Massimiliano Parente, Libero 5/12/2007, 5 dicembre 2007
Intervista doppia di Massimiliano Parente. Se il concetto di "critica militante" era uscito definitivamente dalla finestra, è rientrato da La Porta, che con Giuseppe Leonelli ha scritto un "Dizionario della critica militante" (Bompiani) e chi s’è visto s’è visto
Intervista doppia di Massimiliano Parente. Se il concetto di "critica militante" era uscito definitivamente dalla finestra, è rientrato da La Porta, che con Giuseppe Leonelli ha scritto un "Dizionario della critica militante" (Bompiani) e chi s’è visto s’è visto. Ci sono dentro pure io, che non sono né un critico né un militante ma uno scrittore, e per come mi definisce Filippo La Porta mi ha fatto risparmiare venti anni di psicanalisi. Perché con Filippo ogni tanto prendo dei caffè in Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, lo maltratto sempre e lui è sempre mio amico, con me è un punching ball e quindi cosa volete che vi dica: compratelo, male non fa e ci sono un sacco di nomi e cognomi. Detto questo, ho pensato di prendere i due miei critici preferiti, i due più fichi perché i più seri, così seri che non hanno bisogno di non lasciarsi tirare per i capelli da me, di tanto in tanto, per gioco, rallegrandosene o lamentandosene. A marzo li piazzai su un ring di una palestra di pugilato, stavolta li chiamo e gli propongo per Libero un’intervista stile "Le iene" (trasmissione che nessuno dei due conosceva, ci ho messo venti minuti per spiegargliela), un’intervista doppia alla mia amata Carla e al simpatico Alfy (ebbene sì, lo posso chiamare Alfy, non protesta, ma mi ha proibito di definirlo "arzillo" perché è troppo da vecchi, e ripensandoci ha aggiunto: «Merda! Arzillo sarà Pedullà!»). E dunque riapriamo La Porta senza indugi. Esiste una "casta" dei critici? Benedetti: «Se c’è, è maschile e miserrima rispetto alle grossissime caste mafiose, massoniche, militari, finanziarie, petrolifere... E ha paura di scomparire, come la casta dei politici». Berardinelli: «Ci sono le caste degli accademici e dei giornalisti. Quest’anno forse nascerà quella dei critici. Pubblicano tutti un libro. Litigheranno o faranno un partito?» La mia impressione è che quella che chiamiamo "critica" sia in realtà giornalismo culturale, tra l’altro neppure dei migliori. Sei d’accordo? Benedetti: «...e che quello che chiamiamo "giornalismo culturale" sia in realtà un’altra cosa ancora che non nominiamo». Berardinelli: «Al 90% è giornalismo anticulturale. Prevalgono l’imprecisione e il fraintendimento (anche voluti)». Secondo Berardinelli «oggi la letteratura vorrebbe essere comunicazione di cose già comunicate». Dal "mare dell’oggetti vità" siamo finiti al "mare delle banalità"? Benedetti: «La "letteratura" è un’astrazione. Noi incontriamo solo singoli libri, singoli scrittori, molti dei quali nuotano controcorrente. Perciò per me quella frase non ha senso». Berardinelli: « quello che sta avvenendo. Tutti scrivono e l’editoria vuole best-seller. La "democrazia culturale" è inarrestabile». Pasolini contro Calvino. Chi ha vinto? Benedetti: «Pasolini! Ma che domande mi fai?» Berardinelli: «Non combattono sullo stesso terreno, hanno lettori diversi. Ognuno di loro ha i lettori e i critici che gli somigliano (in peggio)». Un pregio di Carla Benedetti? Benedetti: «Non mi sogno nemmeno di rispondere». Berardinelli: «La schiettezza, la caparbietà, l’autonomia critica, la limpidezza della scrittura. Trovo la sua spavalda onestà affascinante come il suo aspetto fisico». Un difetto di Carla Benedetti? Benedetti: «Idem». Berardinelli: «Non mi capisce! O fa finta di non capire ciò che disturba il suo "sistema"». Un pregio di Alfonso "Alfy" Berardinelli? Benedetti: «Non rispondo». Berardinelli: «Sono troppo chiaro e troppo veloce. Estremizzo per cercare l’obiettività. Scrivo chiaro ma non faccio capire che cosa