Alessandro Penna, Oggi 12/12/2007., 12 dicembre 2007
Oggi, mercoledì 12 dicembre Cittadella (Padova). "Cittadella, città murata". Con tre parole e una virgola i cartelloni autostradali centrano una doppia verità
Oggi, mercoledì 12 dicembre Cittadella (Padova). "Cittadella, città murata". Con tre parole e una virgola i cartelloni autostradali centrano una doppia verità. Perché questa bomboniera sdraiata a 20 chilometri a nord di Padova è cinta da due mura. Le prime le eressero i patavini nell’anno del Signore 1220. Servivano a difendere il borgo dalle scorrerie degli scaligeri, dall’ingordigia dei veneziani, dai sogni espansionistici dei Visconti. Le seconde sono mura di carta e di inchiostro, le pietre e la calce dei nostri tempi. Le ha tirate su il 16 novembre scorso il sindaco leghista Massimo Bitonci, con l’ordinanza che mira a rifiutare la residenza a chi ha un reddito troppo sottile, nessuna assicurazione sanitaria, la casa e la fedina penale sporche. Editto "antisbandati" l’hanno battezzato quelli del Carroccio. "Provvedimento razzista e ipocrita", ha tuonato il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. "Così Cittadella diventa una repubblica diversa dalle altre", il monito del ministro dell’Interno Giuliano Amato. Il procuratore capo di Padova Pietro Calogero ha spedito a Bitonci un avviso di garanzia, togliendo la polvere a un reato "archeologico": "Usurpazione di funzioni pubbliche". In Inghilterra (The Independent) e Francia (Le Monde) hanno avuto gioco (e titolo) facile: "Xenofobia in Italia". Accanto a questa sventagliata di critiche, un mare di solidarietà: 40 borgomastri veneti hanno adottato l’ordinanza cittadellese, 15 sindaci della fu Casa delle libertà l’hanno copiata ed estesa anche agli italiani ("Perché non siamo razzisti"). Noi siamo andati a vedere da vicino. Ecco che cosa abbiamo scoperto. BITONCI, UNA SICUREZZA Massimo Bitonci ha 42 anni, il fazzoletto verde della Lega ripiegato nel taschino, gli occhi appannati dal sonno ("Dormo tre ore a notte, colpa del can can mediatico"). E’ in carica dal 2002, quando vinse puntando su ordine, pulizia e sicurezza. Sotto il suo "regno", la prostituzione è durata cento minuti. "A settembre ho beccato due ragazze bulgare che battevano: "Siamo qui da meno di due ore e già ci arrestate: non torneremo più", mi hanno detto", gonfia il petto. Agli inizi di ottobre, la prima di una raffica di ordinanze "moralizzatrici". "Ho cominciato col divieto di bere alcolici in zone pubbliche: gli extracomunitari compravano casse di birra, poi si sdraiavano sotto i nostri monumenti e facevano casino", spiega. Tempo due settimane, e se l’è presa con i camper: "Ho proibito il campeggio in tutto il territorio comunale, aree private comprese. Da allora, giostrai e rom girano alla larga", gongola. Poi ha seminato telecamere in tutto il centro storico, organizzato ronde di volontari, piantato riflettori in parchi e parchetti pubblici. A metà novembre, l’editto "antisbandati", ispirato da un rilievo statistico ("Due anni fa, ricevevo due richieste di residenza alla settimana: ora viaggiamo alla media di due al giorno e quasi tutte vengono da romeni"), dalle lamentele dei cittadellesi ("Furti e rapine sono aumentati: la gente ha paura di uscire la sera") e da un’ispezione: "In primavera, durante uno dei tanti controlli sugli alloggi che faccio coi vigili, ho scoperto due laboratori cinesi: dentro c’erano 20 clandestirti, piagati da condizioni igieniche pazzesche, piegati da turni di lavoro immani. Mi sono detto: ci vuole un giro di vite sulle residenze", racconta. Nell’ora che ci concede, incassa due dozzine di e-mail di complimenti (tre da extracomunitari, molte dal Sud), quattro fax, una cinquantina di telefonate, la notizia paradossale che un clandestino è stato preso, in avanzata disidratazione, dentro a un furgone dell’acqua Vera. Il bello è che non ha inventato nulla: "Per ottenere la residenza, il candidato deve dimostrarmi di avere un posto di lavoro, un reddito superiore a 5.061 euro, ovvero la pensione minima sociale; una casa in condizioni igieniche decenti; un’assicurazione sulla salute di un anno e la fedina penale pulita. Tutte cose previste dall’Unione europea, da un decreto legislativo de febbraio scorso e da una direttiva del ministero dell’Interno di un lustro fa", elenca. Il procuratore capo di Padova gli ha contestato quattro righe "Quelle in cui istituisco una commissione comunale che valuti la pericolosità sociale di chi richiede l’iscrizione anagrafica Dice che così usurpo funzioni altrui, che le indagini spettano a prefetto e questore. Ma io voglio solo collaborare, istituire un doppio controllo, segnalare a prefettura e questura le persone indesiderabili. Sono sicuro, Calogero archivierà", prevede. Il sospetto è che l’editto Bitonci non sia razzista, ma solo poco utile: l’80 per cento dei reati è commesso da clandestìni, che non chiederanno mai la residenza... "Ma grazie alla mia ordinanza, intensificheremo i controlli. Setacceremo baracche, case disabitate, dimore regolari: