Antonia Jacchia, Corriere della Sera 12/12/2007, 12 dicembre 2007
MILANO
La potenza del minidollaro continua ad attirare le imprese italiane che non vogliono lasciarsi scappare l’occasione di aggiungere alla propria organizzazione qualche prestigioso pezzo d’America, con risparmi anche milionari rispetto solo a qualche anno fa. Una tendenza che, almeno nel breve termine, non dovrebbe mutare anche a seguito della decisione della Fed di ridurre il costo del denaro.
di ieri l’annuncio di StMicroelectronics, il gruppo italo- francese dei semiconduttori che si è aggiudicato i chip della californiana Genesis per 336 milioni di dollari. La società protagonista dell’Etna Valley dovrà lanciare un’Opa («amichevole» visto che i board dei due gruppi si sono già messi d’accordo) di 8,65 dollari per azione. Per l’azienda guidata da Carlo Bozotti si tratta di «rafforzare la propria leadership nel mercato da 1,5 miliardi di dollari della tv digitale, uno dei segmenti a più rapida crescita per quanto riguarda i semiconduttori per l’elettronica di consumo». Genesis Microchip, che ha l’headquarter a Santa Clara, sviluppa tecnologie per tv, monitor e display e nei dodici mesi chiusi il 30 settembre 2007 ha registrato ricavi per 191 milioni di dollari. Anche se per vedere i risultati Stm dovrà aspettare il 2009: l’operazione «non avrà impatti sul 2008» hanno sottolineato i vertici del gruppo.
Se è vero che i prodotti del made in Italy sono sfavoriti dal dollaro debole c’è chi comincia a pensare che produrre sul posto sia un modo per tutelarsi dal rischio di un cambio che rende meno competitive le nostre merci. Se ne è accorto il New York Times che in un articolo di ieri registra l’interesse dei big europei dell’automobile a produrre negli Usa. Una strategia per essere presenti e rilanciare nel primo mercato al mondo per le vetture. E dopo l’intenzione annunciata di riportare l’Alfa Romeo negli States (dove manca da 13 anni), Sergio Marchionne avrebbe espresso la possibilità o meglio la necessità di avere un impianto in Nord America. «Il dollaro debole e la forte competizione del mercato Usa per i primi tre anni faranno perdere soldi all’Alfa – ha detto l’amministratore delegato di Fiat in un’intervista a Automative News Europe ”, nel medio e lungo termine perché Fiat possa continuare a vendere nel Nord America e a fare profitti dovrà produrre negli Stati Uniti».
Per Volkswagen i tempi sarebbero più brevi, visto che il gruppo tedesco dovrebbe decidere entro la prima metà del 2008 in quale stato americano installare il proprio stabilimento. L’obiettivo di Vw è di raddoppiare le sue vendite Usa portandole almeno a 800 mila pezzi all’anno, anche se dal 2002 non fa profitti a stelle e strisce. Sempre secondo il quotidiano newyorkese, gli analisti vedono in Fiat e Volkswagen delle teste di ponte che una volta sbarcate a Detroit potrebbero ispirare altre compagnie come le francesi Renault e Peugeot-Citroën a seguirne le orme.