voglio. Asociale e un po’ mondano ecc». Un difetto di Alfonso "Alfy" Berardinelli? Benedetti: «Idem». Berardinelli: «Lo stesso di quanto ho detto sopra come pregio». Non vedi una tendenza dei critici a sostituirsi agli scrittori? Un giorno un noto critico, prima che scrivesse un dizionario e di fronte a un caffè, mi ha detto che Proust e Debenedetti sono sullo stesso piano, cosa ne pensi? Benedetti: «Vedo più che altro disprezzo e fastidio nei mediocri (critici o scrittori che siano) per tutto ciò che è profondo e grande. Quanto a Proust e Debenedetti a cosa serve metterli sullo stesso piano visto che hanno scritto cose tanto diverse?» Berardinelli: «Un critico è uno scrittore a condizione che sappia parlare di altri scrittori (quelli su cui interessa scrivere). Ogni genere letterario ha la sua particolare materia e creatività. Proust è con Kafka il più grande narratore (e critico!) del Novecento». La parolaccia che dici di più quando ti arrabbi? Benedetti: «Ma davvero ti interessa saperlo?» Berardinelli: «Merda!» Lo scrittore vivente più interessante? Benedetti: « ovvio, Antonio Moresco». Berardinelli: «In negativo, Eco e Severino: quando penso a loro mi vengono subito un sacco di idee, sono gli imbecilli più colti e intelligenti che conosco. In positivo, Piergiorgio Bellocchio: lo scrittore più disperatamente satirico che abbiamo e perciò non solo satirico». Lo scrittore vivente meno interessante? Benedetti: « ovvio, Antonio Moresco». Berardinelli: «Il meno interessante l’ho dimenticato». Lo scrittore o scrittrice con cui passeresti una notte d’amore? Benedetti: «Uffa!» Berardinelli: «Già fatto e non posso dire chi è. Ma fare l’amore con le scrittrici non mi piace. Trovo irresistibili le donne che non scrivono». Perché in Italia non esistono più gerarchie artistiche in letteratura? Benedetti: «Non è vero, per molti esistono». Berardinelli: «Per indifferenza. Per quieto vivere. Perché ci si fa odiare. Gli scrittori contemporanei sono una famiglia. Solo un intruso può giudicarli». Hai qualche particolare tipo di feticismo sessuale? Benedetti: «Sì, non rispondere». Berardinelli: «Se lei mi piace, mi piacciono tutte le parti del corpo, proprio tutte. Sono mostruosamente equanime». Ti piace il tuo aspetto? Cosa ti rifaresti? Benedetti: «Non rispondo». Berardinelli: «Ora no. A quaranta o cinquant’anni non ero male. Me ne accorgo adesso». Un critico è critico anche a letto? Benedetti: «Non ho elementi per rispondere». Berardinelli: «Io sì. Ma il giudizio l’ho esercitato prima. A quel punto restano ammirazione e desiderio di sapere». Un altro giorno ci fu un critico che battezzò Antonio D’Orrico "Dorrido". Sei d’accordo? Benedetti: «Perché parlare tanto di lui?» Berardinelli: «D’Orrico è un pubblicitario. Ma quando dice che il libretto di Asor Rosa sugli animali è come "Animal Farm" di Orwell, allora diventa orrido». Credi che Antonio D’Orrico potrebbe essere un software? Benedetti: «Nessun vivente può essere solo un software, nemmeno D’Orrico». Berardinelli: «Non lo so». In cosa ti ritieni davvero imbattibile? Benedetti: «Nel non rispondere». Berardinelli: «Forse nella satira culturale. Ma perché in Italia si pratica poco. Non si coglie il ridicolo culturale: vedi Cacciari». L’ultima canna fumata? Benedetti: «Non ricordo, forse un anno fa». Berardinelli: «Mai fumato canne». Puoi recitare un orgasmo? Benedetti: «Che domande facili!» Berardinelli: « assurdo, ci vorrebbe un video. E poi non vorrei mai leggere un orgasmo di Carla prima di averlo constatato di persona». Nel suo dizionario Filippo La Porta descrive Massimiliano Parente come un pazzo misantropo sadomaso. Cosa pensi di Massimiliano Parente? Benedetti: «Non lo vengo certo a dire a te». Berardinelli: «Penso che se ti fai intervistare da Parente lui farà il possibile per comprometterti. Come scrittore compromette anche se stesso. Non sopporta la purezza».