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 2007  dicembre 09 Domenica calendario

Ecco il video sul poliziotto che accusa la Forleo. Corriere della Sera 9 dicembre 2007. MILANO – I poliziotti che vorrebbero far passare per arrogante, pazza e visionaria il gip di Milano, Clementina Forleo, e che l’hanno querelata, e che hanno visto questa querela diventare la base per uno dei capi di incolpazione mossi contro la Forleo dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, ebbene, questi poliziotti sono stati rinviati a giudizio, sempre a Milano, «per aver formato in concorso tra loro una notizia di reato falsa e per aver cagionato al cittadino peruviano Daniel Percy Ampa Castillo gravi lesioni» in seguito a un pestaggio, avvenuto nel bagno della camera dei fermati della questura di Milano, nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2006

Ecco il video sul poliziotto che accusa la Forleo. Corriere della Sera 9 dicembre 2007. MILANO – I poliziotti che vorrebbero far passare per arrogante, pazza e visionaria il gip di Milano, Clementina Forleo, e che l’hanno querelata, e che hanno visto questa querela diventare la base per uno dei capi di incolpazione mossi contro la Forleo dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, ebbene, questi poliziotti sono stati rinviati a giudizio, sempre a Milano, «per aver formato in concorso tra loro una notizia di reato falsa e per aver cagionato al cittadino peruviano Daniel Percy Ampa Castillo gravi lesioni» in seguito a un pestaggio, avvenuto nel bagno della camera dei fermati della questura di Milano, nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2006. Uno dei tre poliziotti coinvolti nel pestaggio di Castillo – quello che menava, mentre un altro lo teneva e un altro guardava – si chiama Massimiliano De Cesco, ha 36 anni, è di Trieste ed è stato radiato dalla Polizia l’11 novembre scorso, con decreto firmato da Gianni De Gennaro, capo della Polizia. Gli altri due si chiamano Andrea Chicarella, 29 anni, di Brescia (quello che teneva Castillo, inerme, con le manette ai polsi e le braccia dietro la schiena), e Luciano Pasqualetti, 27 anni, di La Spezia (quello che guardava). La vicenda è di stampo sudamericano, e non per la nazionalità di Castillo. Il quale, fermato perché ubriaco, è stato picchiato a sangue «senza alcun motivo, con pugni, calci e colpi di manganello sferrati con violenza al petto e al volto, senza opporre alcuna resistenza». Dopo, con uno «spruzzino» e un panno, il manganellatore De Cesco, che durante l’operazione calzava dei guanti igienici, ha ripulito tutto, anche le macchie di sangue. Lo scandalo è scoppiato quando è intervenuto il console del Perù, Jorge Leòn Collantes, che ha voluto vederci chiaro e ha scritto al questore e al ministro dell’Interno. De Cesco, che pure sapeva della presenza delle telecamere di videosorveglianza all’interno della questura, non se ne è curato. Si vantava di avere le protezioni «giuste». E in effetti, in precedenza, aveva pestato senza grandi problemi alcuni transessuali italiani in collaborazione con un altro suo collega, Agostino Marnati (processo in fase di udienza preliminare, e anche lui accusatore della Forleo), e l’8 luglio 2005 (in coppia con il collega Pisano), in via Durini, a Milano, aveva arrestato un egiziano con il solito eccessivo entusiasmo. Quel giorno, Clementina Forleo passava lì e protestò, non per l’arresto (non entrò nel merito), ma «per le modalità brutali con cui gli agenti lo stavano eseguendo». De Cesco, dunque, a questo punto diventa il protagonista principale non solo del caso Castillo, ma anche di un «caso Delli Priscoli». Perché è davvero curioso che il pg della Cassazione basi un’incolpazione sulla querela di un poliziotto che «forma notizie di reato false», che è stato radiato dalla Polizia, che ha una sfilza di sanzioni (orali, scritte, pecuniarie) lunga così senza esaminare tutti gli atti e tutti i testimoni. Non solo, ma Delli Priscoli scrive anche che per la vicenda di via Durini «a Brescia c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio per la Forleo». Sarebbe stato sufficiente richiedere tutte le carte per scoprire che a a Brescia il pm, per la Forleo, aveva chiesto l’archiviazione poiché aveva ritenuto che i fatti erano così evidenti da non richiedere alcuna indagine. Una situazione anomala, che secondo il gip di Brescia creava un problema «tecnico», risolvibile soltanto con l’imputazione coatta: ecco da dove deriva il rinvio a giudizio della Forleo per la vicenda di via Durini. Ancora. La Forleo queste cose le ha ripetute davanti al Csm (di cui il pg della Cassazione è membro di diritto) «prima» che Delli Priscoli le muovesse le contestazioni disciplinari. normale chiedersi come mai, prima di formalizzare l’incolpazione, non siano state verificate tutte queste cose. Stesso discorso per le accuse del tenente dei carabinieri di Francavilla Fontana. Forse sarebbe il caso di leggere bene tutte le carte e ascoltare tutti, ma proprio tutti i protagonisti della vicenda. Se anche questo caso rivelasse stranezze come quello dei poliziotti, beh, resterebbe solo la incolpazione per la presunta «abnormità» della ordinanza della Forleo sulla scalata Unipol/Bnl. Ma un’ordinanza è un atto giurisdizionale, che c’entra l’azione disciplinare? Carlo Vulpio