Varie, 9 dicembre 2007
FRANCINI
FRANCINI Chiara Firenze 20 dicembre 1979. Attrice • «[...] Spike Lee l’ha presa per il suo [...] film italiano Miracolo a Sant’Anna e lei non sa spiegarsene il motivo [...] un po’ di teatro alle spalle, un po’ di tv, una prima apparizione in Le ragazze di San Frediano, una seconda in Gente di mare nella divisa da guardiacostiera, e poi [...] il cinema. Pieraccioni con Una moglie bellissima [...] Patierno con Il mattino ha l’oro in bocca dalla biografia di Marco Baldini, l’alter-ego di Fiorello; La canarina assassinata dell’esordiente Daniele Cascella [...] Faccia antica, vagamente preraffaelita, occhi grandi e sporgenti, riccioloni sparsi, una somiglianza con la giovane Bette Davis [...] racconta il suo provino con Spike Lee come la cosa più straordinaria che le sia capitata nella vita. ”Avevo letto che Spike Lee cercava un bambino toscano. Mi son detta: ”Se vogliono un bambino toscano vorranno pure altri toscani’ e ho chiesto di poter incontrare chi faceva il cast. Mi fissano un appuntamento. Poi mi telefonano e me lo anticipano, avvisandomi che avrei incontrato direttamente Spike Lee. Vado nel panico. Sapevo che il film è ambientato negli anni della resistenza e che racconta la strage di un intero paese, Sant’Anna di Stazzema, a opera dei tedeschi il 12 agosto del 1944. Mi metto un vestito di mia madre, una cosuccia presa su una bancarella cinese stile anni Quaranta. Vado. Dovevo recitare due scene: in italiano e in inglese. Fuori, sedute ad aspettare il provino, c’erano le più note attrici del cinema italiano giovane. Tutte. Ma proprio tutte. Qualcuno mi avvisa che la produzione ha già dato la parte a una il cui nome sulla locandina può portare pubblico. Quando mi chiamano recito il mio monologo senza nutrire speranze. Finisco. Spike Lee mi saluta dicendomi: ”Sei grande. La parte è tua’. Le altre attrici in attesa entrano ma escono subito dopo. proprio vero. Spike Lee ha scelto me”. E così Chiara Francini si ritrova a recitare accanto a Valentina Cervi nei due ruoli femminili più importanti di questa storia che ha come protagonisti quattro attori americani nella parte di quattro soldati dell’esercito statunitense che stava risalendo la penisola alla fine della guerra, più Omero Antonutti, il grande vecchio del nostro cinema. Com’è recitare sotto la direzione di Spike Lee? ”Bello perché lui sa quel che vuole. efficace, sicuro di sé, non si perde in chiacchiere, sa essere perfino affettuoso”. Un mese nel paese di Colognora in Garfagnana, tutti gli interpreti con la stessa paga, altissima per un italiano, media per gli americani, clima disteso, gran cura nelle ricostruzioni. Lei però ha in testa un pensiero fisso: se il regista fosse stato un italiano non l’avrebbe mai presa. ”Ma qui nella produzione, oltre alla Mikado, c’entra pure la società di Spike Lee che si chiama ”40 acri e un mulo’, quello che avevano promesso e mai dato ai negri durante la guerra di Secessione. Basta questo nome per capire l’uomo, il suo spirito autonomo, la sua determinazione a far da solo”. Cosa ha convinto Spike Lee a sceglierla? ”La passione con cui ho recitato il mio monologo. E la faccia che avevo. Dicono che sono brava. Io non so giudicarmi”. Qualche qualità se la riconosce? ”Il rigore. Sono una sgobbona. Ho fatto un liceo severissimo. Ho imparato a tradurre dal greco al latino. So cos’è lo studio e la disciplina”. La bellezza non ha contato? ”Per me no. Non ho mai avuto parti da protagonista. Con Pieraccioni, nel suo film, c’è la bellona di turno, Laura Torrini, che esce dal Grande Fratello. Ma per avermi, Leonardo di due ruoli ne ha fatto uno solo, un po’ più grande. Anche nel film di Patierno le parti importanti le hanno date a due bellissime, Laura Chiatti e a Martina Stella. Ma io ho un ruolo che si vede: sono la segretaria della radio libera dove lavora Elio Germano che fa Marco Baldini e assisto alla sua prima partita a poker, quella che gli attaccherà il vizio del gioco». Progetti? ”Tanti, ma da esplorare. Voglio essere cauta anche perché il mio modello inarrivabile sarebbe Monica Vitti, bravissima nel dramma e nella commedia”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 9/12/2007).