L’Espresso 13/12/2007, Umberto Eco, 13 dicembre 2007
La cocaina dei popoli. L’espresso 13 dicembre 2007. In un recente dibattito dedicato alla semiotica del sacro si era finiti a un certo punto di parlare di quella idea che va da Machiavelli a Rousseau, e oltre, di una ’religione civile’ dei Romani, intesa come insieme di credenze e di obblighi capace di tenere insieme la società
La cocaina dei popoli. L’espresso 13 dicembre 2007. In un recente dibattito dedicato alla semiotica del sacro si era finiti a un certo punto di parlare di quella idea che va da Machiavelli a Rousseau, e oltre, di una ’religione civile’ dei Romani, intesa come insieme di credenze e di obblighi capace di tenere insieme la società. stato fatto notare che da questa concezione, in sé virtuosa, si arriva facilmente all’idea della religione come ’instrumentum regni’, espediente che un potere politico (magari rappresentato da miscredenti) usa per tenere buoni i propri sudditi. L’idea era già presente in autori che avevano esperienza della religione civile dei romani e per esempio Polibio (’Storie’ VI) scriveva a proposito dei riti romani che "in una nazione formata da soli sapienti, sarebbe inutile ricorrere a mezzi come questi, ma poiché la moltitudine è per sua natura volubile e soggiace a passioni di ogni genere, a sfrenata avidità, ad ira violenta, non c’è che trattenerla con siffatti apparati e con misteriosi timori. Sono per questo del parere che gli antichi non abbiano introdotto senza ragione presso le moltitudini la fede religiosa e le superstizioni sull’Ade, ma che piuttosto siano stolti coloro che cercano di eliminarle ai nostri giorni. I Romani, pur maneggiando nelle pubbliche cariche e nelle ambascerie quantità di denaro di molti maggiori, si conservano onesti solo per rispetto al vincolo del giuramento; mentre presso gli altri popoli raramente si trova chi non tocchi il pubblico denaro, presso i Romani è raro trovare che qualcuno si macchi di tale colpa". Se pure i romani si comportavano così virtuosamente in epoca repubblicana, certamente a un certo punto hanno smesso. E si può capire perché secoli dopo Spinoza desse un’altra lettura dello ’instrumentum regni’, e delle sue cerimonie splendide e accattivanti: "Ordunque, se è vero che il segreto più grande e il massimo interesse del regime monarchico consistono nel mantenere gli uomini nell’inganno e nel nascondere sotto lo specioso nome di religione la paura con cui essi devono essere tenuti sottomessi, perché combattano per la loro schiavitù come se fosse la loro salvezza. è altrettanto vero che in una libera comunità non si potrebbe né pensare né tentare di realizzare nulla di più funesto" (’Trattato teologico politico’). Di qui non era difficile arrivare alla celebre definizione marxiana per cui la religione è l’oppio dei popoli. Ma è vero che le religioni hanno tutte e sempre questa ’virtus dormitiva’? Di opinione nettamente diversa è per esempio José Saramago che a più riprese si è scagliato contro le religioni come fomite di conflitto: "Le religioni, tutte, senza eccezione, non serviranno mai per avvicinare e riconciliare gli uomini e, al contrario, sono state e continuano a essere causa di sofferenze inenarrabili, di stragi, di mostruose violenze fisiche e spirituali che costituiscono uno dei più tenebrosi capitoli della misera storia umana" (da ’la Repubblica’, 20 settembre 2001). Saramago concludeva altrove che "se tutti fossimo atei vivremmo in una società più pacifica". Non sono sicuro che abbia ragione, ma certo sembra che indirettamente gli abbia risposto papa Ratzinger nella sua recente enciclica ’Spe salvi’ dove ci dice che al contrario l’ateismo del XIX e del XX secolo, anche se si è presentato come protesta contro le ingiustizie del mondo e della storia universale, ha fatto sì che "da tale premessa siano conseguite le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia". Mi viene il sospetto che Ratzinger pensasse a quei senzadio di Lenin e Stalin, ma dimenticava che sulle bandiere naziste stava scritto ’Gott mit uns’ (che significa ’Dio è con noi’), che falangi di cappellani militari benedicevano i gagliardetti fascisti, che ispirato a principi religiosissimi e sostenuto da Guerriglieri di Cristo Re era il massacratore Francisco Franco (a parte i crimini degli avversari, è pur sempre lui che ha cominciato), che religiosissimi erano i vandeani contro i repubblicani che avevano pure inventato una Dea Ragione (’instrumentum regni’), che cattolici e protestanti si sono allegramente massacrati per anni e anni, che sia i crociati che i loro nemici erano spinti da motivazioni religiose, che per difendere la religione romana si facevano mangiare i cristiani dai leoni, che per ragioni religiose sono stati accesi molti roghi, che religiosissimi sono i fondamentalisti musulmani, gli attentatori delle Twin Towers, Osama e i talebani che bombardavano i Buddha, che per ragioni religiose si oppongono India e Pakistan, e che infine è invocando ’God bless America’ che Bush ha invaso l’Iraq. Per cui mi veniva da riflettere che forse (se talora la religione è o è stata oppio dei popoli) più spesso ne è stata la cocaina. Forse l’uomo è animale psichedelico. Umberto Eco