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 2007  dicembre 13 Giovedì calendario

Milano fare e disfare. L’Espresso 13 dicembre 2007. Viaggio nella distruzione-creazione perenne di Milano

Milano fare e disfare. L’Espresso 13 dicembre 2007. Viaggio nella distruzione-creazione perenne di Milano. Via dal pazzo centro, dal traffico insopportabile, dal rumore assordante. Andiamo nella nuova casa, dalle parti di S. Ambrogio, in una via privata protetta da cancellate di ferro che si aprono col comando elettronico. Case di notte nel verde e nel silenzio, appena fa giorno la distruzione-creazione incomincia. Di fronte alle mie finestre, a un centinaio di metri, c’è un ospedale in espansione: lo rialzano di due piani. Alle sette del mattino partono i contenitori rotanti del cemento, e abbiamo capito che è inutile protestare perché nella economia neoliberista tecnologicamente avanzata continuano a funzionare le vecchie corruzioni e i privilegi. La distruzione-creazione è all’opera anche nel palazzo alla mia sinistra, di un’azienda romana che traffica in vetri. Prima hanno pulito la facciata con i vortici di sabbia sparati sui muri come da un tifone, e ora, dopo un intervallo di cinque giorni, hanno cominciato a tirar giù i muri interni e a far scendere le pareti macinate con la tecnologia avanzata di un tubo di plastica lungo 20 metri in cui, con boati intermittenti, precipitano i detriti. Non si riesce a capire se esista un piano economico logico della distruzione-creazione. Pare che del palazzone vogliano fare un residence, senza avere neppure previsto un’autorimessa sotterranea, sicché avremo auto strombazzanti nella strada. La quale, essendo privata, e con tanto di cancelli elettrici manovrabili, è sempre occupata dalle auto e dai camioncini dei commercianti del quartiere, che dovendo rifornire i negozi delle altre strade parcheggiano nella nostra via privata, essendosi provvisti di telecomandi. E siccome non gliene importa un fico secco di noi che nella via privata abitiamo, parcheggiano davanti ai passi carrai delle nostre autorimesse. Gli abitanti della via privata sono in genere persone di età e di vecchia educazione. I più audaci tra di loro mettono dei bigliettini sui parabrezza degli abusivi con su scritto: ’Signore lei è un maleducato’. Gli abusivi li leggono e sghignazzano. La via privata è sempre piena di buche, e d’inverno di neve, perché i condomini nelle loro riunioni sono sempre d’accordo nel rimandare le spese per la manutenzione e le pulizie, sicché i loro cani di razza, numerosissimi, fanno i loro bisogni dove gli capita. Di fronte a me, nella strada privata, c’è una imitazione di castello in stile Coppedè, ora completamente incartato da impalcature protettive. Lo ha comperato un miliardario, che lo ha affidato a uno degli architetti milanesi specialisti in ricostruzioni di lusso, pare che stiano svuotando le cantine per costruirvi una piscina con l’acqua riscaldata. Per fortuna degli abitanti della via privata, alle sue spalle c’è un giardino del comune, purtroppo ogni due mesi arrivano i giardinieri di una ditta che per tagliare l’erba e spazzare le foglie usa degli aspiratori più fragorosi di un boeing. La palazzina fantasma viene ricostruita da muratori invisibili, riusciamo solo a capire che dovrebbero essere bresciani dagli ululi gutturali che escono dall’impalcatura. Ci si interroga, fra non addetti ai lavori e alle speculazioni, quale sia il vantaggio economico di questo continuo fare e disfare nell’urbanistica milanese. C’è chi sospetta che il motivo reale sia una forma di evasione fiscale: si caricano i costi della distruzione-ricostruzione per dedurli dalle tasse del gruppo, o anche si fa l’ipotesi che la burocrazia aziendale trovi in questo vai e vieni di lavori una giustificazione alla sua esistenza. Gli unici che non si accorgono di questa attività intensa e contraddittoria sono a questo punto, così pare, gli uffici del comune. Sui cartelli delle ditte vengono accuratamente elencati i lavori progettati, ma non risulta che le autorità municipali li facciano leggere o ne tengano conto. Giorgio Bocca