La Repubblica 09/12/2007, pag.4 LUISA GRION, 9 dicembre 2007
Il libro nero del lavoro. La Repubblica 9 dicembre 2007. ROMA - Morire per colpa del lavoro, in cantieri e fabbriche, in grosse aziende e impresine familiari, per incendi, schiacciamenti o veleni assorbiti negli anni
Il libro nero del lavoro. La Repubblica 9 dicembre 2007. ROMA - Morire per colpa del lavoro, in cantieri e fabbriche, in grosse aziende e impresine familiari, per incendi, schiacciamenti o veleni assorbiti negli anni. Sono sparse un po´ dappertutto le fabbriche che uccidono: lo fanno in tempi e modi diversi e nel 2006 hanno portato il paese al drammatico tetto delle 1302 vittime. Senza contare gli oltre 26 mila casi di malattia professionali denunciate all´Inail, che non hanno interrotto la vita dei lavoratori, ma sicuramente gliela hanno rovinata. Un panorama di sofferenza che colpisce più il centro Nord del Sud, ma che non guarda alle dimensioni delle aziende coinvolte: si va dall´Ilva di Taranto al miriade di minuscoli cantieri edili, dove il lavoro nero impera e l´incidente, se non mortale, spesso si nasconde. In termini assoluti, la regione dove si registra il maggior numero d´infortuni è la Lombardia, ma se si guarda alla frequenza dell´incidente sono l´Umbria e il Friuli Venezia Giulia a balzare in testa. Territori dove l´impresa spesso è piccola, dove va per la maggiore l´edilizia, la lavorazione del metallo e del legno: tutti settori a rischio. In coda alla classifica c´è infatti il Lazio dove vincono i servizi e il terziario avanzato. Passando alle aziende teatro delle tragedie ci sono casi clamorosi. L´Ilva di Taranto: oltre 40 morti negli ultimi 14 anni, sei morti e decine di feriti solo negli ultimi due, denuncia il sindacato. Ma un paio d´anni fa, alla Severstal di Piombino, acciaierie in mano ai russi, ci sono state quattro vittime in sedici mesi. Nell´ultimo caso si trattava di un artigiano che curava in appalto la manutenzione degli impianti il cui corpo è stato ritrovato 15 ore dopo il decesso. Un altro dipendente di ditta appaltatrice è morto pochi mesi fa negli stabilimenti di Terni della Thyssen Krupp: lo stesso gruppo di acciaierie dove lo scorso mercoledì notte, negli impianti di Torino, è divampato un incendio che ha ucciso 4 lavoratori. A metà novembre - e sempre di acciaierie parliamo - alla Lucchini di Lovere (Bergamo) è morto un uomo di 42 anni. Due morti in un anno anche alla Fondver, industria meccanica di Verona. Pochi giorni fa, per la morte avvenuta nel 2005 di un dipendente della Fincantieri di Ancona, sono stati condannai tre fra dirigenti e caporeparto. Questi sono i grandi gruppi, le aziende conosciute: ma si muore anche nelle piccole imprese e nei minuscoli cantieri. Gli edili della Cgil - la Fillea - ha preparato un rapporto dal quale risulta che solo nel 2006 le vittime nei cantieri sono state 258, Lombardia al primo posto, uno su sei è immigrato. E poi c´è la morte che non nasce da un trauma, ma è altrettanto feroce e colpisce negli anni: quelle delle vittime dei veleni. Si è concluso lo scorso anno (ribaltando una sentenza del 2002 che assolveva tutti) il processo per le 150 morti provocate dal cloruro di vinile al Petrolchimico di Marghera. Dall´80 ad oggi oltre 200 ex dipendenti cantieri navale di Monfalcone sono morti per cancro dopo aver lavorato l´amianto. Ma lì i tempi del processo lasciano poche speranze. LUISA GRION