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 2007  dicembre 12 Mercoledì calendario

ROMA – Louis Armstrong canta «C’est si bon»; un giovanissimo Marcello Mastroianni, affiancato dal Quartetto Cetra, affronta «un disco dei Platters »; gli «urlatori» Mina, Giorgio Gaber e Adriano Celentano fanno breccia nella platea tv del sabato sera; i «nemici » Fausto Coppi e Gino Bartali si «riappacificano» sulle note di «Come pioveva»

ROMA – Louis Armstrong canta «C’est si bon»; un giovanissimo Marcello Mastroianni, affiancato dal Quartetto Cetra, affronta «un disco dei Platters »; gli «urlatori» Mina, Giorgio Gaber e Adriano Celentano fanno breccia nella platea tv del sabato sera; i «nemici » Fausto Coppi e Gino Bartali si «riappacificano» sulle note di «Come pioveva». Schegge d’Italia in bianco e nero riemergono attraverso gli sketch più famosi del «Musichiere », la trasmissione guidata da Mario Riva e scritta da Garinei e Giovannini, nata cinquant’anni fa. Ieri, al Parco della Musica di Roma, una serata di immagini e testimonianze è stata dedicata al programma Rai, in onda dal 7 dicembre 1957 fino al 1960: novanta puntate costruite nel centro romano di produzione Rai di via Teulada, partite il titolo provvisorio (durato una settimana) «Conosci questo motivo», traducendo fedelmente il nome del format americano della Nbc «Name that tune». Sul palco Gianni Borgna, presidente di Musica per Roma, e Barbara Scaramucci (direttrice delle Teche Rai che ha messo a disposizione i filmati d’epoca) introducono gli ospiti: lo storico Lucio Villari, Johnny Dorelli (uno dei cantanti della trasmissione, sostituito nel ’58 dopo l’inaspettata vittoria a Sanremo con «Nel blu dipinto di blu», in coppia con Domenico Modugno), le due ex vallette Lorella De Luca e Alessandra Panaro, Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, l’ex tennista Nicola Pietrangeli. Ognuno porta in scena i ricordi legati al quiz musicale che teneva 19 milioni di persone inchiodati davanti alla televisione. «Il sabato sera paralizzava l’Italia al punto che i gestori dei cinema furono costretti a mettere televisori nelle sale per evitare che le proiezioni dei film andassero deserte», racconta Antonello Riva, il figlio di Mario, che è anche polemico con mamma Rai perché le sue tre reti sono state «scandalosamente assenti» nel celebrare uno dei programmi più noti nella storia della tv di stato. «Questo talk show che stiamo facendo stasera perché non è stato ripreso?», si chiede Riva dal palco. E poi aggiunge: «Va beh, ci sono tanti smemorati». Sullo schermo scorrono le immagini dei concorrenti, ripresi dalla regia di Antonello Falqui. I contendenti, indossando le scarpe da ginnastica (gentilmente messe a disposizione dalla Rai), si alzano da sedie a dondolo e si producono in scatti da centometristi per suonare una campana e indovinare un motivetto misterioso proposto dall’orchestra diretta da Gorni Kramer. Obiettivo finale: riuscire a scardinare una «cassaforte musicale» con montepremi che impallidirebbero rispetto alle vincite milionarie di oggi. In quegli anni però erano il sogno dell’italiano medio. Spartaco D’Itri, cameriere in un ristorante romano, è stato il campionissimo del «Musichiere»: riuscì a resistere per 15 puntate, portando a casa otto milioni. Un bottino consistente allora: 12 mila lire era lo stipendio di una mondina, e 47 mila quello di un operaio, mentre un caffè costava 50 lire e un etto di mortadella 72 lire. I soldi Spartaco li usò per aprire un locale tutto suo. Ma il momento più atteso del programma, annunciato dal roboante «nientepopodimenoché » del presentatore, era l’introduzione dell’ospite della puntata. Ed ecco arrivare le gag, spesso improvvisate, di Riva con Gary Cooper (oggetto del contendere, la sigaretta) o Perry Como che intona «Ohi Marì », mentre Nat King Cole sceglie di cantare «Non dimenticar ». Le ultime immagini mostrano la sigla dell’ultima puntata del Musichiere, con Mario Riva, scomparso nel ’60, che canta «Domenica è sempre domenica », e i fuochi d’artificio che esplodono su via Teulada.