Gente 13/12/2007, pagg.41-42 Stefano Nazzi, 13 dicembre 2007
Pazzesco: il rom omicida fa il testimonial di moda. Gente 13 dicembre 2007. Ai bordi della strada maledetta, ad Appignano del Tronto, 17 chilometri da Ascoli Piceno, rimangono i fiori e quattro nomi: Eleonora Allevi, 19 anni, Davide Corradetti, 16, Danilo Traini, 16, Alex Luciani, 17
Pazzesco: il rom omicida fa il testimonial di moda. Gente 13 dicembre 2007. Ai bordi della strada maledetta, ad Appignano del Tronto, 17 chilometri da Ascoli Piceno, rimangono i fiori e quattro nomi: Eleonora Allevi, 19 anni, Davide Corradetti, 16, Danilo Traini, 16, Alex Luciani, 17. Sette mesi fa, la sera del 23 aprile, erano seduti sui loro motorini quando un vecchio furgone piombò loro addosso, veloce e implacabile, ammazzandoli. Alla guida c’era un ventiduenne, Marco Ahmetovic, di origine rom. Completamente ubriaco. Nel paese di 2.200 abitanti calarono dolore e rabbia: il campo nomadi da cui proveniva il giovane rom fu bruciato. Al processo, Ahmetovic venne condannato a sei anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo. Li sta scontando a San Benedetto del Tronto, agli arresti domiciliari. Doveva chiudersi nel silenzio questa storia. E nel rispetto. Non è stato così. Alessio Sundas, giovane rampante fiorentino, titolare di un’agenzia di modelle, ha deciso di sfruttare l’immagine di Marco Ahmetovic per una linea di abbigliamento e di profumi. Linearom è il nome della per lo meno discutibile ”griffe”. Ci sono jeans con stampati coltelli, pistole e manette. Occhiali belli grandi perché, come sostiene Sundas, «un rom non ama farsi guardare troppo in faccia». C’è il Rom Parfum, descritto così da Sundas: «I rom non hanno familiarità con l’acqua: hanno bisogno di un profumo forte, più forte dell’odore di sudore». Poi ci sono gli orologi, le cinture. Sono già pronti i prezzi: l’orologio costerà 150 euro, il profumo 30. Tutto verrà commercializzato con la faccia di Ahmetovic come testimonial. «Ma io non lo faccio certo per guadagnare, non prenderò un euro», si accalora Sundas, «i guadagni andranno all’Associazione parenti vittime della strada ». Che però, per ora, non ne sa nulla. E chissà se quei soldi li accetterebbe. Sundas prova a convincere chi lo ascolta che sta conducendo una battaglia: «In Italia è pieno di gente condannata che va in Tv e diventa una star», dice. « il mio modo di denunciare questo sistema». Il manager fiorentino già due anni fa salì brevemente agli onori della cronaca perché accusato da un gruppo di genitori, in diretta televisiva a Mi manda Raitre, di aver promesso ad alcune ragazze uno straordinario avvenire nel mondo della moda. Avvenire che non arrivò mai, no-nostante gli anticipi versati. Sundas non si è inventato nulla in realtà. Già dopo la strage di Erba, del dicembre 2006, i due manager Lele Mora e Fabrizio Corona misero sotto contratto Azuz Marzuk, marito e padre di due delle quattro vittime. Corona piombò anche a Garlasco, tentando di contrattualizzare le gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi, assassinata il 13 agosto. Sono i nuovi manager del dolore. Corrono dove c’è cronaca nera, dove il caso fa ancora accapponare la pelle. Far soldi, per far soldi, per fare ancora soldi. Questo conta. Ma chi glielo permette? Ma come ha fatto Sundas a mettere sotto contratto Marco Ahmetovic? Un contratto che lui assicura di poter sbandierare: « tutto regolare», dice. «Ahmetovic ha firmato: è il testimonial della mia linea d’abbigliamento». Compenso: 8 mila euro. Si parla anche di un libro e di un cd. Clemente Mastella, ministro della Giustizia, ha deciso di avviare un’inchiesta presso la procura di Ascoli. «Ma al di là delle considerazioni sulla moralità dell’operazione», spiega il procuratore capo della Repubblica nel capoluogo marchigiano, Franco Ponticelli, «ricordo che un detenuto può firmare contratti». Tutto regolare, quindi? «A me non risulta che ci sia alcun contratto». A parlare è un altro protagonista di questa triste storia. Si chiama Marco Fabiani. suo l’appartamento dove Ahmetovic sta scontando la pena: «Ho messo a disposizione la mia casa di San Benedetto del Tronto», ci dice, «lo faccio per generosità. Già in passato ho collaborato con la Procura di Ascoli». stato lui a filmare un video in cui Ahmetovic chiede perdono a genitori dei ragazzi uccisi. stato sempre Fabiani a contattare Sundas. Come mai? «Cercavo qualcuno che pubblicasse il libro di Marco Ahmetovic Anch’io sono un essere umano». Sì, ma perché proprio Sundas? «Ho trovato il suo nome in Internet». In Internet, però, Sundas non risulta certo come editore. «Comunque, ci siamo messi d’accordo in via preliminare per la pubblicazione del libro», sbotta Fabiani, «ma non si è parlato di jeans e profumi. Quindi ognuno stia al suo posto». Quale sia il posto di Fabiani non è chiaro. E quello di Sundas? Il manager del dolore non si vuole fermare. Racconta di aver scritto agli avvocati di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox, i fidanzatini messi sotto accusa per il delito di Meredith Kercher. E anche a quelli di Alberto Stasi, sospettato per l’omicidio di Chiara Poggi, a Garlasco. Sundas vuole far diventare tutti star. Dice Luigi Corradetti, papà di Davide, morto su quella strada sette mesi fa. «Non si riesce ad accettare il comportamento di quest’uomo che specula sul sangue di quattro ragazzini morti. Ed è ora che Ahmetovic torni in carcere». L’epilogo forse ci sarà entro dicembre. La Corte di Cassazione dovrà decidere se lasciare Ahmetovic ai ”domiciliari” o farlo tornare in prigione. Poi resterà il dolore dei genitori di quattro ragazzi. Che gli altri, quelli che non conoscono scrupoli, escano di scena. Stefano Nazzi