizione di Bv8 blocca l’angiogenesi e, di conseguenza, la crescita tumorale. ”Gli studi sono stati ripetuti su varie linee cellulari tumorali fra cui tumori polmonari, colo-rettali, sarcomi e linfomi. In tutti i casi i risultati si sono dimostrati positivi”, ha dichiarato Ferrara. ”Parlare di cura è ancora prematuro ma gli enormi progressi degli ultimi anni lasciano ben sperare. Credo che una conoscenza più completa dei meccanismi dell’angiogenesi tumorale possa risultare nello sviluppo di nuovi farmaci da usare in combinazione con la chemioterapia”.