Meo Ponte, la Repubblica 12/12/2007, 12 dicembre 2007
«Risponderò alle domande del giudice lunedì prossimo. Cercherò di ricostruire nei dettagli i miei comportamenti e di spiegare le contraddizioni che emergono dai miei precedenti interrogatori
«Risponderò alle domande del giudice lunedì prossimo. Cercherò di ricostruire nei dettagli i miei comportamenti e di spiegare le contraddizioni che emergono dai miei precedenti interrogatori. Ma soprattutto spero di essere finalmente creduta…». Per la prima volta, attraverso i suoi avvocati, Amanda Knox risponde alle domande di un giornalista. Lo fa dalla cella della sezione femminile al secondo piano del carcere di Capanne dove è rinchiusa dal 6 novembre. Amanda, come vive questa situazione? «Qui fa freddo. Cerco di coprirmi ma ho sempre i brividi. Mi hanno cambiato di cella, ora sono insieme ad altre tre ragazze. Ci facciamo compagnia ma poi ognuna deve pensare ai suoi guai. Mi manca soprattutto la musica. Mi sfogo quando mi fanno uscire in cortile. Canto ad alta voce, cercando di stare al sole più possibile prima di rientrare in cella sotto la luce artificiale». sospettata di omicidio. Rischia una condanna pesante. «Non sono preoccupata. L´affetto dei miei genitori e la fiducia nei miei difensori non solo mi aiutano a sopportare questa situazione ma mi fanno sperare in una soluzione positiva dell´inchiesta. Certo per una ragazza di vent´anni come me, nata dall´altra parte dell´oceano, non è facile stare rinchiusa da più di un mese in un carcere italiano. Mi fa stare male che si pensi che ho ucciso Meredith. Come mi hanno fatto male le cose che hanno detto giornali e tv su di me e sulla mia famiglia. Mia madre è stata fatta a pezzi dai giornali anglosassoni, io sono stata descritta come un mostro. Tutti hanno parlato di me senza conoscermi». Le hanno attribuito decine di relazioni, una vita senza regole. Chi è davvero Amanda Knox? «Una ragazza di vent´anni arrivata a Perugia per imparare l´italiano dopo aver studiato il giapponese. Ho avuto dei boyfriend come tutte le mie coetanee. Li ricordo tutti. Alcuni sono stati importanti, altri no. In Italia mi sono ubriacata di libertà, qualche volta eccedendo in trasgressioni che oggi ritengo sbagliate. Tutto ciò è stato sicuramente frutto della mia giovinezza e del mio entusiasmo per la vita. Non certo di un lato oscuro e malvagio della mia personalità». E com´era il suo rapporto con Meredith? «Meredith era dolce e sensibile. Non è vero che litigavamo tutti i giorni. Mi piaceva vivere con lei. Eravamo amiche anche se ognuna di noi aveva la sua vita. Ho pranzato con lei a casa nostra il primo novembre. Ci siamo raccontate come avevamo passato la notte di Halloween. Io ero stata con Raffaele, lei era andata in discoteca con un gruppo di amici inglesi. Ricordo che mi disse di essersi divertita molto. Era una ragazza gentile, appassionata alla vita. Mi fa male pensare a quello che le è successo. E spesso penso che se fossi stata a casa quella sera, ora forse sarei morta anch´io». E Raffaele? Com´era con lui? « stato, forse dovrei dire è, uno dei rapporti più intensi della mia vita. Non ho mai creduto che lui mi avesse accusato. Né ho mai pensato che lui potesse essere l´assassino di Meredith. Quella sera eravamo insieme a casa sua. E insieme abbiamo dormito sino al mattino. Non gli ho mai chiesto di mentire per me. Ci eravamo conosciuti da poco ma il nostro era un rapporto profondo. In quei giorni terribili dopo la scoperta di quanto era accaduto a Meredith siamo sempre stati insieme. Anche in questura. Ci siamo sostenuti l´un l´altro, cercando di farci coraggio reciprocamente, entrambi storditi dalla tragedia della morte assurda di Meredith, una tragedia che non riuscivamo a spiegarci. Ora io e Raffaele siamo sotto accusa. Tutti e due in una cella. Ho provato a scrivergli da qui, ma non credo che abbia ricevuto la mia lettera. Volevo solo dirgli che non ho mai creduto che lui mi accusasse e che io non l´ho mai accusato». Durante l´interrogatorio in questura però ha confessato di essere stata presente quando stavano uccidendo Meredith. Perché? «In realtà non ho mai confessato. Non avevo nulla da confessare. Ho detto quelle cose che ora sono usate contro di me mentre ero in uno stato di grande confusione. Intorno a me c´era un sacco di gente che parlava in fretta e mi faceva domande su domande. Facevo fatica a capire che cosa volevano da me. Cercavo di rispondere ma il mio italiano è quello che è. Ho chiesto allora di scrivere. Mi hanno dato dei fogli e una penna e ho scritto quello che tutti hanno definito il mio memoriale. L´ho fatto prima di essere portata qui. Volevo dare un significato preciso alle dichiarazioni confuse che avevo fatto, fissare sulla carta le immagini che mi passavano per la testa per capire quale era la realtà e quale invece la fantasia. Mi rendo conto ora di aver ottenuto l´effetto contrario, attirando con quello scritto, tutte le accuse contro di me». Dicono però che continui a scrivere. vero? «Scrivo per riappropriarmi dei ricordi, per riordinare i miei pensieri e per poi essere in grado di raccontare anche al giudice la mia verità sulla morte di Meredith».