Ennio Caretto, Corriere della Sera 12/12/2007, 12 dicembre 2007
WASHINGTON
Per la terza volta consecutiva, la Federal Reserve ha ieri ribassato i tassi d’interesse, ma solo dello 0,25%, non del mezzo punto richiesto da Wall street, che ha subito reagito negativamente. In un breve comunicato, annunciando che il tasso di riferimento scendeva al 4,25 per cento, e quello di sconto al 4,75, la Fed ha tuttavia indicato per la prima volta che la recessione è un pericolo maggiore della inflazione, lasciando la porta aperta a un altro ribasso degli interessi alla sua prossima riunione a gennaio. La Banca centrale americana ha ammonito che «l’economia rallenta in seguito all’aggravamento della crisi immobiliare, al deterioramento della situazione finanziaria e l’indebolimento dei consumi e degli investimenti ». L’inflazione, ha aggiunto, «è calata moderatamente, ma rimane esposta al rincaro dell’ energia e va monitorata con cura». La Fed ha assicurato che continuerà a intervenire «come necessario» per favorire "una crescita economica sostenibile", e per stabilizzare i prezzi, segnalando però che è un obbiettivo a lungo termine perché le tensioni dei mercati finanziari «intensificatesi di recente, rendono il clima incerto e rabbuiano le prospettive ». Il cambio di tono della Fed, che sino all’altro ieri aveva considerato eguali i rischi della recessione e dell’inflazione, non ha soddisfatto Wall Street, bombardata nelle ore precedenti da notizie e commenti allarmanti. Il Ministero del lavoro aveva riferito che le piccole imprese sono nella più grave fase di stallo dal ’93 e che nel trimestre in corso il Pil salirà meno dell’1%, se salirà. La banca d’affari Morgan Stanley e l’Agenzia governativa dei mutui Fannie Mae avevano inoltre pronosticato una recessione di due anni, il 2008 e il 2009. E Warren Buffett, il mago degli investimenti, aveva lamentato l’aumento delle insolvenze anche nelle carte di credito e nelle vendite rateali delle auto. Ma Ben Bernanke, il guardingo presidente della Fed, ha voluto temporeggiare, e alla riunione gli ha votato contro soltanto Eric Rosengreen, il governatore della Banca a Boston. Deluse nelle loro aspettative - «Vogliamo guerra totale alla recessione» aveva asserito un banchiere, John Evans - la borse, in precedenza in ascesa, sono cadute. L’indice Dow Jones ha chiuso con un calo del 2,14%, il Nasdaq del 2,45%. Per Wall Street è stata la seconda delusione in una settimana dopo quella provocata dal piano del presidente Bush per aiutare i mutuatari vittime del crollo dei subprime, mentre cresce l’allarme perché sempre più banche denunciano buchi di miliardi di dollari.