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 2007  dicembre 13 Giovedì calendario

Class action senza veli. L’Espresso 13 dicembre 2007. Una scottatura da 2.9 milioni di dollari? Tale fu la sanzione (ridotta poi dal giudice a 640 mila dollari) che nel 1995 una giuria americana impose a McDonald’s per aver ustionato la signora Liebeck con il suo caffè

Class action senza veli. L’Espresso 13 dicembre 2007. Una scottatura da 2.9 milioni di dollari? Tale fu la sanzione (ridotta poi dal giudice a 640 mila dollari) che nel 1995 una giuria americana impose a McDonald’s per aver ustionato la signora Liebeck con il suo caffè. Soprannominata la ’causa più stupida d’America’, è stata usata come esempio degli eccessi della giustizia americana. Ma tale reazione ignora i fatti e soprattutto la logica sottostante il concetto di responsabilità civile in America. Innanzitutto, la signora coinvolta aveva 79 anni e ha rischiato la vita in due operazioni di plastica all’inguine a causa delle ustioni subite. Ma soprattutto la funzione del giudizio non è quella di attribuire la colpa, ma quella di creare gli incentivi per evitare danni futuri. McDonald’s fu costretta a pagare perché serviva il caffè a temperature troppo elevate, che nel corso degli anni avevano provocato 700 casi di ustioni. Senza una punizione pecuniaria non esiste per le imprese l’incentivo a modificare atteggiamenti lesivi dei consumatori. grazie a queste cause che in aereo ci servono il caffè a temperature più basse che evitano le lesioni gravi in caso di rovesciamenti accidentali. Questo sistema di responsabilità civile è un pilastro essenziale di un buon sistema di mercato. Senza di esso, il perseguimento del profitto spinge le imprese a ignorare i rischi dei consumatori. Lo vediamo nei prodotti per bambini, come ha scoperto tragicamente una mia collega il cui figlioletto è morto strozzato da una culla difettosa. Siccome negli Stati Uniti i bambini valgono poco in termini di risarcimento economico (sono un costo, non una fonte di reddito), le imprese non ritengono economicamente vantaggioso investire in migliori standard di sicurezza. Per funzionare bene, però, questo sistema ha bisogno di due meccanismi. Il primo è la possibilità di pagare gli avvocati in proporzione al risarcimento ottenuto e solo nel caso di vittoria (conosciuto in Italia come patto di quota lite). Questo sistema ha due vantaggi. Primo, permette anche alle persone più indigenti di essere rappresentati dai migliori avvocati, attirati dalla bontà della causa (e quindi dalla prospettiva di guadagno) e non dalla ricchezza del potenziale assistito. Secondo, il patto di quota lite crea un valido filtro. Se una causa non ha merito un avvocato pagato a risultato non se la assumerà, perché gli costa in termini di tempo senza alcuna prospettiva di guadagno. In questo modo la decisione sulla validità di una causa non è affidata a nessun organismo politico, facilmente influenzabile dagli interessi costituiti, ma dal mercato stesso. Il secondo meccanismo è la possibilità di azioni collettive. Se il danno subito da un singolo, come nel caso delle ustioni, è elevato, esiste un interesse individuale a far causa. Ma se il danno subito da ciascuno è limitato, nessun avvocato vuole assumersi la causa anche quando il danno collettivo è elevato perché i costi di ogni singola causa eccedono di gran lunga i benefici. Per questo motivo negli Stati Uniti esiste la class action (azione collettiva di risarcimento), in cui il membro di una categoria può far causa a nome di tutta la categoria. Aggregando interessi simili si creano incentivi sufficienti per proteggere i piccoli risparmiatori o i consumatori. Con questo sistema sono spesso gli stessi avvocati ad attivarsi per primi quando emerge il sospetto di un danno. Ed è giusto che sia così, perché nella maggior parte dei casi i consumatori o i piccoli risparmiatori sono ignari del danno subito. In Italia si sta finalmente discutendo l’introduzione di un’azione collettiva di risarcimento. un passo importante. Ma non basta chiamarla class action perché funzioni come negli Stati Uniti. In particolare, la proposta approvata al Senato invece di affidare la funzione di filtro al mercato, la centralizza in un limitato numero di associazioni consumatori. Questa scelta comporta due seri rischi. Il primo è quello di conferire un eccessivo potere a organizzazioni che non sono democraticamente elette e che potrebbero farsi portatrici di interessi molto particolari o peggio politici. Questo comporterebbe gravi distorsioni sul mercato, per cui per lo stesso comportamento l’associazione consumatori fa causa a Mediaset perché di Berlusconi, ma non alla Rai. Il secondo rischio, ancora peggiore, è che limitando il numero di enti autorizzati a far causa, si renda più facile alle imprese comprarne il silenzio. Sarebbe triste se un’iniziativa nata per proteggere i consumatori, finisse solo per impinguare le tasche dei sedicenti protettori dei consumatori. Nel ridisegnare la legge il governo non deve dimenticare che, come nella produzione di beni così nella protezione dei consumatori, il libero mercato è sempre il meccanismo migliore. Luigi Zingales