e lì staneremo i clandestini. E poi io voglio prevenire i reati, mica curarli", risponde. Il borgomastro ci congeda con una premessa ("Gli immigrati in regola li stimo e li accolgo") e una promessa: "Mi piacerebbe dare agli stranieri che risiedono qui un documento unico, una specie di carta d’identità. Chi non ce l’ha, fuori". I CITTADELLESI Per la vie del centro storico e le strade delle otto frazioni che "completano" Cittadella, l’ordinanza 258 è legge buona e giusta, testo che per qualcuno è sacro, per quasi tutti sacrosanto. Dice Giuseppe Rebellato, 37 anni, titolare di un negozio di dischi: "II sindaco conosce le nostre esigenze: ci riceve in Municipio, gira per il paese, raccoglie suggerimenti e lamentele. E l’ordinanza non è razzista, anzi: tutela noi italiani, ma pure gli stranieri lavoratori, che così non vengono "mischiati" a quelli che delinquono. L’editto ci risparmierà parecchi reati: se si sparge la voce che qui siamo severissimi, i clandestini "teleranno"". Laura ha 24 anni, è impiegata in una casa di cura, fa un ragionamento molto "veneto": "Io non l’ho votato, ma su questa cosa sono d’accordo con Bitonci. Dobbiamo poter vivere sereni, senza il timore che la sera ci scippino quello che ci siamo sudati durante il giorno. E poi la sua cura funziona: prima il centro era pieno di extracomunitari che bevevano, ti fischiavano dietro, lanciavano apprezzarnenti pesanti. Ora cammino tranquilla". "Per me è un provvedimento idiota", discorda la signora Valeria Pinto, 58 anni, da tre a Cittadella. "Non risolve i problemi: chi chiede la residenza vuole integrarsi, mica rubare, E i furti, le rapine, lo spaccio li fanno i clandestini. Detto questo, rispetto alla mia Napoli, qui è un paradiso", continua e conclude. "Io dico che l’ordinanza creerà magagne anche agli stranieri che si danno da fare e sono indispensabili alla comunità", interviene suo figlio Alessandro: "Molti di loro, specie le badanti, lavorano in nero: come faranno a dimostrare che guadagnano più di 5 mila curo all’anno?". "Come uomo non mi è simpatico, ma stavolta l’appoggio", esordisce Angelo Tonietto, 75 anni. "Sono stato emigrante anch’io, ho fatto il falegname in Svizzera: e a Basilea ci sono arrivato con un contratto di lavoro in tasca, altrimenti mi cacciavano subito. C’è poco da far filosofia: o si lavora o si "graffigna"", dice. "Il sindaco ha ragione, però ricordiamoci una cosa: gli extracomunitari sono esseri umani", chiude Paolina Nichele, 76 anni, ferroviera in pensione. GU IMMIGRATt Il ghanese Clifford Quadoo, 21 anni, è a Cittadella da tre, parla un italìano stentato ("Ma sto andando a lezione"), eppure ha già capito che vento (e che Veneto) tira: "Qui non sono razzisti, hanno il culto, giusto, del lavoro. L’ordinanza mi sembra corretta, è per la sicurezza di tutti. Solo una cosa mi sfugge: come fanno quelli che vogliono lavorare, cercano un impiego e non lo trovano?". Difficile essere più integrati dell’albanese Florian Bukli, 33 anni: ha la sua ditta, parla con accento padovano, porta in tasca la tessera della Lega Nord. "L’editto difende le persone oneste, di qualunque razza e colore. La sinistra critica perché quello sa fare: sono norme che esistevano già, solo che nessuno prima di Bitonci ha avuto il coraggio di applicarle", predica. Il cinese Alex Hu, 21 anni, sgobba nell’azienda del padre, che produce abbigliamento: "Prima vivevo a Milano e lì avevo problemi: per i milanesi, se un cinese fa casino tutti i cinesi sono cattivi. Qui ci trattano bene: se entrano solo stranieri in regola, non fiorirà il razzismo", spera. Issa e Malou, operai togolesi, hanno accettato di posare con il sindaco ("Perché è una brava persona"), ma parteciperanno a una manifestazione contro il suo editto: "Anche qui è diventato difficile trovare lavoro. In pratica, l’ordinanza ti dà tre mesi di tempo per sistemarti: troppo pochi", protestano. IMITAZIONI In due settimane, Bitonci ha ispirato tentativi di imitazione ("Assessori di Modena, Milano, Casale Monferrato e di un nugolo di Comuni del Bergamasco proporranno il mio editto ai loro primi cittadini") e fatto nascere quello che qui chiamano "movimento delle ordinanze": 55 sindaci veneti, compresi quelli di Verona, Treviso e due borgomastri di centrosinistra, hanno già adottato (o stanno per adottare) il suo editto. E poi ci sono gli ultrà, quelli che "picchiano" sulla residenza e pure sulla cittadinanza. "Fino a ora, abbiamo fatto i notai: se il ministero dell’Interno stabiliva che c’erano i requisiti, noi dovevamo per forza concedere la cittadinanza. Anche a gente che non sapeva una sillaba di italiano. Adesso ci siamo stufati: se il candidato dimostra di parlare la nostra lingua, condividere i nostri valori e conoscere la nostra Costituzione, tutto fila liscio. Altrimenti blocchiamo l’iter, anche a costo di finire dentro per lomíssione di atti di ufficio"", dicono i sindaci di An Lino Ravazzolo (primo cittadino di Teolo), Luca Claudio (Montegrotto), Mauro Fecchio (Correzzola) e Marcello Mezzasalma (Fontaniva). Alessandro Penna