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 2007  dicembre 06 Giovedì calendario

ANTONIO DE LORENZO

QUALIANO (Napoli)
L’operazione i carabinieri l’hanno battezzata «Ei fu», tanto per restare in tema. Tre gli arresti nell’inchiesta sulla gestione del cimitero del comune di Qualiano nel Napoletano: il custode Saverio D’Alterio, l’interratore Giuseppe Perfetto e Benedetto Biancaccio, il titolare di una ditta che aveva in appalto l’illuminazione della struttura. Un camposanto degli «orrori» dove i militari dell’Arma hanno rinvenuto salme in attesa di inumazione, cadaveri lasciati a decomporre nelle bare aperte nelle stanze del cimitero, lapidi e ornamenti funerari rubati e rivenduti, esumazioni non autorizzate. Oltre al vilipendio di cadavere e al furto, il custode e il suo becchino sono accusati anche di smaltimento illecito dei rifiuti cimiteriali: i due accumulavano all’aperto bare capovolte e l’acqua che colava sui resti dei cadaveri scivolava poi nei tombini di raccolta delle «acque bianche» del Comune. Un modo per ripulire gratis le bare dai liquidi residui dell’estumulazione accantonandole capovolte in prossimità dei tombini che convogliano le acque piovane. Ma non è finita: salme profanate e abbandonate per liberare loculi a favore di altri, lapidi di defunti dimenticati rivendute per un prezzo che oscillava dai 600 ai 1000 euro, frode ai danni del Comune, smaltimento illecito dei rifiuti. Nell’indagine sono indagati anche due dipendenti del Comune di Qualiano, un addetto all’igiene e alla sanità e un geometra dell’ufficio tecnico: sarebbero responsabili dei mancati controlli da parte del Comune. Diverse dunque le fonti di guadagno per gli arrestati. Benedetto Biancaccio, non avrebbe versato al Comune le percentuali di incasso sul servizio appaltato di illuminazione (una somma che ammonterebbe a circa 40mila euro) né avrebbe eseguito i lavori di ammodernamento e messa a norma dell’impianto elettrico.
«Un vero lucro del defunto ignoto», definisce l’affare il procuratore aggiunto Aldo De Chiara che si è interrogato sulla necessità di istituire un garante del defunto. «A Napoli e in provincia, la ”caccia al morto” da seppellire comincia ancor prima che i familiari del deceduto si siano resi conto della tragedia che li ha colpiti. Questa volta il business non è stato basato sui funerali, ma su quello che succede dopo».

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