Francesco Rigatelli, la Repubblica 12/12/2007, 12 dicembre 2007
La data di morte è lontana, ma come si fa a vivere leggeri se viene fissata? Dev’essergli venuto un colpo ai beneficiari del 5 per mille (associazioni di volontariato, centri di ricerca, ma pure università e comuni) quando hanno letto il comma 6 dell’articolo 136 della Finanziaria, che fissa per il 2009 un tetto di 100 milioni agli stanziamenti per le associazioni, quando oggi è di 400
La data di morte è lontana, ma come si fa a vivere leggeri se viene fissata? Dev’essergli venuto un colpo ai beneficiari del 5 per mille (associazioni di volontariato, centri di ricerca, ma pure università e comuni) quando hanno letto il comma 6 dell’articolo 136 della Finanziaria, che fissa per il 2009 un tetto di 100 milioni agli stanziamenti per le associazioni, quando oggi è di 400. Perché già fin adesso non han visto un euro, relativo alle dichiarazioni degli anni scorsi, figurarsi cosa si aspettano per un domani in cui il tetto vien per la prima volta drasticamente diminuito; mentre la parte eccedente, come confermano al ministero dell’Economia, rimarrebbe nella disponibilità del bilancio dello Stato. Una scelta, quella del tetto, che ha provocato una protesta bipartisan e spinto esponenti della maggioranza come Luigi Bobba, senatore del Pd, a parlare di «aspettative dei cittadini tradite»: «Il governo nel corso della discussione sulla Finanziaria in Senato, aveva accolto l’ordine del giorno per rendere strutturale il 5 per mille (per ora misura decisa anno per anno, ndr) e per eliminare il tetto; in Commissione Bilancio alla Camera aveva poi assicurato di accogliere l’emendamento bipartisan per gli stessi scopi; invece nel testo licenziato dalla commissione Bilancio che verrà discusso nell’aula di Montecitorio, non vi è nulla di questo». L’ultima possibilità è il testo del maxiemendamento del governo alla Finanziaria che verrà presentato a Montecitorio, dopo che ieri anche il ministro Padoa-Schioppa ha auspicato che siano trovate le risorse per dare stabilità al 5 per mille. Ma comunque vada a finire, per capire questa storia occorre partire dal 2006, quando per la prima volta il cittadino italiano ha potuto destinare il 5 per mille della sua dichiarazione dei redditi agli enti preferiti. Alla vigilia del Natale 2007 però le associazioni risultano non aver ricevuto ancora niente. 329 milioni di euro, frutto della scelta individuale di 16 milioni di italiani, giacciono in un posto indefinito tra l’Agenzia delle entrate, la Ragioneria Generale dello Stato e i ministeri dell’Interno, della Salute, dell’Università e della Solidarietà sociale. Sono soldi di tutti e di nessuno. Vittorio Riccioni, portavoce dell’Agenzia delle entrate, spiega che «il nostro lavoro è terminato ad ottobre, quando abbiamo finito la selezione di 29532 soggetti con l’esclusione di altri 7720 per mancanza di documentazione o requisiti. Ora tutto è in mano alla Ragioneria (un dipartimento del ministero dell’Economia). Che paghino o meno, noi non c’entriamo». Daniela Bracco, portavoce del ministero dell’Economia, rivela che «i soldi dalla Ragioneria stanno passando ai ministeri competenti. Il processo terminerà nella migliore delle ipotesi tra gennaio e febbraio». Ma c’è un problema in più. Basta seguire le feste, infatti, che non solo aspettando aspettando arriva Natale, ma pure l’ultimo dell’anno. Così, se l’operazione non si conclude entro il 2007, oltre all’autorizzazione ordinaria della Corte dei Conti, occorrerà un passaggio in più per versare i soldi alle associazioni. E cioè un decreto amministrativo autorizzativo per portare quei flussi datati 2007 alla cassa del 2008. Luigi Pasini, dirigente dell’Unicef, non ha ancora «ricevuto neppure uno dei 6 milioni di euro promessi» che già denuncia come «il nuovo tetto quest’anno avrebbe lasciato nelle tasche dei ministeri 230 milioni destinati alle associazioni. Solo questo spiega il perché del tetto». La situazione innervosisce anche Paolo Giganti, direttore marketing del Wwf: «E’ tutto un rimandare di anno in anno e a governi successivi. Si rischia di passare dal 5 per mille, che poi ricordiamolo: è uno 0,5 per cento, allo 0,1 (col tetto a 100). Sul presente, invece c’è disagio perché i donatori domandando cosa facciamo dei loro soldi e noi non possiamo ancora rendergliene conto». Carlo Garbagnati, vice presidente di Emergency, lamenta il mancato arrivo di 4,5 milioni e racconta di «stare proponendo attraverso alcuni parlamentari un progetto di legge stabilizzatore della situazione». Un malcontento simile si riscontra all’Airc, alle Acli e pure in università come la Bocconi di Milano dove la quota di 92 mila euro «risulta non ancora accreditata». E soprattutto nelle piccole associazioni come l’Ucodep di Arezzo. Ammette Pietro Nibbi: «Sì, l’impossibilità di programmazione ci penalizza più dei grandi. Ciò che meraviglia è che i ministeri competenti non sembrano essere bene».