Roberto Bianchin, la Repubblica 6/12/2007, 6 dicembre 2007
DAL NOSTRO INVIATO
BOLZANO - Se lo ricordano bene il dottor Salvatore. Autorevole, impettito, la cartella dei documenti sottobraccio. Era uno specialista del «Codice 37», che consentiva ai dipendenti comunali di uscire dall´ufficio per ragioni di servizio. Lui difatti andava in tribunale, dove aveva da fare, perché era il capo dell´ufficio legale del Comune, solo che appena entrato usciva da una porta di servizio e andava al bar dove rimaneva per due, tre ore. Fu arrestato per falso e truffa. Cinque anni dopo lo scandalo che travolse Salvatore Giambò, il Comune di Bolzano torna sul banco degli imputati per assenteismo. Ad accusarlo, il presidente di Confindustria Montezemolo, che l´ha messo in cima alla lista degli enti locali più pelandroni, con 74 giorni di assenza all´anno (38,9 esclusi ferie e permessi), pari al 29% delle giornate lavorative.
«Una balla colossale», s´inalbera Luigi Spagnolli, del Pd, sindaco «di un ente pubblico che funziona». «L´avevano tirata fuori già in primavera - spiega - ma non è assolutamente vero che qui ci siano più assenteisti che altrove. Si tratta di una ricerca basata su fondamenti errati, dal momento che comprende anche le persone che non vengono al lavoro per motivi legittimi previsti dal contratto, come le aspettative per malattia, studio, gravidanza. Diritti che non solo non posso negare ma che sono orgoglioso di concedere. Basta pensare che su mille dipendenti molte sono donne e sono a casa in maternità». «Montezemolo e soci accettano sempre a malincuore il rispetto dei diritti dei lavoratori», rincara la dose l´assessore al personale Luigi Gallo, del Prc. Anche l´opposizione, per una volta, concorda. «Questa dell´assenteismo è una leggenda metropolitana, difendo senz´altro i dipendenti pubblici», dice il responsabile provinciale di An, Alessandro Urzì.
Leggende a parte, la città di Bolzano, che pure gode fama di una solida efficienza, ha dovuto più volte fare i conti con il problema dei «fannulloni». Quest´anno la Provincia ha licenziato per assenteismo cinque dipendenti (tre impiegati, un tecnico informatico e un bidello), e il responsabile del personale ha detto di averne «salvato» un centinaio che rischiavano di subire la stessa sorte, operando dei trasferimenti all´interno dell´organico. Il presidente Luis Durnwalder ha promesso mano dura. Ma non solo. Nel 2000 erano stati arrestati, sempre per assenteismo, otto dipendenti della sezione bolzanina della Corte dei Conti, che invece di essere al lavoro sedevano allegramente al tavolo di un noto ristorante di Mira, in provincia di Venezia, specializzato in piatti di pesce. «Il problema è che viviamo come in un grande ministero e che ne abbiamo assorbito tutti i vizi -dice Micaela Biancofiore, deputato di Forza Italia- basta pensare che ci sono 44mila dipendenti pubblici su 420mila abitanti, che la più grande impresa è un ente pubblico, la Provincia, e che l´unica economia che conta è quella statalista». Con l´aggiunta di un pizzico di malizia etnica: dato che il Comune ha dipendenti quasi tutti italiani, i sudtirolesi si divertono, racconta il direttore del «Tageszeitung», Arnold Tribus, a prendere in giro quei «pelandronen» di italiani.