Corriere della Sera 09/12/2007, pag.11 Paolo Brogi, 9 dicembre 2007
E il «manifesto», sfrattato, va a Porta Portese. Corriere della Sera 9 dicembre 2007. ROMA – Il camioncino è arrivato in via Tomacelli, davanti al 146, prima che fossero montate le transenne per il passaggio del Papa per l’Immacolata
E il «manifesto», sfrattato, va a Porta Portese. Corriere della Sera 9 dicembre 2007. ROMA – Il camioncino è arrivato in via Tomacelli, davanti al 146, prima che fossero montate le transenne per il passaggio del Papa per l’Immacolata. Poi pieno di carte d’archivio il furgone si è diretto a sud. Il «manifesto» ha iniziato il trasloco. Il grosso è previsto per le vacanze di Natale. Un evento, dopo 36 anni di vita nel palazzo marmorizzato ex Ina di via Tomacelli. Destinazione, via Bargoni 6, zona Porta Portese. 15.000 euro al mese per 1.300 metri quadri. «Ma qui eravamo poveri tra i ricchi, abbastanza eccentrici – ha scherzato Ida Dominijanni ”. Laggiù rischiamo di essere poveri e basta...». Guglielmo Di Zenzo, amministratore e uomo del trasloco, fa le spallucce: «Ci hanno cartolarizzato, avevamo l’ingiunzione, è scattato anche lo sfratto esecutivo, morosità, siamo riusciti a trovare un accordo, cioè noi ce ne andiamo e loro ci abbattono parte del debito». Loro sono i proprietari: prima l’Ina, poi Pirelli Re (sua l’azione di sfratto), infine il fondo Berenice, una finanziaria con fondi pensione americani. «Doveva succedere prima o poi – dice Valentino Parlato, l’unico della vecchia guardia ad assistere al trasloco ”. Mi porterò la mia vecchia macchina da scrivere...». Un’Olivetti 98, il vezzo di un uomo che ha 76 anni e che non possiede il cellulare. lui a capo di questo giornale che esce dal ’71, prima a 4 austere pagine e poi man mano fino alle 20 di oggi. Il tempo per proclamarsi «quotidiano comunista », con in mezzo una parentesi da «quotidiano del partito di unità proletaria». Roba da anni 70, che ha fotografato l’eterno dilemma di essere o no un giornale indipendente. Con 96 dipendenti, la cassa integrazione a rotazione (ora assorbe 8 persone), lo stipendio collegiale di 1.200 euro più l’anzianità (ma da 5 mesi non è pagato), i buoni pasto, le piccole abitudini che si chiamano bar delle Antille (ora The Cafè), mercatino di piazza Monte d’Oro, la pizza al Leoncino. E poi tutti su, magari per accogliere il nuovo shop della Ferrari sotto casa con lo striscione «Voi rosse, noi rossi». O per lanciare volantini sulla Papamobile con su scritto «Lasciaci in Pacs». Da Parigi Rossana Rossanda si tiene al corrente. « tutt’altro che contenta dello spostamento», spiega Parlato. Luciana Castellina è lapidaria: « come perdere la casa dell’infanzia...». Parlato scherza su quei lontani tempi: «Arrivando trovammo qui la direzione del Psi, con Craxi ci incrociavamo in ascensore, c’era un tesoriere socialista che ci prendeva le cambiali che noi abbiamo sempre ripagato, avevamo la tipografia sotto, in via del Grottino, davanti a un ex bordello...». A via Bargoni porteranno un Mulas e un Vespignani, incorniciati, un vecchio manifesto con Valpreda e tanti ricordi. La bomba di Insabato, il rapimento di Giuliana Sgrena, le visite di Jane Fonda e Ciriaco De Mita, di Alessandro Panagulis ed Yves Montand. Fidel Castro invece dette forfait nel ’96 e si scusò con un barile di rum. «Eccellente», commentarono al terzo piano. il liquore ancor oggi preferito da Parlato. Paolo Brogi